Intervento del Vescovo Gerardo al Premio internazionale S. Tommaso

Aquino, chiesa Madonna della Libera, 8 marzo 2015

Saluto molto cordialmente tutti i presenti, partecipi di questo straordinario evento del “Premio internazionale S. Tommaso”, in particolare s. Ecc.za mons. Pagano, Prefetto Archivio Segreto Vaticano, il Presidente del Circolo s. Tommaso d’Aquino e tutti i membri, le stimate Autorità Civili e Militari.

Il pensiero filosofico-teologico di s. Tommaso è sempre importante per la sua profonda verità e ineguagliabile spessore contemplativo e speculativo. Considerando alcune  priorità pastorali della vita della Chiesa in questo momento storico-culturale, non ci può sfuggire la provvidenziale complementarietà di prospettive tra le “cinque vie” che s. Tommaso propone per l’evidenza dell’esistenza di Dio, con i cinque verbi, paragonabili alle “cinque vie” tomiste,  utilizzati da Papa Francesco nel testo dell’ Esortazione apostolica “Evangelii gaudium”, documento espressivo del suo stile pastorale e in qualche modo anche programmatico del suo ministero petrino.

Questi cinque verbi, Uscire-Annunciare-Educare-Abitare-Trasfigurare, sono pensati dal Papa  come struttura dorsale dell’agire ecclesiale. Il Comitato preparatorio del prossimo Convegno ecclesiale nazionale che si svolgerà a Firenze nel prossimo mese di novembre sul tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”, li ha assunti come le cinque vie possibili per rifondare un nuovo umanesimo.

Se le cinque vie di s. Tommaso strutturano la mente umana verso la ricerca di Dio, le cinque vie dell’agire pastorale della Chiesa illuminano e dirigono la mente verso l’Uomo, da riconoscere nella sua dignità, da servire e promuovere per come merita la sua natura e la sua vocazione. Cinque vie per arrivare a Dio, cinque vie-cinque verbi per arrivare all’Uomo. La questione “teologica” oggi sembra coniugarsi alla questione antropologica che è alla base dall’attuale crisi umanistica.

In un presente pieno di opportunità ma anche di pericoli per l’umano, la Chiesa può pronunciare, a beneficio di tutti, una parola credibile e significativa sulla questione dell’Umano. In un tempo di esasperata tecnocrazia, di un’economia che fa crescere le disuguaglianze e le esclusioni sociali, di una natura che, drammaticamente sfruttata e tormentata da scelte irrazionali si ribella contro l’uomo, di mutamenti sociali e demografici profondi, di tante sfide decisive, non ultime quelle del fondamentalismo religioso e del terrorismo internazionale, per non restare vittime di questo tempo occorre rifondare una nuova prospettiva antropologica dalla quale lasciarsi ispirare e da cui ripartire.

Domandarsi cosa significa essere umani oggi, alla luce del “di più” della fede, è entrare nello spazio pubblico con una questione aperta a tutti, non solo ai credenti. Una questione che arricchisce, e certo non minaccia, la libertà di pensiero e di scelta. La sfida è dunque quella di “uscire” dalla cerchia di chi si sente già parte della famiglia della Chiesa, per interpellare anche il mondo laico e gli uomini della cultura, del lavoro, dell’economia, della politica e di ogni altra realtà civile e sociale che abbia a cuore il destino dell’uomo e dell’intera umanità.

S. Tommaso è maestro di autentico umanesimo.

L’Aquinate seppe lavorare all’interno della grande tradizione classica, anzi non soltanto di una ma di due tradizioni, quella agostiniana e quella aristotelica, in modo tale da ricongiungere in una nuova sintesi queste due linee di pensiero straordinariamente ricche di intelligenza teoretica.

Il fondamento ultimo della pedagogia tomista non è altro che il concetto che Tommaso si formò sulla persona: perché dalla perfezione razionale di una persona fluisce un’azione educativa indirizzata ad un’altra persona, amata per ciò che è e per ciò che può divenire. Il compito principale dell’educazione è prima di tutto aiutare lo sviluppo dinamico mediante il quale l’uomo forma se stesso nell’essere un uomo. Infatti, l’educazione si può concepire come un processo di umanizzazione: «Ambula per hominem!». Non si può educare l’uomo, ignorando l’uomo.

Giovanni Paolo II nella Lettera apostolica alla Pontificia Accademia S. Tommaso, scrive: “Nelle condizioni culturali del nostro tempo sembra veramente opportuno sviluppare sempre più questa parte della dottrina tomistica che tratta dell’umanità, dato che le sue affermazioni sulla dignità della persona umana e sull’uso della sua ragione, perfettamente consone alla fede, fanno di san Tommaso un maestro per il nostro tempo. Gli uomini, soprattutto nel mondo odierno, sono preoccupati da questo interrogativo: cosa è l’uomo? “ (n. 4).

San Giovanni Paolo II, nel Discorso del 13 Settembre 1980, alla fine del VIII Congresso Tomistico Internazionale, chiama San Tommaso “Doctor humanitatis”: “Doctor Humanitatis è il nome che diamo a san Tommaso d’Aquino perché era sempre pronto a cogliere i valori di tutte le culture” (n. 3) .

La visione dell’umano oggi è sottoposta alla cultura del relativismo, dell’edonismo e dell’irresponsabilità anche a costo di negare l’evidenza della stessa natura. L’umanesimo tomista rappresenta per noi oggi un punto di riferimento insostituibile per non rischiare la deriva e il naufragio irrimediabile dell’autentico umanesimo integrale.

 

 

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