Omelia del Vescovo Gerardo per l’ordinazione diaconale di Tomas Jerez

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IO NON SO PARLARE…SONO GIOVANE!

 

Omelia per l’ordinazione diaconale di Tomas Jerez

Aquino-chiesa Madonna della Libera, 23 maggio 2014

 

Amata Chiesa di Sora-Aquino-Pontecorvo,

la Parola oggi ti convoca nell’esultanza della lode e della gratitudine al Signore Gesù, perché il suo Soffio divino, in questo Cenacolo abitato dalla presenza spirituale di Maria, invocata come Madonna della Libera, consacrerà il nostro fratello Thomas per il servizio del Vangelo, della carità, e della preghiera.

Riconosci, Chiesa di Dio, in questo dono, una speciale rivelazione dell’amore del Risorto, che venendo incontro ai bisogni del suo gregge, mentre conferma la chiamata di questo nostro fratello, gli affida il ministero con il quale lo aggrega alla sua missione evangelizzatrice.

Caro Thomas, con la tua risposta alla divina vocazione, scoperta nel cuore della tua giovinezza, e hai fatto della tua fede un assenso intelligente alla sua volontà, e della tua disponibilità interiore, un’intima amicizia e una progressiva condivisione dei suoi progetti. Oggi, insieme con te, prega per invocare il dono dello Spirito consacratore tutta questa nostra assemblea: diaconi, presbiteri, religiosi e religiose, comunità parrocchiali, e soprattutto tanti giovani che condividono la tua gioia.

Vi guardo negli occhi e leggo in tanti di voi una domanda che volentieri interpreto e rivolgo, a nome di tutti, a Thomas: “Perché questa scelta? Cosa sarà della tua vita e dei tuoi sogni? Perchè rinunciare a  tante altre opportunità? Può renderti davvero felice la tua consacrazione come servo di Gesù Cristo?”. Carissimi, lasciamo spazio allo stupore. La matematica delle soddisfazioni, dei tornaconti, delle frivolezze, delle banali soddisfazioni, produce debiti e passività rispetto ai talenti che Dio ci affida! I nostri calcoli possono soltanto umiliare i grandi progetti e la fantasia di Dio. Lui sbaraglia le nostre logiche, drammaticamente miopi, e spesso egoiste.

Non avere paura!

Caro Thomas, ricordati che il primo modo per vivere la tua vita come servizio non è fare qualcosa, nemmeno grandi cose, ma rispondere a Qualcuno. Lui che ti viene incontro con la consolante presenza: “Non avere paura…io sono con te”.  La paura fa brutti scherzi: i nostri desideri di obbedire all’attrazione della chiamata di Dio, si frantumano nello scontro con la durezza delle nostre resistenze e timori. Invece, tu e Dio vi siete reciprocamente scelti. Hai accettato di consegnare la tua vita alla sua Parola. Lui ti conosce da sempre, “prima di formarti nel grembo materno”; mentre tu l’hai saputo ascoltare, proprio nella stagione più promettente della tua vita, quando i tuoi sogni sembravano prendere corpo, diventare realtà i tuoi ideali, esaltanti i tuoi progetti, convincenti le tue decisioni. Avrai accolto i primi germogli dell’iniziativa di Dio come un disturbo, un’interferenza, un’intrusione, rispetto al calendario delle tue previsioni. Avrai persino cercato di sottrarti all’iniziativa di Dio con le tue obiezioni, gli alibi e le giustificazioni più granitiche. Avrai rischiato, pertanto, di impedire e vanificare la fiducia che Dio pensava di riporre su di te. Anche Mosè ci ha provato, presentando le sue ostinate obiezioni. Ma Dio non indietreggia. Anche con Geremia reagisce con la stessa audacia: “Non dire ‘Sono giovane’. Tu andrai…”. Con ciò, il Signore intende incoraggiare e non costringere. Dio è solo preoccupato che in te, come in ciascuno di voi carissimi adolescenti e giovani, non prevalga la paura, lo spavento, la ritrosia, l’inganno delle comodità.

Resta la sproprorzione tra il suo dono e le tue capacità, e prevale il senso di inadeguatezza: ma tutto questo, che Lui già conosce, non basta a fermarlo. Dio va avanti, e spinge in avanti la tua storia, modellandola secondo le sue misure. Tu non sei stato né pensato né scelto a caso: sei irripetibile e unico, la tua riposta è importante e decisiviva. Anche l’evento dell’Annunciazione del Signore a Maria, nella casa di Nazareth, provoca il timore e il dubbio: Dio attende la sua risposta, e nessuno avrebbe potuto prendere il posto di Maria. Se Lei avesse rifiutato l’invito di Dio, la storia avrebbe avuto certamente un altro corso, che noi non riusciamo neppure a immaginare.

Metto le mie parole sulla tua bocca

Con l’ordinazione diaconale, Dio mette le sue parole sulla tua bocca, purificata dalla sua mano: non le tue parole umane sulla bocca di Dio, insegnando al popolo quello che piace, ma sulla tua bocca, e quindi nella nudità del tuo animo, le sue parole, per dire anche quello non piace né a noi né agli altri.

Scrive s. Gregorio Magno nella sua ‘Regola pastorale’: “Spesso, guide d’anime improvvide e paurose di perdere il favore degli uomini, hanno gran timore di dire liberamente la verità; e, secondo la parola della Verità, non servono più alla custodia del gregge con lo zelo dei pastori ma fanno la parte dei mercenari (cf. Gv. 10, 13), poiché, quando si nascondono dietro il silenzio, è come se fuggissero all’arrivo del lupo…che cos’è di diverso, per un Pastore, l’avere temuto di dire la verità dall’avere offerto le spalle col proprio silenzio?”.

La parola dell’apostolo Paolo, che abbiamo appena ascoltato, ti impegna a non falsificare la parola di Dio, “annunciando apertamente la verità…al cospetto di Dio”. Non sei padrone della Parola che annunci, ma servo obbediente. Oggi ti affiderò il libro dei vangeli che la Chiesa ti invita ad accogliere come programma di vita con il cuore e con l’assenso gioioso della tua volontà,: “Ricevi il vangelo di Cristo del quale sei divenuto l’annunciatore: credi sempre ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni”.

Inoltre l’apostolo ti richiama ancora: “Noi non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore…siamo i vostri servitori a causa di Gesù”. Il diaconato consacra il coraggio e la fedeltà alla Parola! Il mondo ha bisogno di Lui, non di noi; e se cerca noi, è solo perché ha bisogno di Lui. E quando cerca noi per noi stessi, e non per incontrare Lui, stiamo solo favorendo i nostri interessi e le nostre umane gratificazioni, ma non il bene delle anime.

Amore indiviso, amore incondizionato

Con il diaconato sei consacrato a Cristo con un cuore indiviso. Lui ti è passato accanto, ha posato il suo sguardo su di te, e ti ha scelto: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi”.

Nel mondo greco, il discepolo era colui che si sceglieva un maestro (didàskalos), e si legava a lui; gli pagava un onorario o per apprendere un mestiere, (corrisponde al nostro apprendista) o per approfondire una filosofia o una scienza (allievo). Anche nelle scuole rabbiniche era il discepolo che sceglieva la scuola e il maestro.

Nel Vangelo è invece Gesù che chiama i discepoli, e insegna loro a rimanere nel suo amore. Nel quarto vangelo il verbo “rimanere” ha un significato forte: indica una decisione di vita, per un radicamento defintivo nell’amore di Cristo.

Solo un cuore verginale, ha la possibilità di donarsi total­mente ed esclusivamente al Signore. Ama perfettamente Dio sopra tutte le cose, Lo ama nella carità, e in Lui ama anche il pros­simo, i poveri soprattutto. Come dice San Tommaso d’Aqui­no, il celibato persegue il fine più eccelso: quello di amare e servire Dio.

Caro Thomas, le migliori energie del tuo cuore le investirai sulle persone che non hanno da ricambiarti, la parte migliore di te sia per i più poveri, i più fragili, i deboli e gli esclusi. Con le persone che la società ritiene “pietre di scarto”, tu costruirai l’edificio di Dio, la comunità degli “anawim”, i “poveri di Yahweh”.

Appena eletto Papa, il card. Bergoglio fu abbracciato dal card. Claudio Hummes, suo amico, lo baciò e gli disse: “Non dimenticarti dei poveri”. Lo di anche a te, caro Thomas: ama tutti, servi con amore gratuito e generoso, ma non allearti con i potenti di turno, con le famiglie che contano e pretendono di condizionare le tue scelte evangeliche.

Quanto più la carità regna nel tuo cuore e nella tua volontà, tanto più ill tuo celibato che oggi assumi come condizione definitiva sarà davvero verginale. Un cuore animato dall’amore divino avver­te il bisogno di dedicare a Dio e agli altri tutto se stesso. La comunità sarà per te madre, sorella, e sposa.

Caro Thomas oggi ti affido in modo particolare questi giovani: sii loro amico, perché diventino amici di Cristo. Parla di Dio, ferisci il loro cuore annunciando la tenerezza di Cristo per ciascuno, semina la parola di Dio nel loro cuore, sii compagno sulla strada di Emmaus per condurli alla frazione del pane. Sii per loro maestro di preghiera, per educarli alla ricerca del volto santo di Dio.

L’amore indiviso per Cristo e l’amore incondizionato per i fratelli, sarà autenticato dall’obbedienza alla Chiesa, attraverso il legame sacramentale con il tuo Vescovo. Tale obbedienza non ti renderà schiavo di nessuno, ma sarà la custodia del tuo amore evangelico, evitando le derive del personalismo, dell’autoreferenzialità, del protagonismo che foraggia la superbia e l’isolamento dall’agire ecclesiale.

Un tesoro in vasi di creta

Destinatario di un grande dono, dovrai sempre considerare la tua fragilità e le tue debolezze. Non l’arroganza della presunzione, ma l’umiltà del cuore, ti guiderà nella custodia del dono ricevuto.

Nell’esercizio della preghiera quotidiana svilupperai la tua intima confidenza con il mistero di Cristo; il tabernacolo sarà il crocevia tra gli affetti spirituali del tuo cuore e l’amore del Signore; i silenzi del tuo raccoglimento grideranno la gioia di appartenere totalmente al Maestro che ti ha scelto. Sarai prudente e vigilante nelle tue relazioni, esemplare nella testimonianza di vita.

L’esempio e l’intercessione della Vergine Maria ti aiuterà a favorire le belle opere che il Signore è disposto a compiere in te, servo umile e fedele.

+ Gerardo Antonazzo

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