I Frutti della Missione ad Isola del Liri

Sono stati, giorni di grande fermento per chi la Missione l’ha fatta sua, lasciandosi coinvolgere in vario modo nei suoi diversi momenti.

C’è stato anche chi – e non sono stati pochi! – non se n’è neanche accorto, chi non l’ha saputo proprio e chi, pur sapendo, non si è sentito tenuto a partecipare.

Eppure sono stati tanti i momenti belli, le emozioni provate, le esperienze positive: tante gocce di umanità che vale la pena far conoscere, perché è da qui che bisogna  ripartire.

La Missione, infatti, è chiusa, ma non finita!

GRAZIE…

La breve cronaca di questi giorni incomincia con un GRAZIE, che a cerchi concentrici –come il mosaico della chiesa di S.Carlo, che ci ha accolto e ospitato per tanti bei momenti– si allarga dal centro alla periferia per abbracciare tutti, vescovo, sacerdoti, diaconi, seminaristi, suore, laici, partendo proprio da “GRAZIE, DIO!”

E’ stato bello ritrovarsi ogni mattina nella cappellina feriale di S.Carlo per la recita delle Lodi e poi spostarsi in chiesa per la concelebrazione eucaristica presieduta da don Diego, del Seminario di Anagni, che ci ha fatto dono, con dolcezza e semplicità, di una Parola, che facilmente poi diventava vita.

Le tre parrocchie di Isola si son sentite davvero una sola cosa e anche se la giornata portava gli animatori ed i seminaristi qui e là nei vari paesi della Zona – Arpino, Santopadre, Fontana Liri, Castelliri, Isola stessa – la sintonia era ormai cosa fatta!

E che dire poi della passione con cui tanti laici si sono lanciati in questa “avventura missionaria”?

Non sono mancate paure e perplessità, qualche errore di certo è stato fatto, molte cose potevano essere realizzate meglio, ma la disponibilità, l’impegno, la buona volontà, la voglia di mettersi in gioco è stata tanta ed ha dato i suoi frutti.

Ma andiamo per ordine.

Se l’incontro con gli operatori pastorali, poteva risultare scontato –si parlava la stessa “lingua”, si sperimentavano gli stessi problemi-, non così era per  l’incontro con gli studenti dell’ITIS e dell’IPSIA.

Si temeva indifferenza, disinteresse, qualche atteggiamento scanzonato nei confronti dei seminaristi, giovani che hanno fatto scelte di vita coraggiose e ai nostri occhi… inspiegabili.

E invece…

Gli incontri con gli studenti sono stati sorprendenti, per la disponibilità con la quale hanno accolto i missionari, l’attenzione prestata nel seguire gli interventi, la voglia e la capacità di dialogare su temi seri.

E dire che sui giovani siamo portati a vedere solo il negativo!

Grazie, Missione!

GIOIA…

La Missione è stata anche festa, gioia, allegria.

Ce l’hanno donata i bambini che mercoledì pomeriggio, accompagnati da mamme, papà, nonni , zii e catechisti, hanno  riempito il piazzale della chiesa di S. Carlo  per ascoltare una “storia” -quella del Figlio ribelle, per la verità non proprio esatta– e rappresentarla con tanto di costumi e di dialogo nella maniera più vera.

Hanno corso, saltato, giocato, ascoltato con attenzione e fatto la loro parte con serietà, godendo nello stare insieme e rammaricandosi –piccoli e grandi– che la stessa cosa non si possa fare più spesso.

E chi l’ha detto che un frutto della Missione non possa essere proprio questo?

CANTO…

Scende la sera, ma la Missione continua. Per la strada e nelle case.

In piazza i giovani dell’Immacolata suonano e cantano, avvicinano altri giovani, invitandoli alla serata di venerdì, “Una LUCE nella notte”.

Intanto in 7 punti della nostra città locali pubblici o case private giovedì sera hanno aperto le loro porte per ospitare i Centri di ascolto.

Qualcuno più numeroso, qualche altro più limitato nel numero, qualcuno più “freddo”, qualche altro più coinvolgente, ma tanti sono stati gli interrogativi posti sul tema della vita, che necessariamente richiama la morte, con tutto il suo bagaglio di dolore e di angoscia, che solo la fede sa lenire.  Anche in questo caso il saluto finale portava a dire “Incontriamoci ancora”, “tornate, è stato bello!”, “mi sono sentita rasserenata”…

PREGHIERA…

Sapete qual è la forza di ogni iniziativa dello Spirito? La preghiera.

E’ stata intensa e incessante.

Dall’alba al tramonto. Ogni giorno nelle due Case delle Suore, in Via Selva e a Via Napoli, si sono innalzate lodi e suppliche fin dalle prime ore del mattino e nel pomeriggio, guidati dai due diaconi della parrocchia, Loreto e Gianni, ci si è fermati in adorazione dinanzi al Santissimo per meditare la Parola del Signore, invocarlo, chiedendo grazie e benedizioni per sé, per i propri cari, per chi non ci ama o non amiamo a sufficienza, per la comunità tutta, toccata dalla grazia della Missione.

UN’ATTENZIONE PER OGNI ETA’

Siamo tutti preziosi agli occhi di Dio, bambini e vecchi, sani e malati, colti e ignoranti, tutti, proprio tutti, con i nostri limiti e le nostre  ricchezze, siamo un “dono” del Signore.

E quando la vita si fa dura e difficile, quando la speranza sembra cedere il passo alla delusione e alla stanchezza, quando il rammarico o il rimorso ci rendono tristi e infelici, è proprio allora che dobbiamo fugare il buio della disperazione e accendere una luce nella notte della nostra vita e della nostra anima, come hanno fatto le Sentinelle del mattino con i giovani della “movida” notturna venerdì sera a S. Lorenzo. Un’esperienza da brivido!

UNA LUCE NELLA NOTTE!

Sono tante, per la verità, le luci accese di notte nelle nostre strade: pub, pizzerie, bar, ristorantini, gelaterie, cornetterie… tutte piene di giovani, desiderosi di stare insieme, parlare, divertirsi, bere, mangiare e per qualcuno –o per molti?- provare addirittura a “sballare”.

La Missione ci ha fatto sperimentare una cosa per noi nuova.

Mentre in piazza si diffondevano dal palco musica e parole, nelle strade si intrecciavano sorrisi e inviti, discreti ma convincenti, ad entrare in chiesa. C’era Qualcuno lì ad aspettare.

Giovani che ti accoglievano, ti spiegavano, ti accompagnavano all’altare, si inginocchiavano con te, che accendevi un lumino e lasciavi la tua preghiera, il tuo messaggio, la tua richiesta, mentre un canto soffuso inondava la navata di S. Lorenzo, in penombra.

E poi, se volevi, solo se volevi, nelle cappelle laterali c’era un sacerdote –ce n’erano tanti venerdì sera!- con cui aprire il tuo animo e il tuo cuore. Qualche lacrima si è vista scendere. Per la gioia? Per l’emozione? Come segno di gratitudine? Come impegno?

Non chiediamo risposte, diciamo solo “Grazie, Signore!”, ma anche “Grazie, don Mario! “, “Grazie, don Giuseppe!”. La Missione continua.

 – Luciana Costantini

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