Omelia per la Festa diocesana dei Fidanzati

Stemma Finis Terrae Mons. Gerardo Antonazzo

Amare è guarire

 

Omelia per la Festa diocesana dei Fidanzati

S. Angelo in Teodice, 18 febbraio 2017

Carissimi Fidanzati,

grazie per aver accolto il mio invito. So che molti di voi in questo periodo sono partecipi dell’Itinerario di preparazione al matrimonio. Grazie perché vi state prendendo cura della bellezza del vostro reciproco amore; grazie perché desiderate far diventare il vostro legame un’alleanza a “tre”, unendovi nel Signore; grazie perché credete che il sacramento del matrimonio possa dare un valore aggiunto al vostro amore umano, perché “con la grazia di Cristo” il vostro amore non sarà diverso e separato dal suo: vi amerete in tre! Il vostro, quanto il suo, sarà amore fedele, irrinunciabile perché indissolubile, totale perché “a prova di croce”.

Gesù lo aveva preannunciato nel Cenacolo: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (Gv 15,13). Lui stesso lo dimostrerà sulla croce, dove la sua vita non sarà schiacciata ma donata nel segno dell’amore per i suoi “nemici”, nel momento estremo dell’offesa, dell’odio, della malvagità. Grazie a Gesù, anche il vostro potrà diventare un amore dinamico, generativo, completo e maturo, dimentico di sé e libero da ogni egoismo e tornaconto, capace di tutto per il bene dell’altro.

“Che sia fatta adesso la sua volontà”

All’inizio della nostra celebrazione abbiamo pregato con le parole della liturgia per chiedere al Signore l’aiuto necessario perché : “…possiamo conoscere ciò che è conforme alla tua volontà e attuarlo…” (Colletta della VII Domenica del tempo ordinario). Gesù stesso nella preghiera del “Padre nostro” ci consegna queste audaci parole: “…sia fatta la tua volontà”. E’ ancora valido il verbo “obbedire”? A chi?

 

All’idea di fare la volontà di un altro reagiamo piuttosto con insofferenza; ci dimostriamo visceralmente allergici e riottosi nel dover sottomettere le nostre scelte all’autorità altrui, ci è difficile obbedire.  Sottometterci al volere di un altro metterebbe in pericolo la propria libertà, sarebbe una rinuncia forzata e insensata alla propria autonomia e responsabilità. Ma con Dio non si corre nessun rischio: la sua è sempre una volontà di bene; Lui non può volere che il nostro bene. Lui non rema contro la nostra gioia. Fiorella Mannoia inneggia così al valore della vita nella sua canzone “Che sia benedetta”: “E se è vero che c’è un Dio e non ci abbandona che sia fatta adesso la sua volontà”. Quando parliamo di “volontà di Dio” riconosciamo il suo amore, accogliamo la sua iniziativa (volontà) con la quale ci viene incontro per indicarci il retto cammino da seguire, le scelte migliori da compiere, i progetti più idonei che Lui ci ispira perché la vita raggiunga i suoi migliori obiettivi. Il suo non è dispotismo, e la nostra non diventa sottomissione, avvilimento di ogni personale ispirazione; la sua volontà è la strada più sicura, è  rivelazione del progetto migliore possibile per me. La vita e l’amore non si comprano: sono doni di Dio, l’una al servizio dell’altra, perché solo il suo grande amore può realizzare felicemente il senso pieno della vita.

Il piacere del discernimento

Cari fidanzati, come si fa a capire se le nostre scelte sono giuste, cioè secondo la volontà di Dio? Solo un adeguato discernimento ci aiuta a conoscere, interpretare e decidere per la scelta più giusta.

 

Conoscere: cerco di capire che cosa Dio vuole realizzare in me, quale “forma” può prendere la mia storia, per quale progetto mi ha posto nel cuore dell’universo. E’ una questione ed è una ricerca  squisitamente “vocazionale”, ed esige una mia risposta, libera e coerente.

Interpretare: mi domando se quello che già sto facendo corrisponde alla sua volontà, se mi è utile e mi rende felice, e se risponde a quanto desidero veramente. Voi che vivete il tempo felice del vostro fidanzamento, non dovete dare nulla per scontato, non assopite le domande critiche per verificare l’onestà della vostra scelta. Chiedetevi con lucida rettitudine quale è il vero motivo del vostro legame, verificate onestamente se vi sentite fatti l’uno per l’altro, se vi sentite chiamati l’uno per l’altro, soprattutto se la ragione che vi guida è davvero l’amore “per sempre”.

Decidere: se sentite che il vostro amore unisce in profondità le vostre esistenze e cresce di giorno in giorno, allora abbiate cura di questo amore e portatelo con gioia e impegno verso la sua giusta e definitiva decisione. Se così non fosse, dovreste decidere di lasciar perdere, per non rischiare il grave danno di una scelta che è contro la vostra coscienza. L’Itinerario al quale partecipate fatelo diventare, a vostro vantaggio, un vero laboratorio di riflessione e di confronto. L’ascolto vi faccia crescere nel discernimento di coppia. Non abbiate timori e riserve: ogni difficoltà e insicurezza taciuta oggi tra di voi, domani potrà diventare un ordigno contro il vostro matrimonio. E allora disinnescate in tempo il rischio di ogni deflagrazione, parlandovi a cuore aperto e dichiarando le reali intenzioni e le fondate ragioni della vostra scelta.

Amare è guarire l’altro

Nel vostro rapporto non lasciatevi trasportare solo dal sentimento né ingannare dal facile entusiasmo. Non dimenticate che la vostra relazione unisce soprattutto le vostre fragilità, perché l’amore non unisce due creature perfette. Con le parole del vangelo oggi ascoltate, Gesù ci insegna a guardare con realismo all’impegno dell’amore: “Avete inteso che vi fu detto: ‘Occhio per occhio, dente per dente….Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico….pregate per quelli che vi perseguitano” (Mt 5,38-48). Amare è tener conto della debolezza dell’altro: come reagire? cosa fare? come comportarsi? come trattare?

Nel vangelo di questa domenica Gesù ci insegna ad amare con tre saggi orientamenti.

Primo: non reagire mai per vendetta, con le ripicche, con le punizioni verso l’altro. Non si deve portare rancore, non bisogna “farla pagare”, perché tutto questo non fa che distruggere il rapporto. Non si cresce nell’amore pensando di correggere l’errore dell’altro ripagandolo con la stessa moneta, “occhio per occhio, dente per dente”.

Secondo: allo stesso tempo, Gesù non ci chiede di subire gli errori dell’altro. Non ci chiede di soffrire senza nulla cambiare, pur di continuare nel rapporto di coppia; perché anche questo atteggiamento non farebbe crescere nessuno dei due, anzi favorirebbe e accrescerebbe l’arroganza del più forte, generando “vittime” e provocando sofferenze invivibili.

Terzo: invece, Gesù ti chiede di porgere l’altra guancia ad uno che ti ha già dato lo schiaffo! Se è vero che Lui non ci chiede di dover subire, cosa significa porgere “l’altra guancia”? Significa assumere su di sé l’errore dell’altro, e reagire in modo tale da aiutarlo a guarire. Perché  amare è aiutare l’altro a guarire dalla sua fragilità. L’impegno più benefico nel rapporto di coppia è quello di saper gestire i conflitti, le offese, le cadute, le debolezze, i tradimenti soprattutto. Oggi spesso davanti a qualunque difficoltà, anche spicciola, si tende a cambiare strada, invece che cambiare rotta. Il “cambiamento di strada” è il più comodo e facile, ma è viltà ed egoismo espresso anche dalla pretesa  di “rifarsi una vita”. E’ fuggire dalle proprie responsabilità e doveri, è rimangiarsi la promessa di fedeltà all’altro/a “nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia”. Invece, il “cambiamento di rotta” non ci fa cambiare scelta, ma  aiuta a guardare con misericordia l’errore dell’altro,  a ridargli fiducia dopo la caduta, a ricostruire  la relazione ferita. Così scoprirete la bellezza di quanto l’amore sia necessario per il matrimonio, e quanto il matrimonio sia ancor più necessario a sostegno del vostro amore. Se l’amore rende “grande” il matrimonio, è la fedeltà nel matrimonio che renderà sempre più grande il vostro amore.

 

+ Gerardo Antonazzo

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