Omelia di S. Em.za Card. Dominique Mamberti

Celebrazione d’apertura della Porta santa

Cassino-Chiesa Madre, 13 dicembre 2015

 

Omelia di S. Em.za Card. Dominique Mamberti

“Rallegratevi sempre nel Signore:
ve lo ripeto, rallegratevi,
il Signore è vicino”

Con questa antifona inizia l’odierna celebrazione eucaristica, in questa III^ Domenica di Avvento che, proprio a partire dall’incipit “rallegratevi”, prende un tono speciale, denominandosi Domenica “Gaudete”. Stiamo celebrando un particolare tempo liturgico, tempo cosiddetto “forte”, che ci prepara ad incontrare il Signore che viene come nostra salvezza, nostra misericordia. Anche in questa Cattedrale, inizia oggi, con l’apertura della Porta Santa, il giubileo straordinario della misericordia, un tempo eccezionale, proprio paragonabile all’Avvento: tempo di gioia, di riconciliazione, di vigilanza, perché tempo di conversione!

La Parola di Dio ci invita proprio alla gioia, al “rallegrarsi” con Dio e, quindi, a riscoprire la radice della nostra gioia, al riandare, come viandanti in perenne stato di conversione, alle sorgenti della felicità. E quali sono queste radici, queste sorgenti del giubilo della Chiesa intera e di ogni singola anima? Il Santo Padre aprendo la Porta Santa a Bangui in Centrafrica e, nella scorsa solennità dell’Immacolata, a San Pietro, ci ha ricordato che la radice di questa gioia è la verità assolutamente certa che Dio è Misericordia. Non soltanto che è misericordioso ma che è la misericordia stessa: Gesù è la misericordia incarnata del Padre, venuto sulla terra per farci misericordia, per perdonarci e salvarci dai nostri peccati.

Il Verbo di Dio si è incarnato e ci ha rivelato l’essenza del Padre, quella che Giovanni riassume con una frase straordinaria: “Dio è amore” (1Gv 4, 16). La radice della nostra gioia è, quindi, sapere con certezza e credere senza esitazione che Dio ci ama senza condizioni di sorta, con un amore misericordioso che continuamente fluisce da Lui attraverso il Cuore trafitto di Gesù. Questo amore, proprio perché si incontra con la nostra miseria, con i nostri peccati, assume la connotazione di “misericordia”.

Nella prima lettura, tratta dal libro del profeta Sofonia, c’è questo inno alla gioia, in cui sono presenti, da una parte i nostri peccati, il male e la condanna e, dall’altra, l’azione salvifica di Dio che perdona, libera, riconcilia, affinché possiamo godere della piena comunione con Lui. Il risultato allora è una gioia infinita, gioia che si fonda sull’essere in sintonia con l’amore di Dio. Sofonia proclama il suo annuncio ad un popolo percorso da una drammatica storia, fatta di grande miseria morale, eppure in mezzo a questa oscurità si annuncia la luce di un’epoca migliore per Gerusalemme. Infatti è solo per opera di Dio, per il suo avvento, che il popolo viene preservato dalla guerra. E’ questo amore divino che apre nuovi spazi e nuovi orizzonti di libertà e di pace, anche ai nostri giorni dove la minaccia del male si fa sempre più consistente e l’oscurità a volte sembra come prevalere sulla stessa luce. Il mondo, c’è chi vorrebbe farlo diventare teatro di uno scontro di razze e di civiltà, di culture e di religioni, ma i cristiani e tutti i veri credenti nell’unico Dio misericordioso, insieme agli uomini di buona volontà, non possono che rifiutare l’idea dello scontro e imboccare decisi la via dell’incontro. Questa favorisce ogni autentica integrazione, intesa come condivisione di valori comuni che rispettano ed esaltano la dignità di ogni singola persona umana, superando tutti i pregiudizi.

La profezia di Isaia “ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”, che risuonava nel Vangelo della scorsa Domenica (cfr. Lc 3,6), si è pienamente realizzata ed in questo periodo dell’Avvento tale annuncio gaudioso è rivolto anche alla nostra storia personale e all’epoca che viviamo. In questo senso il Papa ha indetto questo Anno Santo, affinché noi tutti sotto la guida dell’unico Pastore, nostro Signore Gesù Cristo, riscopriamo che la misericordia è più forte di ogni altro male e che la persona umana è resa capace di misericordia perché è stata creata a immagine e somiglianza di Dio: “Capax Dei”, ogni uomo è “capace di Dio”, dicevano i padri della Chiesa.

San Paolo nella seconda lettura ci invita a scrutare i segni di questa presenza di Dio e della sua misericordia nella storia, giacché la storia, con la “S” maiuscola, è fatta da Lui ed è storia di salvezza. Così ogni credente è capace di scoprire negli avvenimenti questa presenza di Dio, se si mette in atteggiamento di vera fede nell’onnipotenza misericordiosa di Dio. Quando San Paolo scriveva ai Filippesi era prigioniero, in catene, ma felice perché sperimentava il soccorso, la vicinanza e la liberazione interiore di Dio, insieme alla solidarietà dei cristiani di Filippi. Allora è tanto più forte la sua esortazione: “siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti”. E che cosa poi ci invita a fare? “La vostra amabilità sia nota a tutti”. E’ ciò che ci ripete continuamente anche il Santo Padre, di diventare persone misericordiose che avendo sperimentato nella propria vita l’amore incondizionato di Dio lo donano a loro volta agli altri; seguendo realmente il Cristo, diventano il buon samaritano. Proprio a conclusione dell’omelia della recente festa dell’Immacolata, citando il beato Paolo VI, il quale affermava che lo spirito emerso dal Vaticano II era quello del Samaritano, Papa Francesco esortava: “attraversare oggi la Porta Santa ci impegni a fare nostra la misericordia del buon samaritano”.

La Chiesa quale prolungamento di Cristo è chiamata ad andare per le strade e fino alle più lontane periferie per soccorrere i fratelli in necessità, per portare, come ci ha detto il Papa, “la gioia del Vangelo, la misericordia e il perdono di Dio”. Certo questo all’inizio non è semplice, ma una volta superate le barriere che abbiamo costruito alle volte o in modo inconscio per proteggerci, per tenersi al riparo degli altri, noi possiamo gustare che veramente c’è più gioia nel dare che nel ricevere. Varcare la Porta Santa ci incoraggia all’aiuto vicendevole, affinché tutti noi, pastori e fedeli, possiamo camminare insieme verso la stessa meta. E ciò non è possibile senza la preghiera, come ci ricorda sempre la seconda lettura: “in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti”. Il frutto di questa “azione liturgica” personale e comunitaria, sarà la “pace di Dio” che custodirà i nostri affetti e le nostre emozioni, i nostri sentimenti ed i nostri pensieri, in Cristo Gesù” (cfr. Fil 4, 7). Realmente così facendo i nostri modi di vedere e di leggere la realtà che ci circonda cambieranno radicalmente. In fondo l’Avvento è proprio questo: un tempo di grande conversione, che abbraccia ogni nostra dimensione. Essa tocca innanzitutto il nostro rapporto con Dio!

In altre parole, cari fratelli e sorelle, dobbiamo rivedere che tipo di rapporto abbiamo con Dio o meglio che immagine di Dio ci siamo fatti: l’immagine di un Dio giudice, che ci ripaga esclusivamente facendo il conto dei nostri meriti? O invece abbiamo dentro di noi l’immagine del vero Dio e cioè di Colui che ci ha rivelato in pienezza Gesù: un Padre misericordioso che antepone sempre la misericordia al giudizio e chiede a noi di fare altrettanto! Infatti, il Signore ci chiede di essere perfetti come il Padre (Mt 5, 48), di essere misericordiosi come il Padre (Lc 6, 36), cioè santi come Dio è santo (Lv 19, 2). Quindi, la santità è identificata da Gesù con la misericordia! Non può esistere un santo che non sia misericordioso. Quanto è bello allora convertirsi a questa immagine di “Dio misericordia”, aprire realmente la mente ad una verità che, alla luce della Parola di Dio, ascoltata, custodita e praticata, diventerà sempre più cristallina: “Dio è amore”! Così anche noi possiamo esclamare con il salmista “Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia, non avrò timore, perché mia forza e mio canto è il Signore; egli è stato la mia salvezza” (Is 12, 2).

I più grandi cantori della misericordia divina, in effetti, sono coloro che più l’hanno sperimentata. C’è chi l’ha sperimentata come una Maria Maddalena, dopo una vita di peccato, convertitasi ad una vita di santità, e c’è chi l’ha sperimentata come una Teresa del Bambin Gesù, che viveva nella consapevolezza di essere stata preservata da tanti peccati concreti dalla misericordia divina, nei quali sarebbe potuta cadere, come lei stessa riconosce, come una Maria Maddalena. I santi ci testimoniano che se non avessero creduto alla misericordia di Dio, sarebbero potuti diventare i peggiori criminali di questo mondo. Mai si deve presumere di farcela da soli. Ogni uomo è peccatore, ma Dio ci ha donato una coscienza per discernere il bene dal male e ci dona costantemente la grazia per essere peccatori che si rialzano ogni volta che cadono, chiedendo il perdono di Dio e dei fratelli, andando a confessarsi regolarmente e riparando i propri peccati. Occorre rifuggire dal rischio di una doppia vita, altrimenti ci si corrompe sempre di più, indurendosi in un atteggiamento egoistico ed edonistico, privilegiando la carne allo spirito.

Ecco il grande annuncio di Giovanni Battista che è sempre attuale! Egli è una figura molto presente nel tempo dell’Avvento, poiché proprio lui è stato scelto da Dio per preparare la via al Signore che viene. L’Avvento ci richiama alla venuta del Signore e significa anche andare incontro al Signore che viene e che verrà, per ciascuno singolarmente nel giorno della propria morte come giudice misericordioso e per l’intera umanità nel giorno del giudizio finale. Ci sono tre categorie di persone di cui ci parla oggi il Vangelo: la folla, i pubblicani e i soldati. Per tre volte risuona la stessa domanda posta al Battista da parte di ciascun gruppo: “che cosa dobbiamo fare?” Giovanni a queste tre gruppi chiede qualcosa di molto preciso, come segno di conversione. Potremmo sintetizzarlo così: non mettete al centro del vostro vivere i vostri interessi, non servitevi degli altri, non cedete alla tentazione del mero profitto. Quello che chiede Giovanni Battista è una vera e propria purificazione della coscienza. Chiede qualcosa del tutto ragionevole, affatto difficile, anzi si potrebbe dire che è il minimo indispensabile. Per se stesso Giovanni Battista non fa sconti, ma tanta è la delicatezza da parte sua nei confronti degli altri. Egli è qui solamente per preparare i cuori ad incontrare la Salvezza stessa, Gesù “Colui che vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco“. Ciò costituisce la gioia totale e totalizzante che vive il Battista, la tipica gioia di chi si fa piccolo e povero in spirito per vivere una profonda comunione con il Signore.

Cari fedeli, l’icona per eccellenza dell’Avvento, è senza dubbio la Vergine Maria che ha reso possibile il primo Avvento di Cristo nella storia, con la sua incondizionata fede nella Parola di Dio. Ella non è certo il centro del Mistero della Salvezza che è, appunto, cristocentrico, ma si trova al centro, perché “Maria appartiene indissolubilmente al mistero di Cristo, ed appartiene anche al mistero della Chiesa sin dall’inizio, sin dal giorno della sua nascita” (S. Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, n. 27). Rivolgiamoci con fiducia a Lei, affidandoLe tutto noi stessi, le nostre famiglie e comunità, affinché la nostra esistenza si conformi sempre più alla misericordia di Dio che in Cristo Gesù ci viene donata.

Così sia!

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