Una vera e propria professione di fede

II Domenica del Tempo Ordinario, Anno A

            Dopo le feste di Natale è ancora Giovanni il Battista che con la sua semplicità e immediatezza ci indica sempre il Salvatore, l’unico per ogni uomo, l’Agnello di Dio, il compimento delle antiche promesse di salvezza, la Pasqua antica resa attuale dalla sua carne, offerta in perpetuo sacrificio per i nostri peccati.

            Ma Gesù non è solo la vittima sacrificale, l’agnello, il compimento dell’antico sacrificio pasquale del popolo d’Israele. Egli è colui che era prima di Giovanni, pur venendo dopo nel tempo: Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me. E ancora, Gesù non solo è prima di Giovanni ma sicuramente e per questo è più grande, avanti a me. Colui che sta davanti è la guida, il capo, il re, il formatore, il governante. Tutto questo voleva dire Giovanni intendendo che davanti a sé e a tutto il popolo stava proprio il Figlio di Dio, Dio in persona che esigeva ogni amore, ogni rispetto ed ogni obbedienza in virtù della sua natura superiore, prima di ogni cosa, principio e forma di tutto ciò che esiste.

            Quella di Giovanni il Battista è una vera e propria professione di fede, fatta nello spirito della più profonda umiltà come si conviene solo ai grandi santi. Ed, infatti, Gesù ebbe a dire di lui: Tra i nati di donna nessuno è più grande di Giovanni il Battista. Sulla terra almeno egli conserva questo primato, anche se nei cieli il più piccolo del regno dei cieli è più grande di lui (Mt 11, 11).

            Ciò non vuol dire che Giovanni il Battista non sia grande anche nei cieli ma semplicemente che la sua missione sulla terra è stata una delle più grandi e più alte e corrisposte, tanto da essere coronata immancabilmente col martirio. Chi sa affrontare il martirio come Giovanni è certamente grande anche nel regno dei cieli! Giovanni spiega perché si sottopone al ministero del Battesimo di Gesù: Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua perché Egli fosse manifestato ad Israele.

            Tutto nel Battista è circonfuso di soprannaturale. Egli è mandato a battezzare, non certo per sua volontà. Egli è tenuto a battezzare persino il Signore Gesù Cristo, di cui dice: non lo conoscevo. Certamente lo conosceva umanamente perché era anche un suo parente, figlio di una cugina di sua madre, ma non lo conosceva nel profondo, nella sua natura più intima e divina. Il Battesimo gli apre gli occhi oltre a manifestare a tutti la potenza divina della Grazia dello Spirito Santo presente nel Signore.

            Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Quello era il segno per Giovanni Battista che Gesù era l’eletto di Dio, l’agnello di Dio, il Figlio di Dio. Sapeva che doveva apparire quel segno e lo vede pienamente manifestato in Gesù. Ciò apre anche i nostri orizzonti di piccoli credenti. Spesso il Signore si manifesta con segni tangibili, visibili per convincere e piegare i nostri cuori induriti.

            Giovanni é pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre (Lc 1, 15) per mezzo di Maria Santissima che va a trovare sua cugina Elisabetta incinta proprio per compiere la sua missione santificatrice per conto di Cristo che porta a sua volta in grembo: appena udito il saluto di Maria, il bambino sussultò di gioia nel suo grembo (Lc 1, 41).

            Maria è ciò che lega realmente Giovanni a Gesù. E’ il canale della grazia che da Cristo passa ai santi, ai consacrati, ai chiamati all’eterna salvezza. Giovanni dal momento della consacrazione per mezzo di Maria, non vivrà altro che per Cristo, la sua vita sarà solo testimonianza di Cristo e niente più: E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio. Giovanni non può uscire più dalla logica di Cristo. E’ troppo infervorato dalla grazia per non essere totalmente consumato dall’amore per Lui.

            Maria santissima gli ha trasmesso il suo spirito, lo spirito di Cristo, per cui la sua vita è ormai completamente nascosta con Cristo in Dio (Col 3, 3). Questa è la verità sul mondo e sull’uomo. Non quella di un cristianesimo annacquato che fa mille compromessi col mondo ma solo la vita di Cristo in vista del Regno del Padre è il supremo interesse e desiderio del cristiano nel mondo nel suo passaggio transitorio verso l’eterno.

            Amare il transitorio è disperdersi in esso. Amare chi ci ha fatti e creati, redenti e santificati unicamente per grazia è costruire la propria casa sulla roccia (Mt 7, 24), la roccia della fede che non può tramontare perché viene dall’eternità.

            Naturalmente questa fede e la generosa risposta ad essa di Giovanni Battista è un esempio per noi tutti per vivere integralmente la fede e dimorare in essa. San Paolo si rivolge, infatti, ai Corinzi come a santi per vocazione, insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro.

            La santa Vergine Maria ci ottenga come per Giovanni Battista la santificazione del cuore, purificando tutti i nostri pensieri e desideri nel percorso della vita.

di P. Luca M. Genovese

Fonte: Settimanale di P. Pio

 

Categorie: Parola della Domenica

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