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Omelie Vescovo Gerardo Antonazzo

“Amati da Dio, scelti da lui” – Omelia per l’inizio del terzo anno del Cammino sinodale (Cassino-Chiesa Concattedrale, 22 ottobre 2023)

AMATI DA DIO, SCELTI DA LUI 

Omelia per l’inizio del terzo anno del Cammino sinodale
Cassino-Chiesa Concattedrale, 22 ottobre 2023

 

Cari amici, sorelle e fratelli tutti,
vi saluto con gli sentimenti dell’apostolo per la Chiesa di Tessalonica (1Ts 1,1-6). Riuniti anche noi nel nome di Dio Padre e di Gesù Cristo, auguro grazia e pace, doni spirituali che il Padre elargisce in Gesù Cristo. Attesto la mia gioia nel lodare il Signore risorto per l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore Gesù. La grazia di cui parla san Paolo ci riconduce alla gratuità della misericordia con cui siamo amati da Dio e da lui siamo stati scelti. La Parola oggi consegna una visione di Chiesa animata dallo Spirito di Dio, per vincere ogni tentazione di smarrimento e di confusione, di depressione pastorale e di rassegnazione. Se rallenta la speranza, anche la fede si oscura e la carità non fa ardere il cuore.

La consegna di Francesco

Il terzo anno del cammino sinodale è sostenuto dal paradigma biblico dei due discepoli in cammino da Gerusalemme ad Emmaus (Lc 24,13-35) ritroviamo quattro elementi costitutivi della Chiesa sinodale: conversazione spirituale con il Risorto (racconti di delusioni e tristezze spirituali), ascolto delle Profezie messianiche, il cammino che trasforma i discepoli, il ritorno senza indugio. Non è solo il fascino personale del pre­dicatore a scaldare il cuore e nemmeno solo la bellezza degli argomenti, ma è soprattutto il fatto che Gesù predica lungo la via, facen­do strada con loro (cfr. CEI, Orientamenti 2023). Hanno avvertito che quella parola non è pronunciata da una cattedra, ma sulla strada, camminando insieme. E’ una parola itinerante, che nasce dalla condivisione di un cammino. E’ una Parola che illumina il cammino della vita, ed è una Parola che mette in cammino la nostra vita al ritmo dei passi del Risorto. Nella Lettera inviata per il VII° centenario della canonizzazione, papa Francesco riprende da san Tommaso la categoria del popolo di Dio in cammino. Scrive: “Attingiamo alla sua sapienza e testimonianza, confermati dal suo insegnamento nel nostro essere popolo di Dio pellegrinante. Quella del ‘cammino’ è l’immagine che per lui più «illumina l’intelligenza del mistero di Cristo come la via che conduce al Padre» (Summa Teologica, III, Prol.). La Parola si fa cammino sapiente, apre strade nuove, alimenta sogni e provoca immaginazione e creatività. In principio: la Parola è sempre creatrice, e segna sempre nuovi inizi (Gen 1,1; Gv 1,1). Non dobbiamo mai perdere di vista il ramo di mandorlo: “Hai visto bene, poiché io vigilo sulla mia parola per realizzarla” dice il Signore a Geremia (Ger 1,12). Nella stessa Lettera, Francesco consegna alla nostra diocesi due compiti importanti: “A Voi che, in quanto Diocesi ‘aquinati’, ne custodite la memoria viva in questo lembo di terra benedetta e caratterizzata da un patrimonio storico unico, ecclesiale e civile, affido principalmente due compiti: la costruzione paziente e sinodale della comunità, l’apertura alla «verità tutta intera» (Gv 16,13). La reale sinodalità – va ricordato – è il crescere insieme in Cristo come membra vive e attive del Corpo ecclesiale, strettamente unite e collegate le une alle altre”.

Sinodali perché solidali

“Una Chiesa unita e fraterna, che ascolta e dialoga; una Chiesa che benedice e incoraggia, che aiuta chi cerca il Signore, che scuote beneficamente gli indifferenti, che avvia percorsi per iniziare le persone alla bellezza della fede. Una Chiesa che ha Dio al centro e che, perciò, non si divide all’interno e non è mai aspra all’esterno. Una Chiesa che rischia con Gesù. Così Gesù vuole la Chiesa, la sua Sposa” (Francesco, 4 ottobre 2023). Come operare la costruzione sinodale e solidale della comunità? Credendo sino in fondo che l’amore di elezione da parte di Dio unisce tutti coloro che credono in Lui. Amati, e da Lui scelti: scelti, non significa selezionati! Tu sì, lui no! La scelta è una “elezione”, cioè è una chiamata universale alla fede per mezzo della parola, per la potenza dello Spirito santo (seconda lettura). Il Cammino sinodale è solidale, fatto insieme, se impariamo l’arte dell’inclusione, del coinvolgimento, dell’appartenenza, della partecipazione. E’ la raccomandazione che il Papa ha rivolto ai giovani a Lisbona: “Noi, sua Chiesa, siamo la comunità di quelli che sono chiamati: non siamo la comunità dei migliori, no, siamo tutti peccatori, ma siamo chiamati, così come siamo [ ], con i problemi che abbiamo, con le limitazioni che abbiamo, con la nostra gioia travolgente, con il nostro desiderio di essere migliori, con il nostro desiderio di vincere. Siamo chiamati così come siamo. Siamo la comunità dei fratelli e delle sorelle di Gesù, figli e figlie dello stesso [ ]. Nella Chiesa c’è spazio per tutti, per tutti! Il popolo eletto ha fatto fatica a capire la sua missione universale “per tutti i popoli”.  Nessuno è inutile, nessuno è superfluo, c’è spazio per tutti. Così come siamo, tutti. E questo Gesù lo dice chiaramente quando manda gli apostoli a invitare al banchetto di quell’uomo che lo aveva preparato, dice: “Andate e portate tutti, giovani e vecchi, sani e malati, giusti e peccatori: tutti, tutti, tutti”. Nella Chiesa c’è posto per tutti” (3 agosto 2023). Sinodali, perché solidali nell’ascolto di tutti, di chi crede e di quanti sono alla ricerca della fede, di chi è rimasto ai margini della comunità, di chi vive nello scetticismo o nel dubbio, di chi è forestiero, di chi non è dei “nostri”, a chi non viene accolto volentieri, a chi rischia di essere lasciato fuori dalla porta di casa.  Non poche volte rischiamo il narcisismo, malattia terminale di ogni relazione.

Fuori recinto

La Gaudium et Spes del Vaticano II afferma: “La Chiesa, nel dare aiuto al mondo riceve molto da esso” (n. 45). Da Dio impariamo la lezione: in modo impensabile e sorprendente agisce nella storia al di sopra e spesso al di fuori di ogni rigidismo settario. Per favorire il ritorno in patria degli esiliati, Dio elegge un re straniero, un pagano. La storia di Israele può ripartire grazie all’editto di Ciro, re persiano: “Dice il Signore del suo eletto, di Ciro. Per amore di Giacobbe, mio servo, e d’Israele, mio eletto, io ti ho chiamato per nome, ti ho dato un titolo, sebbene tu non mi conosca. Ti renderò pronto all’azione, anche se tu non mi conosci. Io, il Signore, ho creato tutto questo” (cf. Is 45,1-6). Per la prima volta, nella storia del popolo eletto, un oracolo favorevole di Dio viene rivolto a un re straniero, dandogli il titolo di ‘Unto’ (consacrato, eletto). Il Signore, quale sovrano della storia, guida i personaggi più insospettabili a favore di Israele, rompendo le muraglie della elezione riservata esclusivamente alla dinastica davidica. Il risultato di questa azione di Dio è che il suo Nome sarà riconosciuto. La Chiesa, come l’antico popolo eletto, è il centro della storia della salvezza, ma non il suo limite. Il posto esclusivo non lo occupa il popolo, ma Dio. Nel cammino sinodale la libertà dello Spirito di Dio suscita “profeti” anche tra coloro restano fuori dalla Tenda del convegno (Num 11,26: Eldad e Medad) Per ascoltare lo Spirito bisogna imparare ad ascoltare l’umanità, “specialmente coloro che si trovano ai margini o si sentono esclusi dalla vita della Chiesa, i cattolici che praticano raramente o non praticano mai la loro fede… Lo Spirito ci chiede di metterci in ascolto delle domande, degli affanni, delle speranze di ogni Chiesa, di ogni popolo e nazione. E anche in ascolto del mondo, delle sfide e dei cambiamenti che ci mette davanti. Non insonorizziamo il cuore, non blindiamoci dentro le nostre certezze” (Francesco, Omelia 29 novembre 2021).

Piedi in cammino

Cuore ardente e piedi in cammino: il cammino della sinodalità diventa sinodalità in cammino. Se non cammini non incontri nessuno. Lungo la via il Signore ti affianca, per camminare insieme. La scoperta di Lui rivela la via della vita, perché il cammino ti cambia, ti trasforma. Il cammino è metafora della trasformazione. Così il cammino diventa missionario, racconto vissuto, testimonianza di un incontro, narrazioni pasquali. La missionarietà non è colonizzazione delle coscienze, ma offerta di bellezza alla dignità della persona, luce alle frustrazioni e delusioni. E’ la missionarietà di una Chiesa che con umiltà e docilità allo Spirito si mette prima in ascolto dell’umano al quale rivolgere l’annuncio intra gentes e ad gentes. “Questo è un obiettivo essenziale del percorso sinodale che la Chiesa sta compiendo: mettersi in cammino come i discepoli di Emmaus, ascoltando il Signore Risorto che sempre viene in mezzo a noi per spiegarci il senso delle Scritture e spezzare il Pane per noi, affinché possiamo portare avanti con la forza dello Spirito Santo la sua missione nel mondo. Come quei due discepoli narrarono agli altri ciò che era accaduto lungo la via (cfr Lc 24,35), così anche il nostro annuncio sarà un raccontare gioioso il Cristo Signore, la sua vita, la sua passione, morte e risurrezione, le meraviglie che il suo amore ha compiuto nella nostra vita” (Messaggio 2023).

                                                                                                           + Gerardo Antonazzo

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