Omelia del 1 maggio nella Basilica-Santuario S. Maria di Canneto

Stemma Finis Terrae Mons. Gerardo Antonazzo

Ecco la dimora di Dio

 

Basilica-Santuario S. Maria di Canneto

1 maggio 2016

 

La celebrazione eucaristica di questa domenica introduce il lungo e ricco periodo nel quale la spiritualità popolare mariana verso la Madonna di Canneto coinvolge moltissimi devoti e pellegrini. Con la medesima docilità di Maria nella dimora di Nazareth, apriamo il nostro cuore all’accoglienza profonda della Parola che il Signore ci ha fatto ascoltare e nella quale ritroviamo i lineamenti del discepolo, della Chiesa e di Maria. Nel vangelo Gesù ci promette l’azione dello Spirito nel cuore: lui istruisce il discepolo e gli ravviva nel cuore la Parola.

Se uno mi ama

Cosa definisce il nostro essere cristiani? Nei capitoli che il quarto vangelo dedica al discorso rivolto da Gesù ai suoi discepoli nel Cenacolo dopo aver celebrato la lavanda dei piedi, il Maestro istruisce i suoi discepoli circa il rapporto con Lui. Nel brano proclamato oggi Gesù dichiara: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23). Gesù insiste sulla condizione di possibilità della relazione del discepolo con Lui: solo chi ama Gesù, e accetta la sua rivelazione, crea lo spazio che permette al Padre e a Gesù di manifestare il loro amore e di prendere dimora nella sua vita. “Osservare la parola” non indica immediatamente l’obbedienza ai suoi comandamenti. Nel linguaggio dell’evangelista “osservare” significa accogliere la rivelazione che Gesù fa di se stesso; amare Lui significa accoglierlo per quello che è e per quello che chiede. Quando si vuole bene ad una persona, la si ama per quello che è, così come è fatta, con le sue esigenze e le sue richieste. Non si ama in astratto! Così, non si può amare Gesù senza credere in quello che Lui ci chiede. Di conseguenza “osservare la parola” significa anche obbedire, perché non si può agire diversamente da quanto Lui ci insegna. La regola, la misura e la dimostrazione concreta del nostro vero amore per Lui è l’osservanza dei suoi comandamenti, l’ascolto della sua voce. Chi ama Gesù lo ascolta. Chi non lo ama, non lo ascolta. Chi lo ama obbedisce ad ogni sua Parola. Il risultato di questo processo spirituale è che il credente viene ricolmato abbondantemente dell’amore del Padre e di Gesù, un amore che lo fa diventare “dimora” divina. Chi non lo ama, ignora la sua volontà e percorre strade di autoreferenzialità, di peccato e di degrado della propria vita interiore e relazionale. Invece, la vita del discepolo diventa spiritualmente bella perché trasfigurata dall’amore per il Signore e dall’amore del Signore: “Pensate che splendore di festa, fratelli carissimi, avere in casa Dio!” (S. Gregorio Magno).

La città santa, Gerusalemme

La vita cristiana così descritta da Gesù “esplode” nella grande visione narrata nella seconda lettura. In Ap 21 è descritta la Chiesa del futuro, a conclusione della storia mana, purificata da ogni macchia di peccato e di impurità: “la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio” (v. 10). La Città è intimamente legata a Dio e all’Agnello: “In essa non vidi alcun tempio: il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio” (v. 22). L’interpretazione della visione ci consegna la profezia della condizione ultima e definitiva della Chiesa, totalmente rinnovata in una condizione di perfezione e di bellezza assoluta. La ricchezza straordinaria dei suoi materiali (vv. 18-21) mostra che la Città non è opera di uomini. Il suo splendore, simile a diaspro cristallino (v. 11), tradisce la presenza di Dio. Lo splendore divino la illumina, rendendo inutile gli astri e ogni altra luce. La sua santità è protetta, è custodita, è messa al sicuro: nulla di impuro, nessun idolatra, potrà entrarvi. Sulla terra la Chiesa è già “tempio santo” che ha “come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù, nel quale ogni costruzione cresce in tempio santo, nel Signore” (Ef 2,19-21).La Chiesa raggiungerà la sua perfezione di “tempio del Signore”, abitato totalmente da Dio, soltanto nella dimensione escatologica. La condizione ultima, finale e definitiva della Chiesa è quella di una “tenda” nella quale abiterà in pienezza la santità del Signore: “Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva: Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio” (Ap 21, 3). Tutta la Città sarà uno spazio sacro, luogo di incontro fra Dio e gli uomini. Non è la Chiesa dei sogni, ma il sogno possibile e sicuro di una Chiesa reale e concreta che Dio accompagna verso il suo definitivo traguardo.

 

Maria dimora dell’Eterno

La visione dell’Apocalisse offre un prodigioso “assist” per riflettere, qui nella basilica-santuario di Canneto, sul mistero di Maria. Le parole del vangelo le immaginiamo riferite prima di tutto alla Vergine, la “tutta santa, Colei che è la prima e perfetta discepola di Gesù. Maria è piena di grazia, è abitata in pienezza dall’amore di Dio. Scopre, con le parole dell’angelo Gabriele, di essere stata scelta quale destinataria di una predilezione unica: divenire madre del Figlio di Dio. Sotto l’immagine del “tempio” si celebra la maternità divina di Maria e la santità della sua vita. Di fronte ad un amore così grande, Maria apre il suo cuore alla parola di Dio e obbedisce alla volontà del Padre. L’obbedienza che nasce dall’amore non è mai sottomissione. L’amore non crea schiavi ma amici. Maria ascolta la parola del suo Figlio dimostrando di amarlo non solo come madre, ma prima ancora come discepola, come serva obbediente, ragazza umile e innamorata di Dio. Così Maria è esaltata come “dimora” di Dio. Maria è prefigurazione della Gerusalemme del cielo, è modello della santità della Chiesa. In Maria, come per la futura Città del cielo, non c’è nulla di impuro: in Lei tutto è luce e splendore di bellezza.

 

+ Gerardo Antonazzo

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