Omelia del Vescovo Gerardo per la solennità di Maria SS. Assunta in cielo

Un segno grandioso nel cielo

Omelia per la solennità di Maria SS. Assunta in cielo

15 agosto 2015

“Risplende la regina, Signore, alla tua destra”. La liturgia dell’Assunzione di Maria si appropria oggi delle parole del salmo 45, che canta il giorno nuziale del re d’Israele con la sua regina, per esaltare la regalità di Maria, accolta in cielo, accompagnata davanti al trono di Dio dal canto di numerosi cori di angeli in festa.Al re piacerà la tua bellezza, egli è il tuo Signore…Entra la figlia del re: è tutta splendore, tessuto d’oro è il suo vestito. È condotta al re in broccati preziosi” (Sal 45,12.14-15). E’ il canto gioioso della Chiesa che, mentre tesse le lodi alla Vergine Sposa, di cui il Dio si è invaghito a motivo della sua singolare bellezza, medita e comprende anche la propria missione.

I tre segni nel cielo

Il testo della prima lettura, tratto dai capitoli 11-12 del libro dell’Apocalisse, narra di tre “segni” nel cielo: “Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo”; “un segno grandioso apparve nel cielo”; “allora apparve un altro segno nel cielo” (11,19; 12,1.3). Dunque nel cielo appaiono l’arca dell’alleanza nel tempio di Dio, simbolo della presenza di Dio; una Donna vestita di sole; e un enorme drago rosso. Come interpretare queste visioni nel cielo? E’ importante considerare come secondo la concezione antica le visioni celesti raffigurano e si riferiscono di fatto agli eventi che accadono sulla terra: viene rivelato nella visione celeste ciò che è accade o può ancora accadere sulla terra. La visione celeste è chiave di interpretazione di quanto accade nella nostra storia umana. Per tale ragione l’Apocalisse di Giovanni si autodefinisce come “profezia”:  è una rivelazione (“apocalisse”) di Gesù Cristo attraverso cui leggere il presente, volgendo lo sguardo al fine (e non alla fine) salvifico di questa storia.

Il primo segno nel cielo rivela la concretezza della presenza di Dio, significata dal tempio e dall’arca dell’alleanza. Nel racconto di Genesi 3 l’inizio letterario è segnato dalla presenza e dall’azione del “serpente”: il peccato che seguirà è frutto della sua astuzia e delle sue insidie sull’uomo e sulla donna. Il serpente è l’agente principale della “caduta” della creatura umana. Invece il cap. 12 di Apocalisse apre con il segno della presenza di Dio. Qualunque siano gli eventi che seguiranno, anche i più difficili e drammatici, tutto accade sotto il dominio di Dio e secondo le disposizioni del suo pensiero. Nulla potrà sfuggire alla potenza della sua volontà. Il terzo segno è quello del Drago che, come l’antico serpente, continua a insidiare la Donna per sottrarle il bambino appena nato. Al centro, il segno della Donna descritta come “vestita di sole”, gloriosa e regale (“corona di dodici stelle”) ma allo stesso tempo perseguitata e gravemente minacciata. In realtà la lotta drammatica si svolge tra Dio e il Drago, tra la potenza di Dio e l’odio del “serpente antico” avverso a Dio.

            Una Donna vestita di sole

La lotta del Drago si rivolge concretamente verso la Donna prossima a partorire “un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro”. Il pensiero corre al Cantico dei Cantici: “Chi è costei che sorge come l’aurora, bella come la luna, splendente come il sole?” (6,10).

Le identificazioni ipotizzate riguardo a questa figura femminile sono state molte, ma la più ricorrente è quella offerta dalla tradizione: è Maria che partorisce il Cristo.  Soprattutto a partire dal secolo XVI aumentano progressivamente le famose “Immacolate”, statue o pitture che alla falce di luna sotto i piedi della Vergine Maria aggiungeranno il serpente della Genesi, identificato con il drago dell’Apocalisse. Ma non si può non pensare anche all’identificazione con la Chiesa, al cui interno Cristo nasce continuamente attraverso la Parola e l’Eucarestia. Il drago è simbolo del male, del demoniaco: il suo colore è il rosso sangue, perché ci riporta nel cuore della violenza. Ma la bestia incarna anche un altro significato: con le sue sette teste, le sue dieci corna, con le sue sette corone rappresenta la brutalità del potere imperiale romano. Non è difficile notare come questa Donna dell’Apocalisse oscilli tra la identificazione con la Chiesa, perseguitata da Satana, dal cui grembo spirituale con il sacramento del battesimo vengono generati sempre nuovi figli, e la madre di Gesù, Maria, contro cui si accanisce il potere del male per annientare il Figlio, il Messia. L’immagine di Maria come la Donna dell’Apocalisse è preminente nella tradizione popolare. Petrarca inizia la sua “Canzone alla Vergine” con questi versi straordinari: “Vergine bella, che di sol vestita, coronata di stelle, al sommo Sole piacesti sí, che ’n te Sua luce ascose, amor mi spinge a dir di te parole…  Vergine pura, immacolata in ogni tua parte, al contempo figliola e madre del tuo nobile parto, che illumini questa vita e abbellisci l’altra, per mezzo di te e del Padre supremo, tuo figlio, o finestra del cielo luminosa e altera, venne a salvarci nell’ultima epoca del mondo; e fra tutte le altre donne tu sola fosti prescelta, Vergine benedetta”.

La lotta e la gloria

La vittoria contro il drago si è compiuta già nel mistero dell’immacolata concezione di Maria. Il drago non potrà demolire l’integrità della Donna perché Dio garantisce l’incolumità della Vergine Madre.  Ma il serpente non si dà per vinto; tenta di fare del male alla discendenza della donna: “Il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a fare guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che custodiscono i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù” (Ap 12, 17). Se l’Apocalisse descrive questa lotta in cielo è perché sulla terra la Chiesa, continua a sostenere la dura ostilità del male contro il Messia, Gesù Cristo. Il diavolo precipitato sulla terra continua a perseguitare la Chiesa e i suoi figli. Il diavolo è il “calunniatore”, o il “divisore”; il suo obiettivo è quello di sedurre il mondo, di allontanarlo da Dio, provocando l’odio contro Dio attraverso la potenza delle ideologie, delle false divinità, delle persecuzioni continue e sistematiche contro i cristiani, della disgregazione delle famiglie, della separazione dell’amore dalla relazione coniugale, della falsa autonomia dell’uomo, della prevaricazione delle leggi della natura e dell’oscuramento della coscienza umana, etc.

Come deve vivere la Chiesa questo processo di persecuzione sulla terra? Nonostante il suo immenso potere, il Drago fallisce in tutte le sue imprese aggressive contro la Donna: questo preannuncia la sua sconfitta finale in Ap 20.  Così la Chiesa può vedere in Maria “un segno di consolazione e di sicura speranza” (Prefazio) ed avere fiducia circa l’esito ultimo della lotta con il diavolo: Dio la condurrà alla vittoria definitiva contro la forte potenza del Male. “La vita è una milizia. La vita cristiana è una lotta bellissima, perché quando il Signore vince in ogni passo della nostra vita, ci dà una gioia, una felicità grande: quella gioia che il Signore ha vinto in noi” (Omelia di Papa Francesco, ottobre 30, 2014).

La gloria di Maria in Cielo è il traguardo finale della sua missione di madre del Redentore, generato nel dolore del parto a Betlemme, nel dolore della Croce sul Calvario. Anche la Chiesa parteciperà della gloria celeste dopo aver celebrato sulla terra la Pasqua della sua permanente morte e risurrezione.

+ Gerardo Antonazzo

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