Una Chiesa eucaristica convertita dalla Misericordia e che vive di Misericordia

Formazione dei Ministri straordinari della Comunione

Domenica 10 gennaio 2015

Relazione di Don Benedetto Minchella

Carissimi, sollecitati dalla recente apertura dell’Anno della Misericordia indetto da Papa Francesco, a grandi linee questa sera voglio elaborare e proporre a voi, operatori pastorali della liturgia, un breve momento di approfondimento teologico focalizzato sull’argomento: “Una Chiesa eucaristica convertita alla Misericordia”.

1. Alla riscoperta della Misericordia di Dio
Per penetrare nel cuore stesso della Misericordia di Dio è necessario anzitutto riscoprire i principali testi dell’Antico e del Nuovo Testamento che ne costituiscono una sinfonia.
Precisando che il termine Misericordia nell’Antico Testamento traduce quello di “rahmìn”, termine ebraico che evoca le viscere materne, con tutta la carica di emozioni e di empatia che lo caratterizza: Dio ha per l’uomo viscere di tenerezza e di empatia; come a dire che non può stare senza di noi, come una madre nei confronti dei figli.
Segnalo allora alcune citazioni significative da utilizzare soprattutto nei momenti di formazione.

Testi dell’Antico Testamento
«Avrò misericordia di chi vorrò avere misericordia. […] Il Signore, Dio misericordioso e pietoso» (Es 33, 19; 34, 6).
«Il Signore Dio tuo è un Dio misericordioso. […] Il Signore usa misericordia fino a mille generazioni» (Dt 4, 3; 5, 10).
«Io sono il Signore che agisce con misericordia. […] Provo per lui profonda tenerezza» (Ger 9, 23; 31, 20).
«Al tempo della misericordia ti ho ascoltato. […] Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, […] a proclamare l’anno di grazia del Signore» (Is 49, 8; 61, 1-2).
«Amore voglio e non il sacrificio. […] Il mio popolo è duro a convertirsi, […] il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. Non darò sfogo all’ardore della mia ira, perché sono Dio e non un uomo» (Am 6, 6; 11, 7-9; cf anche 14, 2- 9).
«Ogni tua via è misericordia e verità. […] Benedetto sei Tu, Dio misericordioso. […]
Userà misericordia a tutti voi, […] chi sa che non vi usi misericordia» (Tb 3, 2.11; 13, 5.8).
«Quale è la sua grandezza, tale è anche la sua misericordia» (Sir 2, 18).
«Abbi pietà di me secondo la tua grande misericordia» (Ne 13, 22).
«Ritornate al Signore vostro Dio perché egli è misericordioso e pietoso» (Gl 2, 13 ss).
«Qual dio è come te che si compiace di usare misericordia» (Mi 7, 18 ss).
«Tu, nostro Dio, tutto governi secondo misericordia» (Sap 15, 1).
«Ricordati, Signore, della tua misericordia e del tuo amore che è da sempre. I peccati della mia giovinezza e le mie ribellioni, non ricordare: ricordati di me nella tua misericordia, per la tua bontà, Signore» (Sal 25, 6-7).
«Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità» (Sal 51, 3).
«Mostraci, Signore la tua misericordia e donaci la tua salvezza. […] Amore e giustizia si incontreranno» (Sal 85, 8.11).
«Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi ti invoca» (Sal 86, 5).
«Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore» (Sal 103, 8)
«Eterna è la sua misericordia» (cf Sal 100; Sal 107; Sal 118; Sal 136).
«Israele attenda il Signore, perché con il Signore è la misericordia e grande è con lui la redenzione» (Sal 130, 7).
«Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature» (Sal 145, 8-9).

Testi del Nuovo Testamento
Gesù e i suoi incontri con i peccatori: Zaccheo, Levi, la peccatrice in casa del fariseo, la peccatrice al tempio, il ladro sulla croce. Gli incontri con la folla e con le persone in genere, verso cui mostra non solo compassione ma viscere materne (al termine compassione che compare nella traduzione dei vangeli, gli evangelisti hanno evidenziato proprio il senso delle viscere materne).

Agli incontri nei quali emerge la potenza della misericordia di Cristo, vanno aggiunte le parabole che esplicitano il senso del suo essere misericordioso: Lc 10, 29-37 (parabola del buon samaritano); Lc 15 (le tre parabole della misericordia); Mt 18, 23-35 (parabola del servo spietato). Di fatto, Gesù è la misericordia del Padre. Vanno pure aggiunti i detti di Gesù sulla misericordia: «Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia» (Mt 5, 7); «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6, 36). «Dio ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti» (Rm 11, 32).
«Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione. […] Avendo questo ministero, secondo la misericordia che ci è stata accordata, non ci perdiamo d’animo. […] Lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio» (2 Cor 1, 3; 4, 1; 5, 20-21).
«Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo. Per grazia siete salvati» (Ef 2, 4-5).
«Nella sua grande misericordia ci ha rigenerati. […] Voi ora avete ottenuto misericordia» (1 Pt 1,3 – 2,10).
«La longanimità [μακροθυμία] del Signore nostro consideratela come salvezza» (2Pt 3, 15).
«Il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà avuto misericordia. La misericordia ha sempre la meglio sul giudizio» (Gc 2, 13).
«Doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso» (Eb 2, 17).

2. La Misericordia di Dio scaturisce per noi dal Mistero pasquale trasmesso a noi per la via sacramentaria
Poiché dunque Cristo è la Misericordia del Padre, di fatto tale Misericordia giunge a noi attraverso il Mistero pasquale, come fonte inesauribile della Misericordia di Dio. Tutti i Sacramenti ne sono l’espressione. Tuttavia ad accentuare, per il loro contenuto specifico, la Misericordia di Dio sono soprattutto i sacramenti del Battesimo, dell’Eucaristia e della Confessione.
In questo Anno della Misericordia è quanto mai opportuno evidenziarne la dimensione di misericordia che è propria ad ognuno dei tre Sacramenti citati. Come a dire che l’Anno della Misericordia è una occasione quanto mai propizia per una loro ulteriore riscoperta e una loro adeguata valorizzazione.
– Concretamente, ogni volta che se ne presenta l’occasione sia dato risalto al Sacramento del Battesimo come dono radicale e assolutamente gratuito della Misericordia.
Lo si fa durante la preparazione alla celebrazione del Battesimo, ricordando ai genitori, ai padrini e alla comunità, che chi viene battezzato di fatto viene immerso nel grembo dell’Amore Misericordioso Trinitario, che si prende cura per sempre della crescita spirituale del battezzato. Lo si fa nella celebrazione stessa. Ma anche nell’omiletica e nella catechesi, ricordando che il Battesimo è, per così dire, la matrice della Misericordia, è il canale originario per cui transita permanentemente la Misericordia a quanti, battezzati, le sono disponibili.
Proprio avendo sull’orizzonte l’Anno della Misericordia, non perdiamo alcuna occasione per rifocalizzare la dimensione della Misericordia propria dell’Eucaristia, nella quale per fede riconosciamo la presenza reale della Misericordia di Dio fatta Persona e nella quale al massimo grado si compie il Mistero della Misericordia per l’umanità intera.

– Ma soprattutto ci impegniamo a dare adeguato risalto al Sacramento della Confessione, quale Sacramento specifico dell’esperienza diretta dell’abbraccio di Dio Misericordia donato all’uomo peccatore che, convertito dal suo Amore, si lascia perdonare e risanare. La Misericordia di Dio, infatti, non opera una sorta di rivestimento esterno all’uomo, lasciandolo però nella sua condizione di peccato, cioè di lontananza o di opposizione a Dio, ma un risanamento interiore che è dato dall’incontro da parte di Dio Misericordioso e il penitente che si lascia raggiungere in profondità dalla sua Misericordia, al fine di diventare un uomo nuovo, pronto a vivere da figlio nel Figlio. Si tratta di un Sacramento troppo trascurato, di cui si è persa la valenza anche umanizzante, proprio nell’essere il Sacramento che libera l’uomo dal peccato che lo rende infelice. Va riscoperto in tutto il suo dinamismo e in tutto il suo valore. Molto dipenderà però dalla carica di umanità e di autentica spiritualità, raggiunte a loro volta dalla Misericordia, del celebrante presbitero.

L’essere confessore è un ministero che va attentamente e accuratamente ripensato, avendo come obiettivo di far sperimentare al penitente il senso della festa di Dio ogni volta che gli consentiamo di entrare nel nostro cuore con la potenza risanatrice della sua Misericordia. Certo tale disponibilità a Dio non è facile, spesso è l’esito del travaglio di un cammino laborioso e non sempre lineare, ed è frutto di un atto di umiltà. L’Anno della Misericordia interpella dunque i presbiteri, perché siano davvero ministri di Misericordia e di consolazione: nessun penitente se ne allontani senza una parola di conforto e senza un affidamento alla Misericordia di Dio anche quando, con grande sofferenza, non è stata possibile l’assoluzione sacramentale per ragioni oggettive.
Ma interpella pure tutti i battezzati perché riconoscano nel Sacramento della Confessione un secondo lavacro di purificazione, non vissuto come tortura e umiliazione, per usare l’immagine di Papa Francesco, ma come la riscoperta di Dio Amore Assoluto che altro non desidera se non il bene e la felicità dei suoi figli. Nel peccato, infatti, l’uomo è un infelice. Liberato dal peccato l’uomo respira aria di libertà interiore e di gioia vera.

3. Il cristiano testimone di misericordia perché raggiunto dalla Misericordia
Raggiunti dalla Misericordia di Dio, siamo abilitati a testimoniare una misericordia senza frontiere. Una misericordia che accoglie nel proprio cuore, nelle proprie viscere materne, chiunque si trova in condizione di averne necessità, secondo la linea della cultura dell’inclusione e non dell’esclusione e dello scarto, come evidenzia Papa Francesco.

L’uomo di oggi ne ha un bisogno estremo. Tutti ne abbiamo bisogno. Ne ha bisogno chi soffre di disabilità fisica, mentale, spirituale; di solitudine e abbandono; di esasperazione e di disperazione; di gravi difficoltà economiche; di difetti e vizi dal cui labirinto si fatica a liberarsi. Ne hanno bisogno i familiari e i colleghi che hanno preso le distanze dalla fede, dalla pratica sacramentale, dalla Chiesa. Ne sentiamo tanto più la necessità in quanto respiriamo una cultura, intrisa di inequità e di giustizialismo, che nega il diritto di cittadinanza alla compassione misericordiosa.

4. Attenzioni particolari da monitorare per dare risalto all’Anno della Misericordia
L’Anno della Misericordia avrà effetti salutari se ne terremo vivi gli obiettivi e i valori. A tal fine, suggeriamo cinque attenzioni.

– Tenere monitorato tale evento di grazia nella catechesi, nella lectio divina e nell’omiletica, in cui far echeggiare testi biblici significativi sulla Misericordia, ma anche pagine particolarmente intense della Dives in Misericordia (Giovanni Paolo II); della Deus Caritas est (Benedetto XVI); della Misericordiae vultus (Bolla di Papa Francesco); degli interventi del Magistero che accompagneranno lo svolgersi dell’Anno della Misericordia.
– Offrire molte opportunità per una Confessione che rigenera.
– Dare concretezza alle opere di misericordia corporali e spirituali, quelle particolarmente pertinenti con il nostro tempo.
– Realizzare dei pellegrinaggi nei luoghi indicati dalla Santa Sede, ma anche sul nostro territorio diocesano
– Recitare ogni giorno la preghiera della Salve Regina, madre di misericordia.

Concludo citando un passaggio di Papa Francesco all’udienza generale del mercoledì, quando, continuando la catechesi sull’eucarestia, chiede ai fedeli di riflettere sul suo rapporto con la nostra vita. «Come viviamo noi l’Eucaristia?», ha chiesto il Pontefice. «Come viviamo la Messa, quando andiamo a Messa la domenica? È solo un momento di festa? È una tradizione consolidata che si fa? È un’occasione per ritrovarsi o per sentirsi a posto, oppure è qualcosa di più?».
Allora il Papa ci fornisce tre indizi per verificare la qualità eucaristica della nostra celebrazione e della nostra vita.

GLI ALTRI. «Il primo indizio è il nostro modo di guardare e considerare gli altri. Nell’Eucaristia Cristo attua sempre nuovamente il dono di sé che ci ha fatto sulla Croce. Tutta la sua vita è un atto di totale condivisione di sé per amore; perciò Egli amava stare con i discepoli e con le persone che aveva modo di conoscere. Questo significava per Lui condividere i loro desideri, i loro problemi, quello che agitava la loro anima e la loro vita. Ora noi, quando partecipiamo alla Santa Messa, ci ritroviamo con uomini e donne di ogni genere: giovani, anziani, bambini; poveri e benestanti; originari del posto e forestieri; accompagnati dai familiari e soli… Ma l’Eucaristia che celebro, mi porta a sentirli tutti, davvero come fratelli e sorelle? Fa crescere in me la capacità di gioire con chi gioisce e di piangere con chi piange? Mi spinge ad andare verso i poveri, i malati, gli emarginati? Mi aiuta a riconoscere in loro il volto di Gesù?».

PECCATORI PERDONATI. «Un secondo indizio, molto importante – ha proseguito – è la grazia di sentirsi perdonati e pronti a perdonare. A volte qualcuno chiede: “Perché si dovrebbe andare in chiesa, visto che chi partecipa abitualmente alla Santa Messa è peccatore come gli altri?”. Quante volte lo abbiamo sentito. In realtà, chi celebra l’Eucaristia non lo fa perché si ritiene o vuole apparire migliore degli altri, ma proprio perché si riconosce sempre bisognoso di essere accolto e rigenerato dalla misericordia di Dio, fatta carne in Gesù Cristo». E a braccio ha aggiunto: «Se ognuno di noi non si sente bisognoso della misericordia di Dio, non si sente peccatore, meglio che non vada a Messa! Perché noi andiamo a Messa perché siamo peccatori e vogliamo ricevere il perdono di Gesù, partecipare alla sua redenzione, al suo perdono. Il “Confesso” che diciamo all’inizio non è un “pro forma”, è un vero atto di penitenza! Io sono peccatore e confesso! Così inizia la Messa. Non dobbiamo mai dimenticare che l’Ultima Cena di Gesù ha avuto luogo «nella notte in cui veniva tradito». In quel pane e quel vino che offriamo e attorno ai quali ci raduniamo si rinnova ogni volta il dono del corpo e del sangue di Cristo per la remissione dei nostri peccati. Dobbiamo andare a Messa umilmente, come peccatori e il Signore ci riconcilia».

LA COMUNITA’. Il terzo indizio «ci viene offerto dal rapporto tra la celebrazione eucaristica e la vita delle nostre comunità cristiane. Bisogna sempre tenere presente che l’Eucaristia non è qualcosa che facciamo noi; non è una nostra commemorazione di quello che Gesù ha detto e fatto. È proprio un’azione di Cristo! È Cristo che li attua, che è sull’altare! E Cristo è il Signore. È un dono di Cristo, il quale si rende presente e ci raccoglie attorno a sé, per nutrirci della sua Parola e della sua vita. Questo significa che la missione e l’identità stessa della Chiesa sgorgano da lì, dall’Eucaristia, e lì sempre prendono forma. Una celebrazione può risultare anche impeccabile dal punto di vista esteriore, bellissima, ma se non ci conduce all’incontro con Gesù, rischia di non portare alcun nutrimento al nostro cuore e alla nostra vita. Attraverso l’Eucaristia, invece, Cristo vuole entrare nella nostra esistenza e permearla della sua grazia, così che in ogni comunità cristiana ci sia coerenza tra liturgia e vita: questa coerenza tra liturgia e vita».
Ed è questo il senso del nostro impegno di battezzati e di operatori pastorali all’interno delle nostre comunità.

Don Benedetto Minchella

Per l’articolo e le foto vedi qui

Per la relazione di Mons. Alfredo Di Stefano vedi qui

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