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Cassino

Convegno a Sant’Ambrogio sul Garigliano per i 510 anni dalla dedicazione della chiesa di San Biagio

La memoria dell’evento è stata affidata a tre interessanti relazioni del professore Antonio Ianniello, del monaco cassinese don Luigi Di Bussolo e del professore Gennaro Rivera

 

Per iniziativa del Parroco, don Lorenzo Vallone, il pomeriggio del 21 maggio scorso, nella Chiesa di S. Biagio, a S. Ambrogio sul Garigliano, si è svolto un interessante Convegno, al fine di dare solenne memoria ai 510 anni dalla dedicazione dell’edificio sacro al Vescovo e Martire Medico, glorioso maestro dell’antica fede, che, a prezzo del sangue, resistette alle persecuzioni romane della prima ora, evitando il collasso del cristianesimo nascente.

L’evento, schiuso dai saluti istituzionali del Parroco e del Sindaco, ha avuto come moderatore il prof. Filippo Carcione, Presidente Vicario cds Scienze Pedagogiche dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, e si è svolto secondo un programma articolato in tre relazioni, che, al di là della lezione storica, hanno inteso offrire, nella loro concatenazione, una sottile catechesi ecclesiologica, invitando la comunità parrocchiale a riconoscersi come vero nucleo del Popolo di Dio, ovvero cellula dinamica di una Chiesa locale, che è la Diocesi di appartenenza, ieri l’Abbazia Territoriale di Montecassino, oggi la nuova realtà di Sora-Aquino-Cassino-Pontecorvo: una Diocesi – quale ne sia la struttura canonica – chiamata, a sua volta, a fermentare l’orizzonte planetario della Chiesa universale, laddove le specificità esprimono doni carismatici, quando, pur nella diversità, marciano verso l’edificazione dell’unità, cioè verso quell’ut unum sint di evangelico auspicio: Che tutti siano uno! È la dialettica cristiana dell’io e del tu che costruiscono il “noi”, ovvero realizzano sinergicamente una testimonianza di cui, secondo gli auspici del Convegno, le nostre piccole comunità possono diventare interpreti significative, prospettando una pedagogia dell’altruismo che contagia beneficamente, allorché le periferie di provincia continuano a tradurre la loro vocazione storica fatta di immediatezza nei contatti umani e di sensibilità nel mutuo soccorso, senza i tanti ostacoli delle distanze geografiche meta-urbane, il peso asfissiante della burocrazia metropolitana e il mortificante anonimato delle masse demografiche.

«Le nostre periferie a dimensione d’uomo – ha sottolineato il moderatore in prolusione al Convegno – riscoprendo la ricchezza della loro memoria solidale come si fa questa sera a S. Ambrogio, maturano e, maturando, devono e possono fare scuola di relazioni autentiche ai grandi Centri, dove la dispersione dei contatti s’amplifica sempre di più e il dialogo si risolve nella liquidità di crescenti rapporti virtuali affidati a un computer o ad uno smartphone. Noi, in questo territorio, siamo minuscole cellule di un immenso pianeta. È vero! Ma se sono sane tutte le cellule (e cioè le comunità parrocchiali), stano bene tutti gli organi vitali (e cioè le Diocesi), e se stanno bene tutti gli organi vitali, è in ottima salute l’intero corpo umano (cioè la Chiesa universale)».

Sull’onda di quest’invito «a prendere coscienza che ogni comunità, per quanto piccola, ha comunque titolo autentico per scrivere sulle pagine dei grandi processi storici e chiede pertanto a tutti i suoi componente un affrancamento dalla rassegnazione alla marginalità», si è svolta la prima relazione tenuta dal prof. Antonio Ianniello, docente di Storia della Chiesa alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, sezione “S. Luigi” di Napoli, il quale ha illustrato alcuni nodi tematici riguardanti la situazione della Chiesa universale all’inizio del XVI secolo, quando a S. Ambrogio si procedeva alla dedicazione della Chiesa a S. Biagio; e certo lo si faceva con l’intento di dare un apporto, umile ma significativo, ad una Cattolicità che avvertiva l’esigenza di un rinnovamento e, a tal fine, s’adunava, proprio nel 1512, per l’apertura del Concilio Lateranense V. Tempi difficili per le relazioni tra persone e popoli anche allora, mala tempora davvero, quando, appunto quell’anno, Martin Lutero, dopo la delusione patita nella sua celebre visita alla Roma delle indulgenze, ottenuto il dottorato, assumeva la docenza di Sacra Scrittura all’Università di Wittenberg, dove, in dialogo con il collega Filippo Melantone, produceva i primi fermenti di quel ciclone, che di lì a poco sarebbe passato alla storia con il nome di “Riforma Protestante”, schiudendo nel Vecchio Continente plurisecolari “guerre di religione”.

Conclusa la lezione sul panorama globale, in cui il primo relatore non ha tuttavia mancato di denunciare i limiti di una consolidata storiografia tutta eurocentrica, molto etnocentrica, poco ecumenica, la parola è passata al secondo relatore, il monaco cassinese don Luigi Di Bussolo, Presidente della Fondazione San Benedetto, il quale ha focalizzato il suo contributo sul territorio della Valle dei Santi, a quell’epoca compreso nella giurisdizione di Montecassino, che, dopo il difficile periodo della Commenda, la tormentata affermazione del dominio spagnolo in tutta l’Italia Meridionale e l’inserimento nella Congregazione di Santa Giustina (poi Cassinese), attraversava una fulgida stagione sotto la guida di Ignazio Squarcialupi. Divenuto abate nel 1510, costui conoscerà tre fasi di governo: la prima fino al 1516; la seconda dal 1520 al 1521, la terza dal 1524 al 1526. Proprio durante la sua prima esperienza, mentre l’Abbazia riprendeva a splendere non solo sul piano spirituale ma anche sotto il profilo artistico, veniva dedicata a S. Ambrogio, Terra Sancti Benedicti, la Chiesa di S. Biagio.

In ultimo, l’attenzione del pubblico è stata portata tutta su S. Ambrogio, per mostrare appunto come la comunità viveva e interpretava l’incedere di un’età moderna, affidandosi al celeste protettorato di S. Biagio attraverso la dedicazione di un titolo ecclesiastico, lasciando con ciò ai posteri, dunque fino a noi, il chiaro messaggio di un eroismo cristiano: un eroismo che non si arrende alle intemperie del paganesimo, ieri costituito da Giove, Marte, Saturno e quant’altro del pantheon greco-romano, oggi dalla deificazione del denaro, del potere, del successo e – più miseramente – anche di like su facebook o quant’altro possa offrire il cyberspazio per solleticare la vanità dei singoli. Il contesto paesano del tempo è stato penetrato con dovizia di particolari dal prof. Gennaro Rivera, fine cultore di lettere classiche insegnate lungamente a Scuola prima di chiudere la carriera come Dirigente al Liceo Scientifico di Cassino, il quale ha ricapitolato il suo intervento conclusivo in questi termini: «La relazione ha approfondito, attraverso vicende e dati storici, la conoscenza del faticoso percorso di vita della comunità ambrosiana nei difficili anni dell’età moderna, segnati da guerre, saccheggi, epidemie, carestie, calamità naturali, gravose imposizioni tributarie. Nella ricorrenza dei 510 anni dalla intitolazione della Chiesa parrocchiale a S. Biagio è stata sottolineata la valenza di tale evento, segno di devozione e di fede di una comunità che si è affidata nei secoli alla protezione del Santo medico, ricordato per i miracoli operati su bambini affetti da infermità della gola. Dalle interessanti annotazioni dei Registri dell’Archivio Parrocchiale sono stati tratti dati che hanno evidenziato la dimensione concreta dell’andamento generale del trend demografico e soprattutto hanno permesso di porre l’attenzione sull’alta mortalità infantile in S. Ambrogio nel corso del secolo XVIII».

Durante i lavori c’è stato un minuto di raccoglimento per il monaco don Germano Savelli, radioso e longevo esempio di fedeltà all’abito benedettino, scomparso il giorno prima all’età di quasi 92 anni, il quale aveva vissuto, a suo tempo, le tragiche vicende della seconda guerra mondiale sfociate per Montecassino nel bombardamento del 15 febbraio 1944.