Omelia per la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni

Stemma Finis Terrae Mons. Gerardo Antonazzo

Alzati ,va’…e non temere

 

Omelia per la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni

Pontecorvo, 7 maggio 2017

Carissimi amici,

grazie per questa iniziativa della prima “Festa dei ministranti”. E’ bello condividere con voi questo clima di festa, di allegria, di gioia. Sono proprio contento di esserci. Anzi, di partecipare a tutto campo con un coinvolgimento non solo fisico, ma anche affettivo e spirituale. State animando questa meravigliosa “domenica del Buon pastore”, dedicata da ben 54 anni ad una particolare preghiera per le vocazioni. Se la vita di ciascuno porta con sé il germe di una specifica vocazione, ciò significa che ognuno di noi deve misurarsi con la domanda che abbiamo ascoltato nella liturgia della Parola con il racconto della prima lettura. Nel giorno della Pentecoste, l’apostolo Pietro, vinta ogni paura e spalancando le porte del Cenacolo “dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei” (Gv 20,19), in pubblica piazza annuncia apertamente “che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso” (Atti 2,36). A queste parole, i presenti “si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: Che cosa dobbiamo fare, fratelli?” (Atti 2, 37). Vengono qui delineati due aspetti: la trafittura del cuore e la domanda su che cosa fare.

 

Il cuore ferito

Le persone che ascoltano dalla voce di Pietro l’annuncio della morte e risurrezione di Gesù si sentono trafiggere il cuore. Le parole di Pietro spiegano la grandezza dell’amore di Cristo per ciascuno di noi. Alla nostra cattiveria (rappresentati dal tradimento di Giuda e dal rinnegamento dello stesso Pietro) Lui ha risposto. e continua a farlo, con l’amore del dolore e della Croce, semplicemente perché non rinuncia mai a volerci bene. La predicazione di Pietro dimostra che Lui è sempre presente nella nostra esistenza, perché  risorto, e ci affianca con dolcezza facendo “ardere” il cuore nel petto, come per i due discepoli incamminati verso il villaggio di Emmaus (cfr. Lc 24). Il rito pasquale del Cenacolo parla di corpo spezzato per noi e di sangue versato per i nostri peccati; la sua morte in Croce parla di tenerezza e di perdono. Per questo immenso amore  “Cristo patì per voi; … insultato, non rispondeva con insulti, maltrattato, non minacciava vendetta… Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti” (cfr. 1Pt 2). Dinanzi alla certezza di un amore così grande, come non sentirsi feriti nel cuore? Come restare indifferenti dinanzi a questa sublime rivelazione della compassione di Cristo?

In ascolto

“All’udire queste cose…”. La folla dimostra di saper ascoltare, e per questo sa anche reagire.

Cari Ministranti, dimostrate anche voi di saper ascoltare, perché, siatene certi, l’ascolto puro e umile di Dio sempre trafigge il nostro cuore. Se sappiamo ascoltare la parola di Dio senza opporre riserve e paure, condizionamenti e compromessi, senza pregiudizi, e impedimenti, senza porre condizioni o scusanti, allora ci mettiamo nudi e liberi davanti a Lui. Se non opponiamo scudi di difesa e lasciamo parlare Dio, saremo forti della calda verità che Lui ci rivela nel cuore donandoci una piacevole pace interiore.

Sorge la domanda: Dio come, e quando parla? Quali sono i luoghi e i momenti dell’ascolto? Il Signore si rivolge sempre a noi attraverso la sua Parola viva, che la Chiesa proclama durante la liturgia, al cui servizio voi siete chiamati per speciale privilegio. Dio parla anche attraverso la parola di coloro che predicano Gesù; il Signore parla attraverso le persone che conosci e, spesso, anche grazie alle persone che non conosci ma che ti conoscono, perché ti vedono servire all’altare, parla negli eventi che accadono, nei fatti della tua storia concreta e quotidiana, le tue vicende familiari, le tue buone letture, parla attraverso i bisogni delle persone che invocano un aiuto, parla lungo il pellegrinaggio verso luoghi sacri, durante una visita a luoghi di dolore e di fragilità quali un ospedale, una casa di cura, una dimora per l’accoglienza di persone anziane… Si ascolta il Signore soprattutto nella preghiera personale, custodita dal tuo silenzio interiore e dal raccoglimento esteriore. Si ascolta il Signore attraverso la voce inconfondibile della tua coscienza, “il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità propria” (Gaudium et spes, 16). E nell’intimità della tua anima, ti senti chiamare per nome: “Le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome”. Non ti resta che lasciarti scegliere da Lui e decidere di seguirlo. Come?

Che cosa dobbiamo fare?

Commuove la domanda che la folla rivolge a Pietro: “Che cosa dobbiamo fare, fratelli?”. E’ come chiedersi: come reagire alle parole che ci hanno trafitto il cuore?

Cari ministranti, quando si giunge a questa domanda, si pone al centro dell’attenzione la questione più importanti della vita: cosa voglio fare della mia vita? cosa desidero scegliere? per che cosa mi sento chiamato? Come fare? Prendere una decisione è la cosa più importante, anche se la più difficile. Per essere nella gioia, anche quando sei provato dall’incomprensione o dalla solitudine interiore, devi seguire, amare, rispondere e obbedire a ciò che ha trafitto il tuo cuore. Quando l’amore di Cristo, buon pastore, ti appassiona, ti riscalda, di attrae a sé, allora non ti resta altra cosa da fare che seguire il pastore il quale “cammina davanti ad esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce”.

Non si devono seguire “ladri e briganti”: non si devono ascoltare cioè coloro che, come briganti, saccheggiano la vostra felicità. Fanno solo finta di volervi bene, ma intendono solo finalizzare e deviare le vostre scelte secondo i loro scopi e desideri. Bisogna saper dire di no a costoro, fossero anche le persone più care. Altri, poi, come ladri vorrebbero derubarvi della vostra amicizia e confidenza con il Signore che vi invita a seguirlo con tutta la vita e per sempre. Sono persone che hanno paura del vostro discernimento vocazionale, e di conseguenza vi scoraggiano, vi ricattano, per indebolire i vostri progetti e rafforzare le loro aspettative su di voi. Infine il vangelo di oggi parla anche di “estranei”. Non si devono seguire nemmeno gli “estranei”, cioè quanti si improvvisano buoni consiglieri ma non vi conoscono in profondità e non sono in grado di capire e apprezzare ciò che accade nella vostra mente e nel vostro cuore. Non possono capire il vostro affetto per il Signore, e sono fuori da ogni logica di missione, di altruismo, di carità, di dono e di servizio per gli altri.

Cari amici, ritornando nelle vostre comunità e nelle vostre case, portate con voi la ricchezza di questa giornata, mettete a frutto la gioia di servire il Signore, dimostrate con il vostro servizio che sapete essere vicini al Signore non solo servendo all’altare ma ascoltando la sua voce di buon pastore. Vi prego, rispondete solo a Lui, se ve lo chiede, con la sequela di tutta la vostra vita. Alzati e va’…non temere!

+ Gerardo Antonazzo

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