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Messa di fine anno scolastico

I docenti della diocesi si incontrano con il Vescovo

 

Non si può amare senza insegnare nulla, e non si può insegnare nulla senza amare

 

Ci voleva. Alla conclusione del terzo anno scolastico consecutivo di cambiamenti inauditi, di nuove strategie e metodiche, di tentativi e sperimentazioni perché la scuola, pur investita dall’uragano della pandemia, potesse restare La Scuola, il luogo principe della crescita culturale, umana e sociale dei ragazzi, ci voleva un momento per i docenti, coloro che hanno personalmente portato il peso delle enormi difficoltà di lunghi mesi, per ritrovarsi insieme a riflettere, considerare i passi fatti e da fare, pregare insieme e ispirarsi al Maestro per eccellenza. E anche, va detto, per sentire comunitariamente la considerazione del proprio lavoro e dei propri sforzi.

Questo è stato, per gli insegnanti di religione e di tutte le discipline, la S. Messa di ringraziamento di fine anno scolastico con il Vescovo Gerardo Antonazzo. Voluta e organizzata dall’Ufficio di Pastorale scolastica diocesano e dagli Insegnanti di religione, la celebrazione si è svolta lunedì 16 maggio nella Cattedrale di S. Maria Assunta in Sora. Numerosi gli insegnanti accorsi un po’ da tutte le zone della vasta diocesi e già il rivedersi tutti insieme è stata una gioia autentica. E poi le parole del Vescovo hanno saputo davvero toccare i punti cruciali di tutta la complessa questione della scuola. Innanzitutto ha invitato alla lode e gratitudine al Signore in questo tempo pasquale, poi – ricordando l’impatto pesantissimo della pandemia sulla scuola e sulle famiglie – ha augurato che questo possa essere “il superamento della grave emergenza sanitaria che tanto ha condizionato l’opera educativa della scuola, penalizzando la serenità degli alunni e sottoponendo a inevitabile stress il corpo docente”. Rendere le scuole più inclusive e farle diventare “centri pulsanti nel territorio” è l’obiettivo comune per tutti, certamente, perché la scuola “è un grandissimo laboratorio dove i ragazzi imparano a muoversi e a diventare grandi, insieme”.

Citando le parole del Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, di “arrivare a una scuola veramente aperta, inclusiva e affettuosa”, le ha coniugate con la pagina di Vangelo appena proclamata (Gv 14,21-26), il testamento spirituale del Maestro ai discepoli nel Cenacolo “come in un’aula scolastica”. Le consegne che Gesù fa agli apostoli, ha osservato Antonazzo, tracciano l’identikit di Gesù, il vero educatore: “Gesù educa ad una relazione positiva di reciprocità segnata dall’amore attraverso ciò che insegna. È come dire: non si può amare senza insegnare nulla, e non si può insegnare nulla senza amare”. Occorre una relazione affettuosa mai disgiunta dalla trasmissione dei contenuti. “Insegnare è amare la vita di altri, ha aggiunto, ma è anche insegnare ad altri ad amare la propria vita, a prendersi cura del proprio futuro. Questo processo del nostro istruire per amore e amare per poter istruire è molto faticoso”. L’insegnante deve amare e farsi amare, perché “Omnia amor vincit et nos cedamus amori”. La forza dell’amore fa andare avanti il mondo, questa verità riconosciuta da poeti come Virgilio e Dante, Gesù la arricchisce ancor più promettendo ai discepoli lo Spirito Santo che, quasi come un “insegnante di sostegno”, insegnerà, ricorderà, sosterrà. E ha concluso: “Lo Spirito Santo è il Maestro interiore che insegna ravvivando la memoria delle belle e ricche ragioni della nostra scelta educativa di insegnanti”.

È stata una gran bella “lezione”, su misura del Maestro e dell’uditorio, perché, da vero Pastore, il Vescovo ha saputo amare e comprendere i docenti e la fatica del loro percorso e insegnar loro come andare avanti, rimotivando e rinvigorendo la loro passione educativa. Ecco perché al termine della celebrazione si sono stretti tutti intorno al Vescovo per immortalare in foto un momento da non dimenticare, ma da coltivare per attingervi ancora forza e ispirazione.

Adriana Letta

Testo completo dell’omelia