A S. Angelo in Th. 23 nuovi Cresimati

A S. Angelo in Th. 23 nuovi Cresimati

La II domenica di Pasqua, Domenica della Divina Misericordia, dopo l’emozionante cerimonia della Benedizione da parte del Vescovo Gerardo Antonazzo della restaurata statua della Madonna della Pietà e dopo la Processione che solennemente l’ha portata dal santuario sul colle nella chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista al centro del paese (Vedi Articolo), si è svolta la solenne Celebrazione Eucaristica, presieduta dal Vescovo, con il conferimento del Sacramento della Confermazione. La comunità parrocchiale si è stretta intorno ai suoi simboli di fede ed ha partecipato in pienezza ad entrambi i momenti.

Ventitre ragazzi della Parrocchia: Anna Chiara, Camilla, Simone, Emanuel, Emanuela, Giulia, Valeria, Giorgio, Lorenza, Davide, Luca, Andrea, Lisa, Samuele, Cristian, Giulia, Enea, Enzo, Davide, Francesca, Gabriele, Eliseo, Pamela, hanno preso posto nei primi banchi, insieme ai loro padrini e madrine. Più in là erano i genitori, anche loro trepidanti ed emozionati come i loro adolescenti figli. E’ stata una catechista a presentare al Vescovo i cresimandi, attestando che si sono preparati a questo momento frequentando per due anni gli incontri di catechesi con interesse e partecipazione. “Li affidiamo alle sue preghiere perché possano, con la forza dello Spirito che stanno per ricevere, essere sempre testimoni dell’Amore di Dio in ogni situazione della loro vita”.

Il Vescovo li ha accolti come sempre dialogando con loro e rivolgendosi a loro direttamente, stimolandoli a prendere sempre più coscienza, con gioia e responsabilità, di quello che stavano facendo. Infatti, ponendo loro le domande di rito, non lo ha fatto in modo solo formale e dovuto, ma con tutta la carica di convinzione e di stimolo possibile. Ed essi hanno risposto con voce chiara e decisa affermando la loro volontà di ricevere lo Spirito Santo per diventare cristiani più adulti e consapevoli.

Nella bellissima e intensa omelia, Antonazzo ha saputo magistralmente coniugare i brani liturgici del giorno con la situazione che si viveva in quel momento, la Cresima e la presenza sia della statua tanto amata della Madonna della Pietà sia del quadro dell’Amore Misericordioso, scendendo alla concretezza della vita. E proprio su questa espressione si è soffermato a riflettere: questa parola, pietà, è spesso usata in accezioni negative, ha osservato. “Fare pietà”, per esempio, è un’espressione che significa che quella persona non vale niente; peggio ancora quando si dice: non avere pietà, che significa essere crudeli. Pensate, ha detto, alla parabola del Buon Samaritano: di fronte all’uomo pestato a sangue, alcuni passano senza badarci, l’unico ad “avere pietà” e a soccorrere il malcapitato è il Samaritano che passava di là. Se “avere pietà” significa solo dire “Poverino!” senza portare alcun beneficio, si scivola in un vuoto pietismo.

Nell’Antico Testamento, ha proseguito il Vescovo, c’è ripetutamente una bellissima espressione riferita a Dio: per es. nell’Esodo si dice “Dio guardò l’afflizione del suo popolo e usò misericordia“, cioè Dio agisce, prende l’iniziativa, entra nella storia e decide di aiutare il suo popolo.

Ecco, ha fatto notare, questo “usare misericordia”, che è l’agire di Dio, è anche il significato della Madonna della Pietà. Guardiamo la statua, ha invitato, in questa rappresentazione Maria accoglie il dolore del Figlio-Dio, si piega su di lui e si lascia piagare dal dolore di Cristo. E’ un’icona importante, soprattutto oggi, in cui spesso l’indifferenza uccide più del dolore. Maria ci insegna come fare attenzione, mettersi in ascolto, accogliere il dolore degli altri. Se volete capire cosa vuol dire avere pietà e usare misericordia, guardate questa Madre.

Una seconda icona della misericordia ce la offre il Vangelo. Gesù, nella sera di Pasqua, entra nel Cenacolo dove erano 10 apostoli (mancavano Giuda e Tommaso) e dice “Pace a voi!” e mostra le sue piaghe. Cosa avremmo fatto noi, traditi dagli amici? avremmo sicuramente… presentato il conto; Gesù no, mostra le piaghe.

Una terza icona è quella del vangelo odierno (Gv 20, 19-31): dopo otto giorni Gesù torna nel Cenacolo con le stesse parole e chiama Tommaso per nome, proprio come fra poco voi cresimandi sarete chiamati per nome uno per uno. Gesù non rimprovera Tommaso, l’incredulo, lo invita ad avvicinarsi e lo incoraggia e Tommaso risponde con una bella professione di fede. Dove si copre la distanza, rifiorisce l’amicizia.

A questo punto il Vescovo Antonazzo ha voluto fare ai giovani tre consegne: 1. imparate la tenerezza. Impregnati dall’amore di Gesù, cercate di ascoltare il dolore dei vostri amici prima che succedano cose tremende, non siate crudeli e non ripetete gli errori degli adulti. Usate pietà, ascoltate anche il silenzio di un compagno, un amico, forse è ferito dentro. 2. Evitiamo le ostilità, le dichiarazioni di guerra, usiamo il perdono, come Gesù, lanciamo un messaggio di riconciliazione. 3. Come Tommaso, diventiamo prossimi, in famiglia, tra famiglie, persone, amici, sciogliamo la diffidenza, i pettegolezzi, le ostilità. Facciamoci prossimi. Da oggi dipende anche da voi. Ricevendo lo Spirito ricevete nel vostro cuore una trasfusione di Amore, pietà, tenerezza, misericordia.

Subito dopo c’è stato il rito suggestivo della preghiera di invocazione dello Spirito, dell’imposizione delle mani e della Crismazione. Ogni ragazzo, chiamato per nome e accompagnato dal padrino o madrina, ha ricevuto dal Vescovo sulla sua fronte il sacro Crisma insieme all’affetto e all’incoraggiamento, in un momento indimenticabile.

La lunga, densa e significativa mattinata di S. Angelo in Theodice si è conclusa in modo festoso  ed il Parroco, Don Nello, ha dichiarato: “Al termine di questa giornata, in cui abbiamo celebrato il Trecentesimo Anniversario del primo segno miracoloso della Madonna della Pietà, una sola parola voglio rivolgere a Dio, alla Vergine Maria e a tutta la nostra comunità di Sant’Angelo: GRAZIE”.

Adriana Letta

Foto di Loredana Fargnoli

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