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Omelia per la solennità dell’Epifania (Pontecorvo-Chiesa Concattedrale, 6 gennaio 2023)

DESIDERI ALLE STELLE

Omelia per la solennità dell’Epifania
Pontecorvo-Chiesa Concattedrale, 6 gennaio 2023

 

 

Il cammino dei Magi incrocia i passi di Abramo e il cammino dell’uomo di ogni tempo: una cordata di mendicanti d’Infinito. Camminatori sotto le stelle, esploratori del cielo, cercatori di verità, sentinelle di novità, esploratori di luce, gente abituata alla partenza, sempre pronta a nuovi inizi, capace di cogliere ogni segno di novità, aperta a orizzonti inediti, capace di andare oltre, alla ricerca di nuove rivelazioni, persone in ascolto di ogni suono, voce, richiamo, eco, parola. Abramo come i Magi sono costruttori di carovane, di cammini solidali e sinodali, di strade condivise, di orizzonti inesplorati.

 

Vàttene, àlzati

L’invito perentorio del profeta Isaia al popolo esiliato in Babilonia annuncia una ri-partenza carica di luminosità che inaugura il ritorno nella terra di Israele: “Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce”. Abramo era stato raggiunto da identico imperativo: “Il Signore disse ad Abram: Vattene dalla tua terra” (Gen 12, 1-2). Ogni partenza è benedizione. Abramo, personaggio dell’antico oriente, è esperto di astrologia. Aveva un senso molto profondo del cielo, legato ad un’esperienza religiosa che precede la chiamata di Dio. Abramo era sempre vissuto in un ambiente votato all’astrologia. Secondo alcune tradizioni rabbiniche antiche, è guardando il cielo stellato che Abramo è arrivato ad una profonda esperienza religiosa. Si legge in Gen 14, 22: “Alzo la mano davanti al Signore, il Dio altissimo, creatore del cielo e della terra”. E quando Abramo sarà assalito dal dubbio riguardo alle promesse fatte da Dio a suo favore, viene invitato ad osservare il cielo stellato: “«Signore Dio, che cosa mi darai? Io me ne vado senza figli» …(Dio) lo condusse fuori e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle»; e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza»” (Gen 15, 2.5). Secondo alcuni rabbini, scrutando la bellezza del cielo Abramo è giunto a capire chiaramente che non gli astri devono essere adorati e serviti, in particolare la luna e il sole, ma Colui che è il padrone degli astri, perché li ha fatti. “Abramo guarda le stelle e sente che c’è qualcosa di più, che l’astrologia non soddisfa: ci dev’essere qualcuno che comanda queste cose, che le ha in mano. E quindi si sente nascere un’adorazione profonda, luminosa, di fronte al mistero che affascina, mysterium tremendum, il Diverso, l’Altro, l’Assoluto. E così arriva gradualmente a questa esperienza religiosa naturale …personale, vissuta interiormente, legata ad un’esperienza cosmica, capace di guidare la vita” (C.M. Martini).

 

Camminare sotto le stelle

Sappiamo poco delle origini di Abramo, ancora meno dell’identità dei Magi. Dal brano del vangelo nel quale vengono inaspettatamente presentati nel contesto della nascita di Gesù a Betlemme (Mt 2, 1-12), i Magi sembrano personaggi abituati a solcare terre lontane, a prendere contatti con altri saggi, scienziati, astrologi, con altri nostalgici scrutatori del cielo. “I Magi discutevano insieme, chini su mappe astrali, codici e antiche profezie, il tempo sembrava fermarsi, tanto erano assorti nelle loro elucubrazioni…Scienziati e filosofi sì, ma ancora in grado di stupirsi di fronte alle stelle che studiavano senza avere mai la presunzione di possederle con il loro erudito sapere” (A. Tornielli, Vita di Gesù). La sapienza che tanto aveva illuminato la loro ricca e impareggiabile conoscenza, li aveva segretamente e inconsapevolmente preparati a ricevere un’ispirazione interiore, una sorta di rivelazione intima, perché un frammento di stella, cioè d’infinito, si era conficcato nel cuore. Erano aperti ad una novità, il cuore aperto all’orizzonte per vedere oltre quello che il cielo mostrava. Sui loro calcoli ormai prevale e una misteriosa illuminazione interiore. E’ come se la loro conoscenza, i loro studi, le loro ipotesi, “fossero apparsi di colpo insufficienti a saziare la fame di infinito che li sosteneva” (ivi). Non hanno una meta, perché il cammino è già senso, profondo significato, condizione di cambiamento, annuncio di messaggi sovrumani. C’era sempre una prima volta nei loro itinerari, ma una solta volta, sia per Abramo che per i Magi, la loro partenza fu qualcosa di inaspettato, provocata da un’ispirazione interiore che li coglie di soprassalto, inspiegabile, indefinita, fluida, indecifrabile, ma concreta e reale. Il cammino diventa necessario, un bisogno, qualcosa di irrinunciabile dentro l’animo, da dover soltanto obbedire ad un richiamo insopprimibile. Non resta che partire!

Oltre il desiderio

Il cammino è provocato dalla mancanza di luce interiore: “Desiderio è una mancanza della stella, mancanza del punto di riferimento che orienta il cammino della vita; essa evoca una sofferenza, una carenza, e nello stesso tempo una tensione per raggiungere il bene che ci manca. Il desiderio allora è la bussola per capire dove mi trovo e dove sto andando, anzi è la bussola per capire se sto fermo o sto andando, una persona che mai desidera è una persona ferma, forse ammalata, quasi morta. È la bussola se io sto andando o se io mi fermo” (Francesco, 12 ottobre 2022). La spinta della ‘mancanza’ diventa ricerca, perché il cielo notturno torni a risplendere di quella stella sconosciuta, capace di risvegliare i sogni e i bisogni più nascosti, spesso ignorati. Sentire tale “mancanza” ti mette in cammino, alla ricerca della risposta. Abramo, uomo ricco, portava il desiderio struggente di un figlio, gli mancava la speranza di una discendenza. La sua attesa è illuminata dalle promesse di Dio, e le stelle sono chiamate a testimoniare la fedeltà del Signore alla parola data. I Magi come Abramo passano dalla meraviglia del cielo stellato, osservato speciale delle loro speculazioni, al cielo interiore privo di stelle perché abitato da insoddisfazioni e vuoti interiori senza risposte. I bagliori di una nuova luce interiore apparsa nella forma di stella sconosciuta ed inesplorata fa luce sui desideri più profondi. Il cielo della vita si rivela non più vuoto di stelle, abitato da oscuri desideri, ma di una stella-luce che porterà a brillanti risposte ogni nobile desiderio del cuore umano. La luminosità della notte di Betlemme annuncia il compimento dell’attesa. I Magi erano ricchi sapienti, esperti di cielo, ma la luce inattesa di una stella sconosciuta accesa nel cuore della loro ricerca allarga gli orizzonti del loro sapere. In ogni caso, inizia per loro e per noi un nuovo cammino. Non i desideri, e nemmeno le stelle danno salvezza, ma “entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono” (Mt 2, 10-11). Vedono la stella…adorano il Bambino: non hanno più bisogno della stella perché ogni desiderio è compiuto. A risplendere ora è la grotta, la Luce è il Figlio di Dio. I Magi hanno salvato il desiderio senza mai stancarsi, né fermarsi; e il desiderio li ha salvati, perché a Betlemme si è compiuta ogni attesa.

                                                                                                          + Gerardo Antonazzo

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