La relazione perfetta

Santissima Trinità, Anno A

La teologia ci dice che la Trinità é fatta di “relazioni sussistenti”: cioè tre persone sono in intima e costante relazione tra loro e in questa relazione trovano la loro natura e la loro forza e dignità.

Dio è quindi un insieme di relazioni: del Padre verso il Figlio, del Figlio verso il Padre, del Padre e del Figlio verso lo Spirito e viceversa.

Non si può capire Dio se non in questo sistema complesso di continuo e reciproco scambio. Viceversa Dio rimarrebbe mistero inesplorato o al massimo, come lo vedono tanti, un despota solitario che non si immischia nelle cose degli uomini e del mondo perché non può averne esperienza visto che è distante da esse.

Ma Dio è proprio l’esperienza prima di una continua relazione, di un continuo contatto reciproco. In fondo la vita sulla terra, fatta di molteplici relazioni di elementi, di viventi, di suoni e di immagini tra loro non è che una riproduzione di ciò che la Trinità, cioè Dio, è al suo interno. La struttura interna del creato riflette la struttura interna di Dio.

Del resto l’artista imprime sempre il suo modo di essere alla materia che plasma come sua opera d’arte figurativa, musicale o letteraria. Ciò che è l’opera è ciò che è l’artista nella sua intimità più profonda.

Così tutta la creazione e tutto l’universo con le sue complesse e delicate relazioni è immagine del suo artista che è relazione somma e perfetta. La relazione perfetta la vediamo risplendere anche nella massima opera della Trinità: l’Incarnazione del Figlio di Dio e la sua immolazione sulla croce.

L’immagine trinitaria è presente in Maria quando l’Altissimo manda dal cielo il Suo Spirito che avvolge come un’ombra la Santa Vergine perché generi il Figlio dell’Altissimo (Cf. Lc 1, 35).

La Trinità è nel culmine della sofferenza del Signore Gesù sulla Croce quando con espressione veramente trinitaria pronuncia le ultime parole della sua vita terrena: Padre, nelle tue mani consegno il mio Spirito (Lc 23, 46). Lo Spirito Santo, vita di Cristo, torna al Padre dal Cristo uomo morente ma vivente per sempre come Figlio di Dio nello Spirito nel seno della Trinità.

Padre, nelle tue mani consegno il mio Spirito … non è una frase storica ma la vita trinitaria che si rivela a noi e che vive nel culmine del dolore di Cristo per i peccati del mondo.

Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna: era questo il programma di Dio sul mondo. Si è realizzato con la discesa dello Spirito che ha generato Cristo nel grembo della Vergine per un moto ascendente di ritorno al Padre. Dobbiamo partecipare a questo moto trinitario con la fede, unendoci alla santa liturgia che è sintesi dell’Incarnazione (discesa dello Spirito) e della Passione, Morte e Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo (ritorno dello Spirito da Cristo al Padre). In questo noi siamo redenti, salvati per mezzo di Cristo in cui dimora tutta la pienezza della divinità, tutta la Santissima Trinità.

Purtroppo se non si partecipa con la fede al moto trinitario si va incontro alla condanna non di Dio ma da parte di noi stessi, della nostra povera vita senza redenzione, senza grazia, senza relazione, senza salvezza, senza una minima connessione con il moto trinitario che è la vita di ogni uomo: Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

Gesù parla di condanna. Sembra inopportuno per il Buon Pastore (Cf. Gv 10) solerte e misericordioso e che dà la sua vita per le pecorelle. Ma la condanna è nell’ordine delle cose se non si partecipa alla vera vita che è quella divina. La vita diminuisce, diventa una falsa vita, un’ombra di quella vera se non si partecipa all’intimità di Colui che è principio e fine di tutte le cose: tutte in Lui sussistono (Col 1, 17).

Il saluto di congedo di Paolo nella seconda lettera ai Corinzi ha la struttura trinitaria che dovrebbe avere ogni vita cristiana sulla terra in attesa di compiersi nella Santissima Trinità: La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.

Grazia, Amore, Comunione, tre elementi: segno del Figlio, del Padre e dello Spirito che operano nei credenti. La Grazia che viene da Cristo, l’Amore che viene dal Padre, principio di ogni cosa, la Comunione dello Spirito Santo, l’integrazione e quasi fusione delle menti e dei cuori ad opera di Colui che ci ha portato corporalmente Dio sulla terra e si è effuso su di noi nel giorno di Pentecoste, sono l’augurio che Paolo fa ai fedeli di Corinto e a tutti i fedeli.

La vita trinitaria è l’unica vita che si possa e si debba vivere; la stessa famiglia, cellula portante della società, ha questo sigillo trinitario: il padre, la madre ed i figli … segno della comunione del padre e della madre.

La Santa Vergine ci conduca a comprendere il Mistero trinitario che ha operato e vive pienamente in Lei.

Di P. Luca M. Genovese

Fonte: Settimanale di P. Pio 

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