Omelia per la solennità di Maria SS. Assunta in Cielo

Liberàti dalla corruzione

 Sora-Cassino, 15 agosto 2017

Oggi il popolo di Dio condivide le parole di Elisabetta e tesse le lodi di Maria, beata per la fede  e benedetta per il frutto del suo grembo. Da parte sua, Maria rinvia all’iniziativa di Dio: “Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente, e Santo è il suo nome” (Lc 1, 49). L’ultima grande opera compiuta da Dio è l’Assunzione di Maria: per Lei “si aprì il tempi di Dio che è nel cielo” (Ap 11,19).

 E’ la Pasqua di Maria

 Nella festa dell’Assunzione di Maria al cielo la Chiesa celebra la Pasqua di Maria, “arcanamente unita a Gesù Cristo fin da tutta l’eternità” (Munificentissimus Deus di Pio XII, 1° novembre 1950). Maria, nuova Eva, è strettamente associata al mistero di Cristo, nuovo Adamo: “In Cristo (risorto) tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo” (1Cor 15, 22-23). La Pasqua di Cristo inaugura la rinascita dell’intero universo: tutto in Lui rivive e risplende della grazia della redenzione. Maria, prima tra le creature umane, è resa partecipe dei frutti della Pasqua di Cristo. Madre del Verbo di Dio, è raggiunta dalla forza liberatrice della Pasqua del suo Figlio sin dall’inizio del suo stesso concepimento, preservando Lei dal contagio della colpa, che invece resta eredità comune di tutte le creature umane.  Maria “ottenne di essere preservata dalla corruzione del sepolcro e, vinta la morte, come già il suo Figlio, di essere innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo, dove risplende regina alla destra del Figlio suo” (Munificentissimus Deus di Pio XII, 1° novembre 1950). La liturgia odierna celebra ciò che la Chiesa crede e insegna: “Tu non hai voluto che conoscesse la corruzione del sepolcro colei che ha generato il Signore della vita” (Prefazio dell’Assunta).

Il peccato che corrompe 

Noi viviamo nel peccato, e perciò nella corruzione. Il termine “corruzione” parla di peccato elevato a regola di vita. La corruzione parla allora di peccato non come singola colpa ma come sistema: “La corruzione è quando il peccato entra, entra, entra, entra nella tua coscienza e non ti lascia posto neppure per l’aria, tutto diventa peccato: questo è corruzione” (Omelia, Santa Marta 3 aprile 2017). L’anima si abitua al cattivo odore della corruzione. Dove invece non c’è peccato non ci può essere corruzione. Dove c’è peccato entra la corruzione dell’anima: “A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte” (Rm 5,12). S. Paolo non pensa alla sola  corruzione  fisica, ma alla decomposizione della coscienza umana. L’apostolo spiega il limite dell’uomo quando è corrotto dal peccato: conserva la volontà per fare il bene secondo la legge di Dio, ma non trova la forza perché è “carnale, venduto come schiavo del peccato” (Rm 7,14). Se vuole fare il bene secondo “l’uomo interiore” e non può, non è molto distante da chi fa il male e ha il peccato dimorante in sé (cfr. Rm 7,20).

Liberati dalla corruzione 

Molte e diverse sono le forme di corruzione. Parliamo innanzitutto della corruzione spirituale. La coscienza della persona corrotta è incancrenita nel peccato, abbrutita dalla malvagità,  perde il senso di Dio e della propria dignità: è una forma di imbarbarimento dell’anima. La persona così corrotta non ha più forza per reagire, e si crede felice così ed è soddisfatto di se stesso, senza più spazio per il Signore e per la conversione. La corruzione spirituale ci distrae e ci allontana dall’incontro con il Signore. La corruzione spirituale si esprime anche in uno spirito di mondanità, uno stile pagano di vita solo apparentemente religiosa. Tale corruzione è disposta a qualsiasi azione di male, perché riguarda la contaminazione del nostro cuore: “Ciò che esce dall’uomo, questo sì contamina l’uomo. Dal di dentro, infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l’uomo” (Mc 7,20-23).

Il peccato grave e sistematico può infierire contro la “casa comune” dell’ambiente e causare la corruzione della natura, la corruzione “ecologica”. La certezza di questa fatalità la ritroviamo nella letteratura di s. Paolo: “Anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio” (Rm 8, 21). Gli incendi che hanno devastato ettari ed ettari di verde al Vesuvio sono frutto di un “disegno preciso, una regia, una strategia criminale che ha provocato un dramma dalle conseguenze incalcolabili…Ci sono tanti modi per uccidere ma così si uccide il futuro di intere generazioni. Vigliacchi e codardi. Almeno i terroristi dell’Isis hanno il coraggio di rivendicare le loro azioni criminali, questi no” (A. Di Donna, vescovo di Acerra). Rimando volentieri a quanto Papa Francesco, a questo riguardo, ha scritto nell’importante enciclica “Laudato sì’”. 

C’è poi la corruzione culturale, dove la gravità del peccato si concretizza in termini di odio, di razzismo, di integralismo e fanatismo religioso, di omofobia, di rifiuto della diversità, dell’efficientismo, dello scarto della debolezza altrui.  

Dobbiamo ammettere anche la diffusione drammatica della corruzione sociale: essa chiama in causa il fallimento della legalità. Così, nel Critone di Platone, Socrate respinge la proposta di chi vorrebbe farlo fuggire dalla prigione dove, rinchiuso, attende la cicuta, grazie al danaro raccolto da un gruppo di amici e sostenitori per corrompere il carceriere: “Ci sarebbe forse possibile vivere, se fosse corrotta quella parte di noi che viene turbata dall’ingiustizia, mentre dalle cose giuste riceve giovamento? È giusto o ingiusto che si cerchi di  evadere pagando e ringraziando coloro che ci aiuteranno a farlo?”. La  corruzione sociale chiama in causa soprattutto la crisi etica e morale che attraversa molte istituzione locali, nazionali, europee e internazionali. Si intreccia con la diffusa corruzione politica ed economica, con l’unico intento di favorire il malaffare.

E’ possibile una soluzione alla tragedia della corruzione?.  “Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte?” (v. 24). Essere liberati da questo “corpo di morte” significa essere salvati dal potere del peccato dimorante nella debolezza umana. Così “la legge dello Spirito, che dà vita in Cristo Gesù, ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte” (Rm 8,2).  Felice e stupenda soluzione: la creatura corrotta, incapace di compiere il bene a causa della pressione del peccato può essere liberata dalla potenza dello Spirito di Gesù risorto, dalla Pasqua di Cristo. L’uomo può non peccare; lo Spirito della Pasqua di Cristo operante nel cristiano potenzia la sua volontà di compiere il bene e di vivere secondo Dio. Partecipando alla Pasqua di Cristo, il cristiano è una creatura nuova perché liberata dalla corruzione del peccato e della morte spirituale!

Cari amici, sentiamoci attratti dalla purezza di Maria, Assunta in cielo, preservata dal peccato e da ogni forma di corruzione, compresa quella del sepolcro. Non si spenga in noi la nostalgia della bellezza spirituale che la grazia pasquale di Gesù Cristo rende possibile anche nella nostra vita. Maria è preservata, noi invece possiamo essere liberati da ogni forma di corruzione. E’ Lui che ci libera, ci salva, ci riscatta, sostenendo il nostro cammino esodale da ogni forma di schiavitù e sottomissione al peccato che addormenta la nostra coscienza e narcotizza la nostra libertà, ad una condizione di creature liberate, affrancate dalla corruzione.

                                               + Gerardo Antonazzo

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