Omelia Veglia di Pentecoste

Non ti scoraggiare,

hai la forza dello Spirito Santo


Meditazione per la Veglia diocesana di Pentecoste

Cervaro, 18 maggio 2018

 

Cari amici,

carissimi giovani,

in attesa della rinnovata Pentecoste, effusione dello Spirito di Dio sulla nostra Chiesa, vegliamo in preghiera con Maria, in questo Cenacolo di fraternità e amicizia spirituale. Sorprende il fatto che nella spiritualità cristiana solo lo Spirito sia esplicitamente invocato con l’aggettivo “santo”. Confessare “santo” lo Spirito significa riconoscere e attribuire  a Lui una particolare missione di santificazione nella vita della Chiesa. Lui è lo Spirito santificatore. Senza l’azione dello Spirito non è possibile alcuna forma di santità. Lo Spirito è santificatore, rende santa la nostra esistenza perché ci “separa” da ogni forma di male e ci orienta al desiderio del vero bene secondo Dio.

Per comprendere l’opera di santificazione dello Spirito vi consegno alcuni simboli con i quali nella Bibbia si parla dello Spirito e che sono stati ereditati dalla spiritualità cristiana, come ad esempio nell’antico Inno del “Veni, creator Spiritus”. I più antichi manoscritti che si conoscono non sono anteriori al sec. X, e perciò la sua data non può essere anteriore alla seconda metà o alla fine del sec. IX. Le parole della seconda strofa invitano ad invocare lo Spirito Santo come “acqua viva, fuoco, amore, santo crisma dell’anima”.  La metafora dell’acqua ci fa ripartire dal Battesimo; la metafora del fuoco ci rivela la forza dell’amore; la metafora del crisma, in quanto unzione interiore, predispone in modo speciale al discernimento secondo lo Spirito.

Il simbolo dell’acqua affonda le sue radici nella costante letteratura biblica. Nella recita del Credo noi professiamo la fede nello Spirito Santo che “dà la vita”. Proprio come l’acqua, elemento fondamentale per la vita della natura. Che vita dà lo Spirito Santo? Come il tralcio che , innestato nella vite, riceve la linfa della vite per una nuova vita (Gv 15), così il battesimo ci innesta in Cristo e dona la vita divina, la vita nuova in Cristo. Il credente vive di una doppia vita, mai di una “vita doppia”: gode della vita naturale e di quella soprannaturale, fatta di conoscenza e amicizia divina. Nell’acqua del battesimo lo Spirito crea l’uomo nuovo, non il superuomo di Nietzsche ‘gonfio di vita’.

L’acqua evoca anche il bisogno di dissetarsi. Come l’acqua per l’arsura e la sete, così lo Spirito disseta il desiderio di Infinito: “Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: ‘Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva’. Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui” (Gv 7, 37-39). Di sete si può morire; ma si può anche morire di acqua inquinata: si può morire di illusioni e di inganni, si può morire di tristezza e di noia; si può morire di solitudine e di esclusione; si può morire di solitudine e di disperazione: Alla donna di Samaria, incontrata nell’arsura a mezzogiorno, Gesù promette: “Chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna”  (Gv 4,14). L’uomo senza Dio soffre dentro di sé l’arsura dell’anima: “L’uomo è come un viandante che, attraversando i deserti della vita, ha sete di un’acqua viva, zampillante e fresca, capace di dissetare in profondità il suo desiderio profondo di luce, di amore, di bellezza e di pace. Tutti sentiamo questo desiderio! E Gesù ci dona quest’acqua viva: essa è lo Spirito Santo, che procede dal Padre e che Gesù riversa nei nostri cuori” (Papa Francesco, 8 maggio 2013).

Lo Spirito Santo si posa sui discepoli nel giorno di Pentecoste anche sotto forma di lingue come di fuoco. Nel simbolo del fuoco lo Spirito si rivela come potenza trasformante dell’Amore divino: “L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”(Rm 5,5). Con particolare pregnanza l’apostolo Giovanni scrive: “L’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore […]egli ci ha donato il suo Spirito” (cfr. 1Gv 4, 7-13). Lo Spirito nel cuore del discepolo ritma il respiro e assicura il battito regolare dell’amore. Quali sono e segni e gli effetti dell’amore di Dio nel cuore del credente? Il fuoco brucia, purifica e riscalda. Così lo Spirito di Dio: è amore divino che arde senza consumarsi (Es 3, 2). San Paolo dice: “Non spegnete lo Spirito” (1Ts 5,19). Il fuoco brucia e, consumando, trasforma: lo Spirito è santo perché brucia il male, promuove il bene, esalta il meglio. Come il fuoco, lo Spirito brucia e distrugge le scorie delle miserie, i veleni delle maliziosità, la tossicità dei vizi. Il fuoco dello Spirito purifica la nostra vita, risana ogni tiepidezza che ci getta nell’insignificanza di una vita senza impegno e senza coraggio, fa brillare sempre più nitidamente i riflessi della luce di Dio nella nostra coscienza. Il fuoco dello Spirito riscalda il cuore, lo infiamma di ardore, di passione, di energia e vigore. 

Un ultimo simbolo per lo Spirito che questa sera voglio consegnarvi è quello dell’olio, e quindi dell’unzione: “Ora voi avete ricevuto l’unzione (“chrisma”) dal Santo, e tutti avete la conoscenza” (1Gv 2,20). Lo Spirito unge e consacra, quindi discerne e distingue, e aiuta a riconosce ciò che viene da Dio e ciò che viene da Satana. Tutti noi siamo esposti alla confusione, cadiamo nell’errore, siamo asserviti alle mode del momento, veniamo soggiogati dalle pressioni culturali. Lo Spirito è l’amore di Dio che penetrando nell’intimo della nostra anima, come olio nelle membra del corpo, penetra e viene assorbito spiritualmente per santificare e illuminare la coscienza di luce nuova:  rende capaci di agire con i frutti propri dello Spirito: “Le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere […] Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5, 19-22).  “Lascia che la grazia del tuo Battesimo fruttifichi in un cammino di santità. Lascia che tutto sia aperto a Dio e a tal fine scegli Lui, scegli Dio sempre di nuovo. Non ti scoraggiare, perché hai la forza dello Spirito Santo affinché sia possibile, e la santità, in fondo, è il frutto dello Spirito Santo nella tua vita (cfr Gal 5,22-23)” (Gaudete et exultate, 15). Nella medesima Esortazione apostolica il Papa riconosce come la vita attuale offre enormi possibilità di scelte, e il mondo le presenta come se fossero tutte valide e buone. Il discernimento è uno strumento di lotta per seguire meglio il Signore: è in gioco il senso della mia vita e la via della piena libertà (nn. 166-171). Il discernimento spirituale fa luce anche sulle scelte di vita: lo Spirito Santo non solo ci guida nella scelta tra ciò che ci fa male e ciò che ci fa bene, ma incoraggia nel perseguire il compimento di ciò che è meglio. La vita cristiana è un combattimento contro la mentalità pagana che ci insidia, ci inganna, ci intontisce e ci rende mediocri, ci toglie ogni entusiasmo (n. 159). Il discernimento smaschera soprattutto l’accidia che ci porta a non prenderci cura di noi, delle scelte importanti, delle decisioni da non rimandare; ci avvelena con lo scoraggiamento, con la noia, con i vizi, con la mollezza delle abitudini, con l’egoismo, con l’autorefenzialità, con l’autosufficienza, con il narcisismo. L’accidia ci fa sembrare tutto questo come normale e lecito. Invece, il discernimento spirituale contesta una vita mediocre e comoda. E anche quando tutto sembra andare bene, il discernimento secondo lo Spirito ci provoca per una vita migliore, per offrire a Dio e agli altri qualcosa di più.

 

+ Gerardo Antonazzo

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