Omelia del Vescovo Gerardo per la solennità di Maria SS. Assunta in cielo

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LA GLORIA DI MARIA E DELLA CHIESA

 

Omelia per la solennità di Maria SS. Assunta in cielo

15 agosto 2014

 

La liturgia dell’Assunzione di Maria, carissimi fratelli e sorelle, è pervasa da un incredibile e diffuso clima di gioia e di gratitudine spirituale a Dio. Lasciamoci coinvolgere, pertanto, dall’esultanza della Chiesa che, mentre acclama e riconosce i meriti di Maria, riflette e riconosce in lei la “primizia e immagine” di se stessa (cfr. Prefazio).

In lei, è il mistero della Chiesa che risplende di luce purissima. Maria prefigura la Chiesa: non è un mito, è invece un modello concreto: “In Maria, primogenita della redenzione, fai risplendere l’immagine vivente  della tua Chiesa: concedi al popolo cristiano di tenere sempre fisso in lei il suo sguardo, per camminare sulle orme del Signore” (Messa “Maria Vergine immagine e madre della Chiesa” (III), Colletta).

Volgiamo lo sguardo verso Maria, per contemplare in lei ciò che la Chiesa è già nel suo mistero in terra, mentre vive il suo « pellegrinaggio della fede », e anche quella che sarà nella patria del Cielo, dove la attende, nella “gloria della Santissima e indivisibile Trinità “ e “nella comunione di tutti i santi”(Lumen gentium 69),colei che la Chiesa venera come la Madre del suo Signore e come sua propria Madre. Infatti, “la Madre di Gesù, come in cielo, glorificata ormai nel corpo e nell’anima, è l’immagine e la primizia della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così sulla terra brilla come un segno di sicura speranza e di consolazione per il popolo di Dio in cammino” (Lumen gentium, 68).

La “gloria” di Maria

I testi del Messale di questa solennità celebrano ripetutamente il tema della “gloria” di Maria.

Troviamo il primo riferimento alla “gloria” nella preghiera della Colletta: “Dio onnipotente ed eterno, che hai innalzato alla gloria del cielo in corpo e anima l’immacolata Vergine Maria…”.

Nella bellissima preghiera del Prefazio si proclama: “Oggi la Vergine Maria, madre di Cristo, è stata assunta nella gloria del cielo”.

Infine, nella preghiera “Dopo la Comunione” si chiede al Signore: “…fa’ che per l’intercessione della Vergine assunta in cielo giungiamo alla gloria della risurrezione”.

L’assunzione della santa Vergine è una singolare partecipazione alla risurrezione del suo Figlio e un’anticipazione della risurrezione degli altri cristiani: “Nella tua maternità hai conservato la verginità, nella tua dormizione non hai abbandonato il mondo, o Madre di Dio; hai raggiunto la sorgente della Vita, tu che hai concepito il Dio vivente e che con le tue preghiere libererai le nostre anime dalla morte” (Tropario della festa della dormizione della beata Vergine Maria).

“Gloria” come “successo”

Cosa significa questa “gloria” di Maria?

La preghiera della Chiesa e l’affetto spirtuale di ogni cristiano esprime grande stupore per qualcosa di straordinario e di sorprendente accaduto nella vita di Maria. E acclamando la “gloria” di lei, Le riconosce  il raggiungimento di un “successo” che corona tutta la vita di Maria di Nazareth.

La gloria è la sua vittoria sul peccato e sulla morte, è il raggiungimento di un grande traguardo. E’ la gloria di una vita riuscita, portata a compimento nel modo più brillante possibile, oltre ogni attesa e previsione umana. La partecipazione degli angeli in festa esprime il coinvolgimento del cielo e della terra in questo straordinario evento.

Ognuno creatura cerca il successo sulla terra, meglio una serie di successi frutto di imprese umane. Il successo è il primo elemento della nostra felicità umana. Le pressioni dominanti di una certa cultura a dir poco superficiale, propinano un successo immediato, fatto di prestigio, di corto respiro, materiale, egoistico, facile, interessato, da raggiungere ad ogni costo, spesso anche in modo illecito e disonesto. Questo può accadere nello sport, nel cinema, nello spettacolo, nella politica, nella musica, nell’economia…Questa cultura propone anche i modelli del successo: ma molti “idoli” di questi “successi” spesso concludono la propria vita in modo drammatico e fallimentare, tra suicidi, droga, depressioni, e solitudini disperate. La vita di tanti si conclude nel disonore e nella tragedia, piuttosto che nella gloria!

Il vero successo è quello che dà una  svolta, perché decide definitivamente della buona riuscita della nostra vita. La verifica ultima del pieno successo lo possiamo valutare solo alla fine, alla conclusione della storia personale. Maria oggi ci dimostra che il definitivo e pieno successo, la vera gloria, è nella sconfitta della malizia del peccato e della morte. Senza questo “successo”, nessun risultato sperato, anche se raggiunto, merita di essere davvero “glorioso”: “L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte” (II Lettura).

Assunta perché Immacolata

La “gloria” di Maria è vero successo. Se vogliamo cogliere il segreto della “gloria” di Maria, riprendiamo la preghiera della Colletta, vera chiave interpretativa del mistero liturgico odierno.

In questo testo, infatti, è annunciato il legame strettissimo tra l’Immacolata e la gloria della sua assunzione. E’ come dire che il segreto della “gloria” della vita di Maria, cioè la conclusione gloriosa della sua vita terrena, è scritto già all’inizio, è scritto nell’intervento di Dio.

La vita di Maria è sin dall’inizio senza macchia di peccato, perché frutto e primizia della redenzione pasquale del suo Figlio. L’opera di redenzione del suo Figlio la rende “gloriosa”. Lei, “piena di grazia”, ha “trovato grazia” davanti a Dio. E’ piaciuta al Signore Dio per la straordinaria bellezza della sua esistenza, sin primo momento del suo concepimento.

Tale intervento straordinario di Dio, rende luminosa la sua esistenza terrena, e la orienta verso il successo più straordinario, quello della morte senza corruzione del proprio corpo, perché  Dio non ha voluto che conoscesse la corruzione del sepolcro colei che ha generato il Signore della vita (cfr. Prefazio).

La “gloria” della Chiesa

“Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata (Ef 5,25-27).

La Chiesa, a immagine di Maria, è chiamata alla gloria. Non quella che viene dalla “terra”, ma la gloria che viene da Dio. Nella preghiera “Dopo la comunione” riconosciamo che celebrando il sacrificio eucaristico, Dio “ci ha resi partecipi della salvezza”.

L’assunzione di Maria ci dimostra che solo l’opera della redenzione di Gesù Cristo imprime alla nostra esistenza una nuova condizione morale e spirituale, e orienta verso la giusta direzione da intraprendere, per vivere in questo mondo costantemente rivolti ai beni eterni (cfr. Colletta).

La “gloria” di Maria ispira le “glorie” del popolo di Dio, che “glorifica” in lei la bellezza della sua originale e irripetibile santità. Glorificando Maria noi glorifichiamo la creatura che ha perfettamente corrisposto alla divina volontà, chiamata a stare per sempre sullo stesso piano di Dio, ma glorifichiamo ancor più Dio stesso che, attraverso Maria, ha voluto essere amato come Dio che ci salva per la nostra piccolezza e la nostra semplicità, e ci promette la gloria del Cielo per la sincerità e la profondità della nostra fede.

+ Gerardo Antonazzo

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