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Le nuove frontiere della Catechesi

Le linee guida del rinnovo della Catechesi dell’Iniziazione Cristiana

La lettera pastorale del vescovo Gerardo Antonazzo, dopo essere stata presentata al clero, martedì 23 febbraio alle 19, attraverso la WebTv diocesana, sul canale YouTube della Pastorale digitale, è stata presentata a tutti gli operatori pastorali, per esporre le nuove linee guida del rinnovo della catechesi dell’iniziazione cristiana.

Molteplici gli aspetti esposti dal vescovo durante il convegno online, legati alla pandemia, e alla necessità di ricominciare dalla famiglia. La difficoltà di ritornare alla catechesi dell’iniziazione cristiana dei ragazzi negli oratori parrocchiali, ha fatto riscoprire un tesoro nascosto: la vita domestica. La lezione più efficace e incisiva è stata impartita dalla scomoda cattedra della pandemia «che costringe tutti noi a un forzato ritiro nelle nostre case. La comunità cristiana nel tempo del distanziamento dai luoghi abituali della preghiera liturgica si è riscoperta più solidale e partecipe. È necessario capire come valorizzare e consolidare quanto la tragedia dell’epidemia ci sta fortunatamente restituendo, con la sua rilevanza non solo antropologica e sociale, ma anche cristiana».

La Gaudium et Spes dice che la famiglia cristiana, nata dal matrimonio come immagine e partecipazione del patto d’amore con Cristo e con la Chiesa, manifesta a tutti la viva presenza del Salvatore del mondo e la genuina presenza della Chiesa. A tutti e ovunque, non solo nei luoghi e nei gesti di culto: la presenza del Signore nell’Eucarestia si riverbera nelle case.

Bisogna anche riflettere sul fatto che la maggior parte dei cristiani delle nostre comunità vivono al di fuori dei nostri “recinti parrocchiali”. Questo significa che la maggior parte della “Chiesa” vive fuori dalla parrocchia e la comunità eucaristica è, nella migliore delle ipotesi, un quinto della comunità cristiana.

Di conseguenza, la testimonianza della fede e del Vangelo è affidata in larga parte ai cristiani che vivono “attorno alla piazza” e non solo a quelli che vivono all’ombra del campanile: in famiglia, sul lavoro, nella scuola, nell’università.