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Precetto Pasquale in Tribunale

Il Vescovo incontra magistrati e avvocati nell’imminenza della Pasqua

 

Come da tradizione, anche quest’anno, in vista della Pasqua, si è celebrata la S. Messa in Tribunale a Cassino ed è stato il Vescovo diocesano Gerardo Antonazzo a presiederla, affiancato da Don Benedetto Minchella, essendo, il palazzo del Tribunale, situato sul territorio parrocchiale, e da un seminarista per il servizio all’altare. L’Aula imponente della Corte di Assise, divenuta chiesa per un’ora, si è presto riempita di magistrati, avvocati, cancellieri, impiegati. In prima fila il Presidente Aschettino, in rappresentanza del Procuratore (il nuovo Procuratore Fucci si insedierà venerdì prossimo) la dott.ssa Beatrice Siravo, e i rappresentanti dell’Ordine degli Avvocati.

Il tradizionale Precetto Pasquale quest’anno, ha osservato il Vescovo, si tinge di speranza, trovandoci nell’Anno Giubilare della Speranza. Ed è per questo che nell’omelia si è soffermato su questo importante tema, raccordandolo con il Vangelo appena proclamato. Nel brano letto, di Giovanni (Gv 13,21-33.36-38), si parla dell’Ultima Cena, quando Giuda tradisce il Maestro e Gesù, “profondamente turbato dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà”. La speranza, ha aggiunto, sta in un binomio con la “promessa”, perché se c’è una promessa, c’è la speranza di ottenere qualcosa. Nella Cena gli apostoli si trovano nell’ambiente di un pasto ebraico, seguendo il rito antico, ma Gesù immette nell’antico un rito nuovo quando offre il pane dicendo che è diventato il suo Corpo e il vino diventato il suo Sangue. Spiccano, in questo contesto, due personaggi: Giuda e Pietro, figure tipiche. Giuda, persona di rango più elevato, all’inizio era entusiasta di Gesù e pieno di speranza, perché si aspettava che liberasse il popolo dalla dominazione romana; quando comprende che Gesù non ha una missione politica e la sua speranza non si avvera, diventa ostile a Gesù, gli sembra che abbia tradito la promessa. È corto circuito della speranza. Pietro, da pescatore, uomo di duro lavoro, si affina man mano e comprende un po’ alla volta, anche sbagliando, l’insegnamento di Gesù. Pietro promette di dare la sua vita per Gesù, che rispondendo lo avverte: “In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte”. Nella realtà non riesce a mantenere l’impegno, addirittura rinnega di conoscere Gesù. Il gallo canta perché distingue la notte dal giorno: Pietro no.

Noi siamo Pietro e Giuda insieme. La loro umanità racconta la nostra umanità. Ci comportiamo ora come Pietro ora come Giuda. Le grandi promesse della vita sono per noi promessa di speranza. Ma a volte le promesse ci deludono. Le promesse di Cristo, invece, sono mantenute. E dunque, la grande soluzione, ha concluso il Vescovo, è nella Pasqua, certezza e prova dell’attuazione di quelle nostre speranze fondate.

Al termine della celebrazione eucaristica, il Vescovo Antonazzo ha impartito la benedizione ai presenti. Poi i saluti e gli auguri pasquali, in un clima sereno e cordiale.

Adriana Letta