Ascensione a Cassino

Il Santuario dell’Ascensione a Cassino

“Il santuario dell’Ascensione è posto in luogo ameno e panoramico lungo le falde meridionali del monte Aquilone; vi si accede con una strada campestre che si diparte da quella della vicina località S. Michele di Cassino, ma anche con un collegamento con Cervaro che attraversa il vallone dell’Ascensione. Negli antichi documenti figura come Santa Maria “de Ascenti” o “de Scenzo” o “dell’Ascenso”; più recentemente è detta “l’Ascenza” o “Ascensione”. Compare nel Regesto di Bernardo I Ayglerio alla data dell’8 febbraio 1268[1], per la cessione ad un certo Giovanni di Nicola di un piccolo appezzamento di terreno nel luogo detto “Deleta” ed un altro detto “Cavate” presso la terra di S. Maria de Ascenti ed il fossato di “Cavar”; dal documento pare chiaro che nel secolo XIII il sito della chiesa dell’Ascensione era già soggetto all’estrazione (cava) di materiali inerti per l’edilizia”.

Così inizia la descrizione e la storia del piccolo santuario fatta da Emilio Pistilli nel suo libro “Le chiese di Cassino – Origini e vicende“. Altre attestazioni risalgono al 1490, periodo in cui la chiesa “appariva quasi abbandonata e non più officiata”; un’epigrafe affissa alla destra della porta di ingresso della chiesa porta la data del 1742; infine nell’anno 1800, un anno dopo il passaggio delle truppe francesi che devastarono la città di S. Germano (Cassino) e quasi tutti gli edifici religiosi, il Registro riporta che l’abate Marino Lucarelli trovò “S. Maria dell’Ascensione, detta volgarmente dell’Ascenza”.

“Danneggiato durante l’ultimo conflitto mondiale – conclude Pistilli -, il santuario è stato restaurato e restituito al culto con la festività solenne nel giorno dell’Ascensione. L’ultimo intervento di restauro risale alla fine degli anni Novanta, quando furono messe in sicurezza le profonde lesioni con il rifacimento dei cordoli e la copertura con capriate in legno a facciavista; furono rifatti anche gli intonaci interni ed esterni ed il pavimento, nel quale si apre una botola per l’accesso all’ossario, che conserva ancora resti umani. La facciata è stata abbellita con tre pannelli policromi di maiolica, opera di Cosimo Colella.

Il santuario è dipendenza della parrocchia di S. Antonino Martire”.

Per un approfondimento, v. E. PISTILLI, Le chiese di Cassino – Origini e vicende, Ed. CDSC 2007, pag. 223-226.

[1] Regesti Bernardi I Abbatis fragmenta, ed. A. CAPLET, Tipografia vaticana, 1890, n. 58, pag. 20.