Diocesi Sora Cassino Aquino Pontecorvo
Omelie Vescovo Gerardo Antonazzo

“Fermento sociale” – Omelia per la solennità del Corpus Domini (Cassino-Sora, 11-12 giugno 2023)

FERMENTO SOCIALE

Omelia per la solennità del Corpus Domini
Cassino-Sora, 11-12 giugno 2023

 

 

Cari amici,

nella celebrazione gioiosa del Corpus Domini siamo provocati da una prospettiva “sociale” del pane eucaristico. E’ pane di popolo: pane per ognuno e di tutti insieme. E’ il pane che ci rende “compagni” di viaggio (cum-panis): persone che camminano insieme, strettamente uniti dall’unica via da percorrere, nutriti dal pane con-diviso, desiderosi dalle medesima meta. L’eucarestia è cibo che unisce e ci fa diventare popolo, da molti uno solo, diversi e uniti, per diventare un solo Corpo in cammino, che “trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio” (Sal 83,6).

L’eucarestia sacramento del cammino

San Tommaso d’Aquino, di cui ricorre questa il 700° della canonizzazione, nell’inno eucaristico Lauda Sion scrive: “Ecco il pane degli angeli fatto cibo dei viandanti: vero pane dei figli”. Caro amico, se il tuo cuore non ha domande di infinito, forse il cielo ti è ormai crollato addosso. Se cammini senza sapere dove vai, ogni strada si fa vicolo cieco; se agisci senza dare un senso a quello che fai, domandati se il tuo intimo è forse abitato dall’assurdo. Se pensi di vivere perché ti diverti e tutto ti soddisfa, ti risveglierai affamato come da un sogno ingannevole. Se desideri benessere e godimento e poi ammetti di non stare bene, ricordati del vero Bene, del sommo Bene. Il riferimento è al cammino del popolo di Dio nel deserto, di cui parla il testo odierno del Deuteronomio: “Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto … ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore … Non dimenticare il Signore tuo Dio che …ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri per farti felice nel tuo avvenire” (cfr 8,2-4.16). Il cammino non è individuale e solitario: è un esodo di popolo. Restiamo viandanti e pellegrini: categorie che riconducono al Cammino sinodale della Chiesa, corroborata dal cibo di vita eterna. L’invito “ricordati” con cui Dio ammonisce il popolo, non rimanda a quanto Dio ha compiuto nel passato, quasi uno sguardo nostalgico verso l’esaltante epopea vissuta a partire dall’uscita dall’Egitto. Il verbo ebraico partendo dalla memoria storica, intende educare al “memoriale”, al “fare memoria”, per attualizzare in ogni tempo l’opera di Dio a favore di chi è in cammino, e mai lasciato solo perché è Lui la Via. “Oggi” è l’avverbio di tempo che accompagna il verbo “ricordare”.  Con l’incarnazione del Figlio di Dio la manna lascia il posto al nuovo cibo che è il mistero di Cristo-Parola-Carne nella vera natura umana da Lui assunta. Essendosi fatto carne poteva diventare Pane, ed essere nutrimento del popolo della Nuova Alleanza. La sua carne si fa ‘eucarestia’, perché Cristo-Parola sia cibo offerto alla fede peregrinante degli affamati di infinito, e sangue per gli assetati di misericordia. Roba dell’altro mondo! Cambia radicalmente la sostanza del nutrimento rispetto alla manna del deserto, non cambia la condizione e la necessità dei viandanti, di noi, nuovo popolo di Dio, fortificati dalla forza che viene da questo cibo, in cammino verso la terra promessa del Cielo, attratti dalla speranza di una vita bella perché felice, desiderabile perché eterna.

L’eucarestia sacramento dell’essere Chiesa

Il testo paolino della liturgia odierna chiarisce il rapporto con la Cena del Signore: “Miei cari, state lontani dall’idolatria. Parlo come a persone intelligenti. Giudicate voi stessi quello che dico: il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane” (1Cor 10,14-17). La citazione più ampia serve a recuperare l’invito dell’apostolo alla vigilanza sull’idolatria e il richiamo all’intelligenza dei credenti, per poi entrare nel cuore del suo messaggio, e cioè: il pane che noi spezziamo è comunione con il “corpo di Cristo”. L’intenzione dell’apostolo è estensiva: il significato della “comunione” è molto più inclusivo e provocatorio del solo “fare la comunione”, più esigente e meno devozionistico dell’ingenuo accostarsi al sacramento dell’eucarestia, perché spezzare e condividere l’eucarestia è fare comunione anche con il “Corpus Domini” che è la Chiesa come comunità mistica dei credenti uniti dall’unico Pane spezzato. Corpo mistico di Cristo è l’intera comunità unita dalla medesima eucarestia, composta da fratelli e sorelle in carne e ossa: unus panis, unum corpus cementato dal comandamento della fraternità. Cibarsi della forma eucaristica della carne di Cristo e poi trascurare o tradire la forma “mistica” dello stesso Corpo di Cristo, è grave e dannoso atto sacrilego: “Chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna” (1Cor 11,27-29). Ciò che non è fraterno nelle relazioni comunitarie non potrà essere eucaristico. L’eucarestia è ‘vincolo’ nuziale di unità (S. Agostino): accogliendo il corpo eucaristico di Cristo siamo vincolati alla comunione con tutti, perché il sacrificio dell’altare è sacramento della “nuova ed eterna alleanza” che riconcilia con Dio e con i fratelli e sorelle, tutti. Il sacramento dell’eucarestia ci rende con-corporei a Cristo e agli altri.

L’Eucaristia, sacramento sociale

San Tommaso d’Aquino definisce l’eucarestia come “sacramento della carità” capace di trasformare il vivere comune con il fermento della novità antropologica dell’amore al servizio del bene comune e della fraterna convivenza universale: “Chi partecipa all’Eucaristia, infatti, deve impegnarsi a costruire la pace nel nostro mondo segnato da molte violenze e guerre, e oggi in modo particolare, dal terrorismo, dalla corruzione economica e dallo sfruttamento sessuale” (Benedetto XVI, Sacramentum caritatis, n. 89). Se il passaggio dal “corpo eucaristico” di Cristo a quello “mistico” della Chiesa è inscindibile e imprescindibile, anche la continuità tra il “corpo mistico” di Cristo e il “corpo sociale” è profetico. La carità eucaristica deve diventare anche cultura sociale, educazione alla carità sociale e politica. Il sacramento della carità è scuola di comunione, di perdono, di riconciliazione, di giustizia e di verità. L’eucarestia è l’anima e il fondamento che ordina in modo organico e strutturato la dottrina sociale della Chiesa. In un momento in cui si vuole privare la Chiesa della sua presenza pubblica, affermiamo l’importanza della processione del Corpus Domini. Il Santissimo Sacramento viene portato in processione per le vie delle città e delle contrade, per manifestare che Cristo risorto cammina in mezzo a noi e indica uno statuto di fraternità e di pace sociale, di progresso del vivere comunitario.  Già attraverso il carattere pubblico e civile delle processioni, la Chiesa manifesta che la trasformazione dei doni di questa terra – il pane e il vino – deve trasformare la nostra vita e ad inaugurare così la trasformazione del mondo. Questa è la responsabilità sociale dei cristiani nel mondo: “L’anima è diffusa in tutte le parti del corpo e i cristiani nelle città della terra. L’anima abita nel corpo, ma non è del corpo; i cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo. L’anima è racchiusa nel corpo, ma essa sostiene il corpo; anche i cristiani sono nel mondo come in una prigione, ma essi sostengono il mondo. Dio li ha messi in un posto tale che ad essi non è lecito abbandonare” (cfr. Lettera a Diogneto). L’Eucaristia riassume in sé la dimensione verticale e quella orizzontale del dono di Cristo. Non si tratta solo di espressioni devote.  “La comunione eucaristica mi unisce alla persona che ho accanto, e con la quale forse non ho nemmeno un buon rapporto, ma anche ai fratelli lontani, in ogni parte del mondo. Da qui, dall’Eucaristia, deriva dunque il senso profondo della presenza sociale della Chiesa, come testimoniano i grandi Santi sociali, che sono stati sempre grandi anime eucaristiche” (Benedetto XVI, 2011).

                                                                                               + Gerardo Antonazzo

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