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La paziente costruzione di una Chiesa sinodale

Ieri sera a Cassino presieduta dal vescovo Antonazzo la Celebrazione inaugurale del terzo anno di Cammino sinodale. Dal Pastore diocesano il monito all’apertura verso tutti

 

È partito il terzo anno del Cammino sinodale. Nella Celebrazione inaugurale di domenica 22 ottobre, preti e fedeli hanno dimostrato, in comunione con il vescovo diocesano Gerardo Antonazzo, il loro entusiasmo, la loro volontà e le loro prospettive di proseguire il tratto successivo del processo di ascolto che ha finora pervaso le comunità. Quest’anno la fase sapienziale richiederà lo stile del discernimento per intravvedere la meta del cammino, cioè dove porteranno, a quali scelte condurranno, le esigenze registrate dall’ascolto ecclesiale del biennio precedente, suggellato dalle sintesi parrocchiali confluite in quella diocesana.

Presso la chiesa Concattedrale di Cassino, accanto ai tanti sacerdoti presenti, massiccia è stata la partecipazione dei fedeli, tra quelli coinvolti fin dall’inizio del biennio dell’ascolto, in quanto operatori pastorali e per l’evangelizzazione, e quelli intercettati lo scorso anno, quando sono stati trascesi i perimetri delle comunità parrocchiali, per interpretare e accogliere le attese di chi abita tutti i “villaggi” della cultura umana, della vita sociale, dell’impegno nel Terzo Settore, del mondo della scuola e dello sport.

L’articolazione rituale dell’intera liturgia si è rivestita di una dimensione maggiormente partecipativa, attraverso un inedito coinvolgimento dell’assemblea. Gli schemi consueti della Liturgia della Parola si sono infatti aperti ad una condivisione corale della voce di Dio risuonata attraverso il salmo cantato dal solista e dai presenti e ballato da alcune danzatrici, che sembravano ripresentare il ballo gioioso e spensierato impresso da Matisse nella sua opera, un vorticoso abbraccio in un intreccio di bagliori di lampade. Inusitata è stata anche la conclusione della Liturgia della Parola, coincisa con una Preghiera dei fedeli pronunciata alternativamente, ora separatamente, ora collettivamente, dai vari componenti (sacerdoti, sposi, giovani) del Popolo di Dio.

È il tempo della «costruzione paziente della Chiesa sinodale», nel quale si è già dentro, che – ricorda Antonazzo -, papa Francesco incoraggia a promuovere, descrivendola come il «cammino verso la verità», per rispondere, attraverso lo Spirito, alla domanda: “che cosa il Signore chiede oggi alla nostra Chiesa diocesana verso e nel processo di conversione e cambiamento?”. «L’apertura alla “verità tutta intera” (Gv 16,13) conduce alla reale sinodalità» – ha dichiarato il Pastore diocesano – «che è il crescere insieme in Cristo come membra vive e attive del Corpo ecclesiale, strettamente unite e collegate le une alle altre». La Chiesa è la comunità di coloro che sono amati da Cristo e da lui scelti – ha proseguito il Vescovo inserendosi nel solco tracciato dai brani letti; ed è soltanto la consapevolezza di tale gratuita ed immeritata “elezione” – ha detto Antonazzo citando nuovamente il Pontefice da un discorso del 4 ottobre – a consentire ai fedeli di edificarsi la comunità come «una Chiesa unita e fraterna, che ascolta e dialoga; una Chiesa che benedice e incoraggia, che aiuta chi cerca il Signore, che scuote beneficamente gli indifferenti, che avvia percorsi per iniziare le persone alla bellezza della fede. Una Chiesa che ha Dio al centro e che, perciò, non si divide all’interno e non è mai aspra all’esterno. Una Chiesa che rischia con Gesù. Così Gesù vuole la Chiesa, la sua Sposa».

Percorrere la strada del cammino – ha osservato il Vescovo – conduce alla vera sinodalità, che spinge “fuori dal recinto”, dagli steccati, dalle distinzioni, dai pregiudizi. L’apertura sinodale esige di intraprendere un cammino più “umano”, capace di comprendere e coinvolgere il più possibile, tutto e tutti, per ascoltare, attraverso lo Spirito, la verità che Dio ha da dire all’uomo ascoltando l’uomo stesso, in particolare, chi è ai margini, si sente o è escluso dalla Chiesa, i cattolici che praticano raramente e quanti non frequentano più. Fuori dal recinto, sensibili al grido della speranza.

«Il cammino ci renderà sinodali e missionari» – ha concluso Antonazzo – «uniti a chiunque si metta alla ricerca del Signore. Al centro del Cammino sinodale, non c’è né il popolo, né la Chiesa, ma soltanto Dio».

Andrea Pantone