Omelia per il 25° di elevazione a Basilica Minore Santuario S. Maria di Leuca

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UN AMORE “DE FINIBUS TERRAE”

 

Omelia per il 25° di elevazione a Basilica Minore

Santuario S. Maria di Leuca, 7 ottobre 2015

 

Sorelle e fratelli, amici miei carissimi,

 

presiedere oggi questa solenne celebrazione eucaristica è per me motivo di speciale commozione spirituale e intima gioia. Era impossibile immaginare venticinque anni fa di ritrovarci per celebrare la nostra lode al Signore in questo tempio spirituale mariano elevato a Basilica Minore, è per noi oggi occasione di speciale grazia spirituale rinnovare l’atto di affidamento alla Vergine di Leuca.

 

Rendo grazie al Signore perché nel suo imprevedibile disegno dispone della vita di ciascuno secondo i suoi pensieri, non tenendo assolutamente conto dei nostri difetti e demeriti, che lui pur conosce meglio di noi stessi. In tale maniera ancora di più traspare la sua iniziativa libera e gratuita, lasciando a noi solo la possibilità di sentirci piccoli e indegni di fronte alla delicatezza della sua fiducia.

 

Nazareth, la prima basilica cristiana

 

Nella celebrazione odierna facciamo memoria dell’elevazione a titolo di “basilica” di questo tempio. Nell’antica Roma la basilica era un edificio pubblico, utilizzato come luogo di riunioni e di amministrazione della giustizia. Significava il luogo dove si decidevano le questioni importanti della vita pubblica e comunitaria. Era il luogo dove prendevano forma le sorti degli individui o dell’intera collettività. La basilica romana ospitava riunioni di vario genere e usata per attività pubbliche di ogni genere. Con l’arrivo del cristianesimo il significato della parola “basilica” si è esteso, a partire dal IV secolo, ai luoghi di culto cristiano. Così a Roma le quattro chiese principali furono chiamate “basiliche maggiori”. Poi col tempo, per indicare questo legame particolare con Roma, ma anche per indicare che una chiesa ha un valore particolare per un certo territorio, il Papa ha cominciato a dare il titolo di “basilica minore”.

 

Con i testi della parola di Dio che oggi abbiamo proclamato, siamo stati sollecitati ad abitare spiritualmente due dimore ‘basilicali’: la casa di Maria a Nazareth, dove inizia la vita umana del Verbo di Dio, e il Cenacolo degli apostoli a Gerusalemme, dove inizia la vita straordinaria della Chiesa.

 

Abbiamo la vita di una giovane donna, ignara delle intenzioni di Dio su di lei, e le primizie della giovane Chiesa in attesa di capire la sua missione. Come si vede sono soprattutto le persone, e quindi anche ciascuno di noi divenuto tempi di Dio con il battesimo, a diventare “basilica” grazie ad una vita cristsiana davvaero importante nell’impegno ed esemplare nella testimonianza.

 

La fede di Maria è l’epicentro della storia della salvezza, il punto cruciale e decisivivo da dove prende avvio l’iniziativa concreta di Dio a favore dell’uomo. Maria di Nazareth, la sua anima immacolata, il suo corpo verginale, la sua mente pura, la sua vita irreprensibile è la ‘basilica’ del silenzio interiore e della meditazione assidua della Torah. Il cuore di Maria è il tempio delle intuizioni profonde dell’animo che vive gli amplessi spirituali dell’abbandono nuziale alla volontà di Dio. Oltretutto, il termine ‘basilica’ fa riferimento al “re” (basileus), è la dimora del Re. Maria di Nazareth diviene la dimora del gran Re, il Messia. Il grembo di Maria diventa dimora basilicale, luogo “pubblico” e decisivo delle sorti di tutto il genere umano. Nazarth è la basilica che accoglie e custodisce l’effusione della “grazia” di Dio, cioè l’amore gratuito ed eccezionale con cui il Signore ha guardato alla “umiltà della sua serva”. Le parole dell’angelo fanno diventare il cuore di Maria anche basilica del dubbio e delle domande. Maria non diffida di Dio, non dubita di Lui, ma desidera meglio comprendere le inesplorate prospettive inaugurate da quelle parole inusuali. Per questo il cuore di Maria diventa la ‘basilica dell’impossibile umano’ reso possibile dalla potenza dello Spirito. E’ la basilica del discernimento che la porterà a diventare basilica dell’Eccomi, del ‘Sì’ della creatura al suo Creatore. Maria diventa così la dimora sacra della massima obbedienza a Dio, tempio della nuzialità tra la Parola che si fa carne e le parole umane di una Donna che si fanno grembo accogliente.

 

Il Cenacolo, basilica della prima comunità

 

La prima lettura oggi descrive l’architettura spirituale della comunità degli Undici apostoli in attesa della Pentecoste. Notiamo la presenza di alcune donne, fra cui la madre di Gesù e i suoi parenti. Gerusalemme città santa, luogo della passione e della risurrezione e il Cenacolo rappresentano la continuità tra la storia di Gesù e la storia della prima comunità cristiana. Il Cenacolo è il luogo basilicale delle origini del cristianesimo. Il Cenacolo si presenta a noi come la ‘basilica’ che ospita la prima Chiesa nascente. Le prime ore di questo ‘inizio’ sono tra le più importanti. Se Maria non è mai mancata negli eventi decisivi della vita del suo Figlio, in particolare il momento della Croce, non poteva certo nel Cenacolo. Maria ha preso molto sul serio le parole del Figlio crocifisso. Così, nel Cenacolo si delinea in maniera nitida la necessaria maternità di Maria sulla Chiesa. Il Cenacolo è la basilica della Pentecoste che spingerà quella comunità nascente all’uscita della missione.

Questa comunità del Cenacolo, quindi la Chiesa, è ‘basilica’ abitata da Pietro e Maria: la prima comunità è riunita intorno a Pietro e a Maria. Ogni comunità cristiana si edifica sempre nella preghiera e nella comunione spirituale con Pietro e con Maria.

 

Come non riandare all’omelia pronunciata da Benedetto XVI durante la celebrazione eucaristica sul piazzale della nostra basilica, quando ebbe a dire: “La fede di Pietro e la fede di Maria si coniugano in questo Santuario. Qui si può attingere al duplice principio dell’esperienza cristiana: quello mariano e quello petrino. Entrambi, insieme, vi aiuteranno, cari fratelli e sorelle, a “ripartire da Cristo”, a rinnovare la vostra fede, perché risponda alle esigenze del nostro tempo. Maria vi insegna a restare sempre in ascolto del Signore nel silenzio della preghiera, ad accogliere con generosa disponibilità la sua Parola col profondo desiderio di offrire voi stessi a Dio, la vostra vita concreta, affinché il suo Verbo eterno, per la potenza dello Spirito Santo, possa ancora “farsi carne” oggi, nella nostra storia. Maria vi aiuterà a seguire Gesù con fedeltà, ad unirvi a Lui nell’offerta del Sacrificio, a portare nel cuore la gioia della sua Risurrezione e a vivere in costante docilità allo Spirito della Pentecoste. In modo complementare, anche san Pietro vi insegnerà a sentire e credere con la Chiesa, saldi nella fede cattolica; vi porterà ad avere il gusto e la passione dell’unità, della comunione, la gioia di camminare insieme con i Pastori; e, al tempo stesso, vi parteciperà l’ansia della missione, di condividere il Vangelo con tutti, di farlo giungere fino agli estremi confini della terra” (14 giugno 2008).

 

 

Un amore “de finibus terrae”

 

Il terzo luogo basilicale è questo vetusto e amato santuario dedicato a Maria “de finibus terrae”. Ma anche queste pietre, come quelle di Nazareth e del Cenacolo, accolgono la ‘basilica’ vivente di anime credenti innamorate della Madre di Dio che nei secoli hanno espresso la radicata devozione e il genuino culto a Maria.

 

Non perdiamo mai di vista la bellezza spiritule dell’ invocazione “de finibus terrae”, che questa sera voglio tradurre non “ai confini” ma “oltre i confini”, perché questo luogo di spiritualità mariana è davvero la basilica dell’amore “de finibus terrae”, un sconfinato.

 

Qui Maria, la Madre, allarga le braccia verso i suoi figli, per attestare un amore talmente grande da superare ogni limite e confine.

 

Un amore oltre i confini della terra, un amore che è davvero ‘la fine del mondo’, nel doppio significato di “amore speciale” e di “amore senza limiti”! L’amore “sconfinato” di Maria si lascia rispecchiare nelle profondità inesplorate di questo nostro mare, ritenuto nell’immaginario popolare “sconfinato” quanto l’amore di Maria, appunto senza misura. “S. Maria de finibus terrae” è più di un bel titolo mariano: esprime la nostra fiducia nel suo grande amore. Un amore, quello della Madonna, capace di arrivare “in capo al mondo”, pur di non trascurare nessuno dei suoi figli. Il titolo “de finibus terrae” ci fa pensare ad una Donna che in fretta si mette in cammino, una Madre che non si dà pace e che continua il suo viaggio per donare a tutti un Amore che viene dalla Croce del suo Figlio. Qui, a s. Maria di Leuca, non è come altrove. E’ ben altro! La collocazione del Santuario sull’estremo lembo di terra salentina che si tuffa nel mare e l’invocazione a Maria “de finibus terrae”, si abbracciano in un intreccio di misteriosa complicità per la commozione del viandante e il silenzio fascinoso del pellegrino, il cui stupore spirituale non si scolora con il tramonto dell’ultimo raggio di sole.

 

+ Gerardo Antonazzo

 

 

 

 

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