Omelia per l’Oasi mariana Betania

Stemma Finis Terrae Mons. Gerardo Antonazzo

L’Infinito si lascia circoscrivere*

Omelia per l’Oasi mariana Betania

Picinisco, 25 marzo 2017

Carissimi, siamo sollecitati a riconsiderare e valorizzare questo evento straordinario che la Chiesa celebra nella festa della Annunciazione del Signore. Dio annuncia – attraverso la missione dell’angelo – qualcosa di importante, nel suo agire verso l’uomo. Direi che in questo evento dell’Annunciazione approda tutto l’agire di Dio iniziato nell’Antico Testamento; direi ancora di più: approda l’agire di Dio con le prime parole riportate nel racconto della Genesi: “In principio Dio creò il cielo e la terra”  (Gn 1,1). Quello fu il principio: In principio…la Parola. Quel principio, quando diventa compimento? Oggi. Ciò che è iniziato in quell’attimo della creazione, nella notte dei tempi, miliardi e miliardi di anni fa oggi si compie; quel dire di Dio, il Verbum, la sua Parola, qui oggi, nel grembo di Maria, si fa carne. Quella Parola detta “in principio”, oggi diventa Parola annunciata ed incarnata: Et Verbum caro factum est. Una delle ragioni, immagino, per cui Dio ha voluto impiegare tanto tempo da quel principio del suo dire all’oggi in cui la sua Parola si fa carne è la sua pedagogia: nel suo graduale agire, cioè, fa crescere progressivamente la coscienza dell’uomo, come di un bambino a cui ogni forma di nutrimento comporta questa cura graduale, per una crescita progressiva. Dio ha voluto rispettare i tempi della crescita dell’umanità. Tanto è vero che san Paolo, quando parla dell’incarnazione, non riferendosi in modo esplicito a questo evento dell’Annunciazione, parla di “pienezza” del tempo, cioè il tempo propizio, il kairos, tempo di grazia, il tempo giusto, il momento giusto.

Che cosa compie per noi Dio in questo evento dell’Annunciazione del Signore? Nell’annuncio a Maria Dio si rivela in modo inedito e impensabile per l’uomo. Ciò che accade nell’ evento dell’Annunciazione, mai nessuno, nemmeno all’interno del popolo di Israele – e lasciatemi dire: nemmeno la stessa Vergine Maria – avrebbe mai potuto immaginare. Ce lo conferma anche lo stile letterario in cui l’evangelista lo presenta: è una forma di irruzione improvvisa di un Dio che rivela di sé qualcosa di imponderabile. Assumendo la condizione umana nella carne degli uomini attraverso il grembo della Madonna, della donna di Nazareth, Dio non cambia la sua natura divina, ma modifica le condizioni della sua esistenza. Questo è un passaggio un po’ complicato, ma importante per entrare nel mistero di questo evento: Dio non cambia la sua natura divina facendosi uomo, ma certo modifica le condizioni in cui tale natura divina, assumendo anche la natura umana, agisce e opera: “Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini” (Fil 2,5-7). Ecco qui: il Verbo di Dio rimane della natura divina, ma nel momento in cui diventa uomo, Cristo agisce secondo la natura umana, quindi nelle condizioni reali degli uomini, eccetto il peccato.

E qui richiamo quello che noi sacerdoti oggi abbiamo meditato con la sublime seconda lettura tratta da un testo molto importante di san Leone Magno, il quale descrive le condizioni in cui il Verbo oggi opera in mezzo a noi?  “Dalla Maestà divina fu assunta l’umiltà della nostra natura, dalla forza la debolezza, da colui che è eterno, la nostra mortalità [ ] la natura impassibile fu unita alla nostra natura passibile [ ] In lui c’è tutto della sua divinità e tutto della nostra umanità [ ] Entra in una condizione nuova, nasce in un modo nuovo.

*Testo trascritto da registrazione

Entra in una condizione nuova: infatti invisibile in se stesso si rende visibile nella nostra natura; infinito, si lascia circoscrivere; esistente prima di tutti i tempi, comincia a vivere nel tempo” (Lett.28 a Flaviano, 3-4).

 

Una cosa proprio bella è meditare su questo fatto, sostare su questo grande mistero: l’infinito si lascia circoscrivere, cioè rinchiudere, diciamo anche che si lascia ridurre. Il pensiero di De Lubac incrocia strettamente la riflessione di s. Leone Magno. Secondo De Lubac nell’annunciazione del Signore a Nazareth il Verbo di Dio si “abbrevia” secondo un duplice significato. Primo. Gesù è il Verbum abbreviatum (cfr Rm 9,28, riferito a Is 10,23), perché nel Verbo fatto carne nel seno della Vergine si abbreviano tutte le parole della rivelazione precedente. Lui è Parola breve, abbreviata e sostanziale del Padre, perché Dio ci ha detto tutto di Lui. Secondo. Il Verbo si “abbrevia” perché nell’evento straordinario della sua incarnazione si lascia circoscrivere (come afferma S. Leone Magno), si lascia “abbreviare” appunto, perchè assume i “limiti” della natura umana, tranne il peccato.

Henri De Lubac lo spiega con queste parole: “Il Verbo di Dio, immenso e incomprensibile, si fa Verbo abbreviato, Verbo «concentrato», [ ] Colui che è in sé stesso immenso e incomprensibile, Colui che è infinito nel seno del Padre si racchiude nel seno della Vergine”[ ]. Sì, Verbo abbreviato, «abbreviatissimo», «brevissimum», ma sostanziale per eccellenza. Verbo abbreviato, ma più grande di ciò che abbrevia. Unità di pienezza. Concentrazione di luce. (Esegesi medievale. I quattro sensi della Scrittura, vol. III, Milano 1996). Lui è Verbo concentrato nel seno della Vergine. Nell’Annunciazione l’infinito si abbrevia, si lascia circoscrivere nel seno della Vergine Maria, e questa commovente considerazione ci aiuta davvero ad entrare in profondità nella gioia di questo evento dell’Annunciazione.  Da vero uomo viveva una condizione di essere un Dio circoscritto, cioè “limitato”: Dio si lascia limitare, appunto circoscrivere.

Il racconto dell’Annunciazione comincia subito a descrivere in che termini questo Verbo di Dio si lascia circoscrivere, quando san Luca è preciso nell’indicare il tempo e lo spazio: “L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, ad una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria…”: sono elementi anagrafici e geografici, Dio entra in questa anagrafe umana e occupa tempo e spazio: l’infinito si lascia circoscrivere in uno spazio preciso, Nazareth, un villaggio sperduto; in una casa precisa, un domicilio definito, una persona ben identificata, con il proprio nome. Spazio e tempo circoscrivono e possono accogliere e  contenere il mistero dell’Infinito. Ancora: Dio, verità assoluta, si lascia circoscrivere dal dubbio di una donna. Il dubbio. Lui è la verità: si sottopone al dubbio di Maria: ”Come è possibile?”. La verità assoluta accetta di sottoporsi al dubbio, lui che è la verità assoluta, accetta di ricevere delle domande.

Ancora: Dio che è stabilità assoluta, fedeltà assoluta, si lascia “condizionare” dalla risposta insicura e per nulla scontata di questa donna di Nazareth. Non è scontato che Maria dicesse a Dio: “Eccomi!”. Poteva dire: “Non ce la faccio! Non me la sento… questo dubbio io non l’ho risolto, ci devo pensare meglio!”. Quindi Dio, che è fedeltà stabile, si lascia…, si sottopone all’incertezza della risposta. Maria dirà: “Eccomi!”, ma noi lo sappiamo dopo, non prima che lei abbia potuto dire il suo sì. E ancora. Dio quiete, pace assoluta, si lascia ancora circoscrivere dallo sgomento di san Giuseppe: in parallelo all’Annunciazione dell’angelo  a Maria, s. Matteo riporta l’annunciazione dello stesso angelo a Giuseppe, il quale è sconvolto; dice: che cosa sta succedendo nella mia vita? che cosa mi ha combinato questa promessa sposa? È incinta, ma io non ne so niente… La quiete di Dio si lascia assediare dallo sgomento di Giuseppe, che dovrà comprendere anche lui, piano piano, gradualmente, e scoprire che di mezzo non c’è il tradimento di Maria ma la fedeltà di Dio e il suo amore verso questa donna, di cui Giuseppe è chiamato a prendersi cura.

Carissimi, oggi Dio si lascia circoscrivere anche dalle vostre promesse, da questo camminare insieme e in crescita: Dio è qu’, come nella casa di Nazareth, ad attendere il vostro sì, l’eccomi, il vostro “prometto”: anche oggi, ancora una volta, Dio si lascia circoscrivere dalla nostra  libertà. Dio può, se tu lo vuoi.  Noi abbiamo imparato dal catechismo che Dio può tutto, vero? È vero! Ma Dio abbandona l’idea di essere colui che può tutto per circoscrivere la sua onnipotenza nei confini della mia libertà! Dio può tutto, se io lo voglio – pensate quanto ci fa tremare questo fatto, lui può tutto, se io lo voglio, come Maria: se io dico di no, la sua grazia non può manifestarsi.  Lui ha deciso di potere tutto ciò che l’uomo accetta e accoglie. Questo è  dialogo dinamico, il paradosso cristiano nella relazione tra Dio e l’uomo.

Ecco come Dio si lascia circoscrivere anche nel vostro cammino, rispettando tempi, stagioni della vita, ritmi, sensibilità, progressi, regressi… Dio segue questo vostro ritmo, si lascia circoscrivere da questi vostri tempi e stagioni. Dio prende tempo, vivendo il nostro tempo; Dio abita gli spazi vitali della nostra vita, della nostra maturazione spirituale.

Dio partecipa alle tappe e ai tempi di ciascuno di voi, con quelle promesse che vi fanno andare oltre, vi fanno andare avanti e aderire a questa esperienza ecclesiale dell’Oasi mariana Betania.

E allora vogliamo dire con Maria la nostra meraviglia: da lì a poco Maria  canterà la sua gratitudine al Signore – il Magnificat – e dirà: “Grandi cose ha fatto in me, creatura, l’Onnipotente”. Maria comincia a diventare consapevole che questa strana storia è davvero una storia straordinaria, una stranezza che comincia a diventare sempre più chiara come compimento straordinario dell’ In principio…Così, anche nella nostra vita, non dimentichiamolo mai, Dio si  lascia circoscrivere e “abbreviare” nel ritmo dei tuoi passi, non ti supera, non ti sostituisce. E allora in piena sintonia con la vergine di Nazareth vogliamo lodare e ringraziare il Signore, l’Onnipotente umile.

 

 

+ Gerardo Antonazzo

 

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