Lettera del vescovo Gerardo ai sacerdoti – Gocce di crisma nel cuore dei presbiteri

stemma vescovo sora

Prot.  Curia 144/15

GOCCE DI CRISMA NEL CUORE DI PRESBITERI

Lettera ai sacerdoti

Carissimi sacerdoti,

vi abbraccio come dono di Dio perché figli,

come frutto dello Spirito perché fratelli,

come inviati di Cristo perché collaboratori e amici.

 “L’anima mia magnifica il Signore” per la grande famiglia di presbiteri, cresciuta per la gratuità dell’iniziativa di Dio, arricchita della reciproca stima e  accoglienza, e  confortata nella gioia della comune dedizione all’opera di Dio! A me è data la grazia straordinaria di crescere nel ministero della paternità.

Carissimi, in prossimità della celebrazione della Messa crismale, desidero che a ciascuno giunga il mio dichiarato affetto spirituale, e l’attestazione della mia gratitudine al Signore per il dono della vostra vocazione e del vostro ministero. La celebrazione crismale rigenera la nostra  fraterna familiarità, nella chiara e feconda consapevolezza che il nostro ministero è radicato in una concreta comunione presbiterale. La liturgia crismale celebra il nostro legame di fraternità e la collegialità del nostro ministero. Siamo inseriti in un “ordine”, non di stampo professionale, per agire in comunione, e per meglio testimoniare l’appartenenza sacramentale al presbiterio diocesano.

La celebrazione crismale sprigiona sprazzi di luce: Dio ci concede la grazia di essere confermati nel dono ricevuto, rinnova la sua fedeltà verso di noi, garantisce ancora il suo “Eccomi” alla nostra debolezza, e soffia sul fuoco dello Spirito perché continui a bruciare nel cuore dei discepoli. Nella sua benevolenza non si pente di averci scelti per un sublime servizio, di gran lunga superiore alle nostre capacità. Di particolari meriti è meglio non parlarne! La sua azione elettiva su di noi è pura gratuità, è espressione permanente della sua misericordia.

Miei cari presbiteri, nella celebrazione della Messa crismale rinasce il dono dell’elezione e sempre si rinnova la gioia della nostra ordinazione. Il Signore torna ancora ad interpellare la nostra risposta, come fosse la prima volta. Lui ama ascoltare ancora il nostro commosso “Eccomi”, pronunciato con voce tremula, e a noi fa bene rinnovarlo con umiltà e fiducia. Celebrare la conferma delle nostre promesse è ritornare alla freschezza delle nostre origini, per camminare nella fedeltà gioiosa del nostro “Sì, lo voglio”. A tutti  noi è richiesto di riconsegnare a Lui le prime intuizioni della nostra storia vocazionale: non sciupiamo la freschezza del nostro innamoramento iniziale. Lasciamoci ricondurre nel deserto della nostra memoria per recuperare l’entusiasmo del primo amore. Ma è anche bello  rimettere nelle mani di Gesù sacerdote ciò che siamo oggi, grazia e peccato, promesse e fallimenti, speranza e dispiaceri, ferite e guarigioni.

Accolgo con commozione il rinnovo delle vostre promesse sacerdotali, per rivivere con voi il gioioso rito della vostra ordinazione presbiterale. E con la preghiera di benedizione del Crisma immagino di ungere e consacrare ancora una volta le vostre mani, alle quali è affidata la celebrazione dei sacri misteri per la santificazione dei credenti. Il nostro sacerdozio non è un privilegio sul quale arroccarci, ma un servizio che deve favorire l’esercizio del sacerdozio battesimale del popolo santo di Dio.

Faccio mio l’invito dell’apostolo a Timoteo: “Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani…Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo” (2Tim 6,8).

Ravviviamo il “dono di Dio” in noi nella misura in cui lo favoriamo nella vita degli altri. Nell’anno in cui la nostra Chiesa particolare evangelizza lo stupore per il dono della vita come vocazione, ringraziamo Dio per la chiamata ricevuta. E testimoniamo con più vigore di spirito, maggiore afflato affettivo, e più illuminate parole, la bellezza della vocazione al presbiterato, la gioia della sequela esclusiva di Cristo, Pastore e Sacerdote. I nostri silenzi possono frenare o impedire l’azione di Dio, sempre disposto a largheggiare nel seminare il germe della chiamata. La vocazione non è un’invenzione umana, ma è iniziativa di Dio! E’ storia vera dell’intreccio misterioso tra la scelta di Dio e le disposizioni libere dell’uomo.

Con l’apostolo Paolo vi esorto a non vergognarvi del “vangelo della vocazione”, per dare testimonianza gioiosa alle soprese di Dio; né a vergognarvi di me, che porto le catene dei miei limiti umani. Se anche non riesco a rispondere come dovrei alle attese di ciascuno, vi prego di accogliere il Vescovo come l’inviato di Dio, l’angelo della nostra Chiesa (Ap 1, 20), scelto da Dio non per i propri meriti ma per la ricchezza del Suo perdono.

Vi abbraccio con il bacio della carità fraterna.

Sora, 1 aprile 2015,

S. Messa Crismale

Gerardo Antonazzo

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