Un assurdo modello

Stemma Finis Terrae Mons. Gerardo Antonazzo

Un assurdo modello

 

Domenica delle Palme,

Sora-Chiesa Cattedrale, 20 marzo 2016

Il grido di acclamazione della folla presente a Gerusalemme accoglie Gesù come il Messia atteso, inviato da Dio. La liturgia delle Palme accosta intenzionalmente l’ acclamazione gioioso del “Re Messia” con la proclamazione della Passione del Signore: la svolta è repentina, la sequenza è immediata. Infatti, appena concluso il rito di benedizione dei rami e il percorso processionale verso la celebrazione eucaristica, la recita della Colletta ci fa pregare così: “Dio…hai dato come modello agli uomini il Cristo fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce”. Nel brano di s. Paolo ai Filippesi che proclamiamo come seconda lettura della Parola è rivelata inequivocabilmente la scelta strategica di quanto Dio aveva in mente di attuare: “Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio…svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo (schiavo), diventando simile agli uomini”.

La preghiera della Colletta è davvero audace e coraggiosa, perché ci ricorda che Dio ha dato a noi come modello di vita l’Uomo-Dio umiliato sulla croce. Ha davvero senso prendere come modello di vita il fallimento di un condannato? Un modello solitamente deve rappresentare qualcuno che merita di essere imitato. Chi sceglierebbe come “divo” da imitare un personaggio come l’uomo della croce? Ogni modello deve presentare la forza persuasiva dell’attrazione; e invece l’umiliazione della passione merita soltanto la nostra repulsione.

“Modello” è colui dal quale possiamo imparare, perché merita di essere imitato. Modello è colui che dimostra successo e merita di essere emulato Domandiamoci allora quali sono oggi i modelli culturali dominanti, e a quali criteri di valutazione rispondono. Spesso sono “maestri di sospetto” che gettano discredito su Dio, come fosse colui che limita la nostra vita con i suoi obblighi, comandamenti, divieti e proibizioni. L’ideologia sottostante a questo “sospetto” è che la religione dell’imposizione non merita alcuna considerazione perché persegue il fallimento dell’uomo, la negazione della sua autonomia. Tutto questo merita e giustifica la rimozione dalla coscienza umana di ogni riferimento religioso per essere pienamente se stessi.

Ci sono poi modelli “maestri di sospetto” perché gettano discredito sull’uomo e sulla sua dignità, perchè negano il valore della persona, della sua trascendenza, delle sue aspirazioni spirituali, riducendolo ad un groviglio di passioni ed emozioni da soddisfare liberamente, senza nessun freno o impedimento. Non di rado si impongono come modelli di successo quanti propinano la pseudo-cultura della trasgressione, della libertà sciolta da ogni regola e da ogni responsabilità, della soddisfazione, del piacere, della sudditanza della vita fisica al potere della manipolazione, del degrado, del nichilismo, del disprezzo della propria e altrui esistenza, dell’ebbrezza del rischio estremo. I rischi diventano estremi quando sono continui, caratterizzano lo stile di vita, minacciano gli averi, l’incolumità e l’esistenza stessa della persona. Sono legati alla ricerca esasperata di emozione forti, come quella di “vedere l’effetto che fa” stordire e uccidere un amico, azzerando ogni sentimento di rispetto verso se stessi o verso l’altro. Anche le forme estreme di risk-taking oggi assurgono a modelli di comportamento. Son considerati come modelli di vita e di comportamento i molti artisti famosi che attraverso i loro mega-concerti esaltano l’uso indiscriminato di alcool, di erotismo sfrenato e di droghe.

Altri modelli di vita sono i molti divi dello sport, della politica e dello spettacolo che fomentano il successo del guadagno esasperato, nonché disonesto perché spesso frutto di compromessi, ma anche di corruzione e di malavita.

La liturgia delle Palme invita a fare una scelta contro-corrente, offrendoci un modello davvero “assurdo” da imitare, il Cristo umiliato fino alla morte di croce, per avere “sempre presente il grande insegnamento della sua passione”. L’apostolo Pietro scrive ai cristiani della sua comunità rivolgendo loro questa esortazione accorata: “Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme (1Pt2,21). E’ davvero proponibile Gesù come modello della nostra vita? E’ un modello capace di spianarci la strada successo? Sì, perché nel suo amore estremo trova compimento ogni nostra speranza di gioia e di felicità. Parlo di amore estremo, perché Gesù è stato il primo a esercitare il risk-taking non per consumare emozioni narcisistiche, bensì per rivelare la potenza dei suoi sentimenti di amore. Gesù, con l’esempio della sua passione, ci insegna la forza trasformante e salvifica dell’amore per il quale vale la pena non solo vivere ma anche morire, perché “non c’è amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 13). La morte di Gesù non è il risultato di un gioco rischioso finito in tragedia, ma la volontà libera di amare fino all’estremo delle sue forze. Gesù non spreca la sua esistenza per l’ebbrezza di un gioco banale, quanto inutile e dannoso. L’umiliazione fino alla morte di croce genera l’amato a vita nuova, e ciò che sembrava una sconfitta, in realtà si rivela come l’unica forza che salva dal baratro del fallimento.

+ Gerardo Antonazzo

 

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