Una domenica con i terremotati

La Caritas parrocchiale di S. Antonio di Padova in Cassino ad Accumoli

 L’aveva detto la sera prima Don Benedetto: domani, con la Caritas parrocchiale di S. Antonio di Cassino andiamo sui luoghi del terremoto, ad Accumoli, con la Protezione Civile di Frosinone. Non andiamo a portare vestiario, viveri, medicinali, no. Stavolta andiamo per portare noi stessi, per stare vicino alle persone che hanno subito la tragedia del terremoto, per condividere con loro una domenica, per dare loro compagnia, stare insieme, creare relazioni. Anche per pregare insieme, infatti potrò celebrare la Messa lì, in tenda, e allora racconterò loro la storia di Cassino, della sua distruzione completa ma anche della sua ricostruzione e rinascita.

E così è stato. Domenica 11 settembre, la mattina si sono messi in macchina e sono partiti, forse con il timore, magari non detto, di non essere all’altezza di fare realmente quanto si erano proposto, ma con il desiderio di farlo e la preghiera al Signore di guidarli in quei luoghi di dolore.

Arrivati poco prima di mezzogiorno, sotto un cielo corrucciato e piovigginoso, in un’aria piuttosto fredda, si sono via via avvicinati ad un paesaggio spettrale e impressionante. Qui, vedete, sono morti due ragazzi, guardate cosa è rimasto di questa casa…, indicava chi li accompagnava. Qualche superstite racconta ed essi ascoltano. Che pianto amaro! “Da vicino, commenta poi qualcuno di loro, ti rendi conto della paura che si ha ed è vero che forse viene spontaneo domandarsi dov’era Dio! Li capisco… ma poi Dio lo vedo nel volto di questa gente, nel volto della speranza”.

In una grande tenda, preparano la Messa, su un tavolo l’altare, le panche per chi partecipa. Tutto si svolge nella semplicità e austerità ma anche nella concretezza che i Vigili del Fuoco ed i volontari imprimono alle cose e alla vita che lì si svolge, e non potrebbe essere altrimenti. L’adattamento realistico alle circostanze difficili e lo svolgere le mansioni necessarie rendono la vita più vivibile e meno surreale. Don Benedetto celebra e nell’omelia mira a far sentire forte la vicinanza dei cassinati, che ben comprendono la situazione sia dei terremotati che dei soccorritori e desiderano incoraggiarli a credere alla vita e a ricominciare a sperare per costruire una nuova vita. Perciò spiega la storia di Cassino, partendo dall’anniversario, il 73°, celebrato il giorno prima a Cassino, del primo bombardamento sulla città il 10 settembre 1943, che danneggiò gravemente la città e provocò la morte di un centinaio di persone, la cui identità è stato possibile accertare solo per 67.  La distruzione di Cassino, ha osservato, è dovuta alla cattiveria umana, qui sono state la fatalità e le leggi della natura, ma, come ha detto il Vescovo di Rieti ai funerali delle vittime, non si può sempre attribuire a Dio la colpa di tutto ciò che succede. Di fronte a eventi di questo genere rimaniamo con la bocca aperta per lo stupore, e chiusa perché non sappiamo che cosa dire.

Rivolgendosi poi ai numerosi Vigili e Volontari delle varie associazioni presenti, D. Benedetto ha detto che il Vangelo odierno fa comprendere quello che i soccorritori fanno, seguendo proprio la logica di Dio, per il quale ciascuno è prezioso ed ha un valore infinito ai suoi occhi. Gesù porta due esempi, assurdi per la logica umana: il pastore che lascia 99 pecore per cercare quella che si è perduta e la donna che mette a soqquadro la casa per ritrovare la moneta smarrita. “A nome della Chiesa intera – ha detto – io ringrazio voi, Vigili del Fuoco e Volontari delle varie Associazioni qui presenti, perché voi siete l’incarnazione di Cristo che va alla ricerca di chi è in una situazione in cui si sente perduto. Chi è rimasto su questa terra potrebbe pensare che Dio si è dimenticato di lui. Voi invece siete la presenza fisica, reale e concreta di quel Dio che non dimentica nessuno e va alla ricerca della pecora perduta e della moneta smarrita. Siete la concretizzazione della presenza di Dio in mezzo agli uomini, motivo concreto e reale di speranza per le persone rimaste in vita”. Infine, portando l’esempio di Cassino, ha affermato che dalla completa distruzione può rinascere la vita, e c’è una speranza per tutti, “soprattutto se il valore della vita viene sempre messo al primo posto”.

Dopo la Celebrazione Eucaristica, in fila per il pasto, come tutti, poi visita, guidata dagli esperti, al cuore del paese ridotto in macerie. Immagini viste per giorni e giorni in tv e sui giornali, ma dal vivo è certamente un’altra cosa. Bisogna sperimentare personalmente una situazione di povertà per capirla fino in fondo e condividere pensieri, sentimenti, paure, speranze con chi è stato colpito dalla catastrofe.

Adriana Letta

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