OMELIA TUTTI I SANTI: PORTATORI DI SANITA’, TESTIMONI DI VERA PIETA’

Giubileo dei Portatori di statue
Basilica-Santuario di Canneto, 1 novembre 2016

“Concedi al tuo popolo, per la comune intercessione di tanti nostri fratelli, l’abbondanza della tua misericordia”. La celebrazione giubilare pone oggi al centro della preghiera e della fede della Chiesa il  mistero della “comunione dei santi”, esercizio ed esperienza di misericordia, potente scambio di beni spirituali. In particolare per noi, pellegrini incamminati verso la “Gerusalemme del cielo”, è sostegno alla nostra fragile condizione umana.  Ogni battezzato, nel cammino di perfezione secondo il Vangelo, sa di poter ricevere una speciale “assistenza” spirituale, assicurata da coloro che con il loro esempio e la loro “fraterna intercessione” incoraggiano la fatica del viandante. E questi sono, insieme con gli Angeli, la Beata Vergine Maria e tutti i Santi: primo tra tutti, il santo o la santa di cui portiamo il nome, memoria permanente di una personale devozione e speranza di una speciale protezione.

 

La misericordia della fraternità                                                                                                                     La solennità di Tutti i santi è la festa della misericordia nel segno dell’intercessione. Gesù è il grande intercessore che, grazie al sacrificio della sua vita, compie l’atto di salvezza più grande perché “può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore” (cf. Eb 7,25; Rom 8,34).   La Chiesa dei Santi è unita a Cristo, Sommo Sacerdote, nella sua eterna intercessione per la salvezza del mondo. “La Chiesa cattolica incoraggia i fedeli a praticare forme popolari di pietà. Quindi, insegnate sempre al vostro popolo il valore dell’intercessione dei santi, che sono i grandi amici di Gesù e, in particolare, l’intercessione speciale di Maria, sua Madre, che è sempre attenta alle nostre necessità ” (Benedetto XVI, 2006).

L’intercessione, quale esercizio della “comunione dei santi”, esprime sia una fraternità verticale sia una fraternità orizzontale. Presuppone che la persona che la compie sia accetta al Signore, sia in un certo qual modo suo amico, come è detto di Abramo, a cui Dio non volle nascondere nulla di quanto stava per fare (cf. Gen 18,17). L’intercessore è qualcuno che ha saputo vivere secondo il progetto di Dio, mentre spera fermamente che esso si verifichi anche negli altri. È una persona che ha cura realmente dei suoi fratelli e delle sue sorelle, e desidera che essi vivano secondo la volontà di Dio. I Santi non cessano di intercedere per noi presso il Padre, offrendo i meriti acquistati in terra con la sequela di Gesù Cristo, unico mediatore tra Dio e gli uomini (fraternità verticale). La nostra debolezza quindi è molto aiutata dalla loro fraterna sollecitudine (cfr. Lumen gentium, 49). Nella vita reale di tutti i giorni, spesso a nostra insaputa, siamo “portati” dalla santità di coloro che dal Cielo ci vogliono bene: pensiamo ai tanti eventi favorevoli che accadono “per caso”,  e a nostro dire “inspiegabili” (fraternità orizzontale). In verità sono benefici che provengono da chi intercede presso Dio per noi, anche grazie a chi si prende cura di noi e prega per noi: “Intercedere, chiedere in favore di un altro è la prerogativa di un cuore in sintonia con la misericordia di Dio” (CCC 2635).

 

La preghiera e la carità della Chiesa                                                                                       Anche la Chiesa pellegrinante nel tempo, mentre gode dell’intercessione dei Santi, esprime la sua azione a favore dei suoi stessi figli che “ci hanno preceduto con il segno della fede e dormono il sonno della pace (Canone romano). La Chiesa dimostra la sua premura materna verso le sorelle e i fratelli defunti: offre la sua opera di misericordia con le azioni di preghiera, in particolare la celebrazione del culto eucaristico,  e le opere di carità. E’ da aggiungere anche la grazia spirituale straordinaria dell’indulgenza plenaria che stiamo celebrando in questo anno giubilare della misericordia, che ormai volge a conclusione. Pertanto, far celebrare la santa Messa in suffragio dei defunti, come anche offrire segni concreti di elemosina, oltre che espressione di sincera gratitudine verso i propri cari, li aiuta nella purificazione della loro anima per poter partecipare pienamente della luce e della pace di Dio. Scrive s. Cirillo di Gerusalemme: “Presentando a Dio Padre le preghiera per i defunti…presentiamo a Lui il Cristo immolato per i nostri peccati cercando di rendere clemente per loro e per noi Dio padre, amico degli uomini” (Catechesi mistagogiche 5,10). La nostra preghiera per loro può non solo aiutarli, ma anche rendere efficace la loro intercessione in nostro favore.

 

Portatori di autentica pietà   

Carissimi “Portatori”, grazie per la partecipazione a questa celebrazione giubilare a voi in modo speciale dedicata. Non è facile né scontato il vostro compito: grazie per la disponibilità nel favorire e promuovere il culto e la spiritualità popolare nello svolgimento del pio esercizio delle processioni. Mentre poggiamo sulle nostre spalle la statua della Beata Vergine Maria, o di un santo, di una santa, non possiamo dimenticare che sono loro a “portare” sulle vie del Vangelo noi con l’assistenza spirituale dal Cielo. Le molte statue che voi portate in processione sono richiamo di coloro che per noi sono modelli di fede. Ci offrono una esemplarità di vita cristiana che merita di essere non solo portata a spalla, ma di restare impressa nel cuore e nella vita di ciascuno. Siete dei privilegiati! Anche nella fatica fisica di una processione si rivela quanto grande è lo sforzo di imitare e di seguire il loro esempio. La devozione nel portare la statua di un santo è vera nella misura in cui si fa imitazione. I Portatori, per coerenza con il gesto che compiono, devono essere i primi devoti nella mente e nel cuore, esemplari nella pratica sacramentale, nella vita cristiana quotidiana, nella famiglia, nella parrocchia, nel paese. Il vostro compito solo in parte è di natura fisica; è straordinario, invece, il significato spirituale del vostro gesto, perché grazie al segno dell’effigie che portate in processione, vi fate carico del modello di santità che esponete alla comune venerazione del popolo di Dio.

Che dire del vostro orgoglio nel fare a gara per diventare portatori di una statua? La gara più bella è dimostrare una sempre maggiore dignità morale e spirituale, proporsi in modo degno e idoneo, con umiltà, coerenza, senza presunzione. Scrivono i Vescovi della Campania: “È frequentemente aperta alla penetrazione di molte deformazioni della religione, anzi, di superstizioni. Resta spesso a livello di manifestazioni culturali senza impegnare una autentica adesione della fede. Può anche portare alla formazione di sette e mettere in pericolo la vera Comunità ecclesiale. Ma se ben orientata, soprattutto mediante una pedagogia di evangelizzazione, è ricca di valori” (Evangelizzare la pietà popolare. Norme per le Feste Religiose, 2013).

Portatori degni e idonei  sono quanti vivono un vero cammino di fede, e aiutano le comunità cristiane a comprendere il vero senso di una pietà popolare illuminata dal vangelo di Cristo quale regola di vita nuova, così come è stato per i Santi.

Gerardo Antonazzo

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