Una casula speciale a segnare il percorso sacerdotale di 25 anni

La Comunità di S. Pietro Apostolo in Cassino festeggia Don Fortunato Tamburrini

Don Fortunato, che facciamo per festeggiare il tuo 25° di Sacerdozio? Niente, niente, lasciate stare, non vi preoccupate! In quei giorni non c’è neppure il Vescovo! Così è cominciata, un po’ di tempo fa, la “lotta” di amici e parrocchiani per convincere Don Fortunato a preparare una festa per un anniversario tanto importante per un prete, come le Nozze d’argento per due sposi. “Che non sia troppo grande la torta, mi raccomando, tanto chi volete che venga?” continuava a raccomandare “df”, Parroco e Vicario generale diocesano, quando ormai si era arreso. E di gente ne è venuta tanta, tantissima.

La Celebrazione Eucaristica, da lui presieduta e concelebrata da Don Tomas, Don Cristian, Don Benedetto, Don Nello, Don Luigi D’Elia e Don Eric, con due diaconi, Luigi Evangelista e Cristian, ed uno stuolo di ministranti, è stata bellissima e coinvolgente, con una partecipazione straordinaria dei tantissimi fedeli che gremivano la chiesa: oltre ai familiari (padre, madre, sorella con famiglia, fratello, zio), visibilmente emozionati, parrocchiani ed ex parrocchiani, amici tra cui fidanzati e sposi che hanno fatto con lui il percorso di preparazione; anche il Sindaco di Cassino Giuseppe Golini Petrarcone con l’assessore Mario Costa ed il consigliere comunale Danilo Picano hanno voluto essere presenti per testimoniare a Don Fortunato stima e amicizia. E una gradita sorprendente presenza: un nutrito gruppo di ragazzi e ragazze vietnamiti che studiano all’Università cassinate, che vogliono molto bene a Don Fortunato e alla parrocchia che li ha accolti con calore e aiutati ad integrarsi, hanno voluto esprimere la propria gratitudine partecipando gioiosamente ed eseguendo, dopo la comunione, un loro canto dolcissimo, “Il segno dell’amore” (di cui hanno distribuito il testo con traduzione a fronte), accompagnati alla pianola da Antonio Spigola; il ritornello diceva: “Su queste piccole mani/scendono i tuoi doni infiniti./Passano le età, e tu continui a versare,/e ancora c’è spazio da riempire”. Un momento davvero toccante e gioioso.

Ma andiamo con ordine. La commozione fin dall’inizio era palpabile in tutti e soprattutto nel festeggiato. Bambini e ragazzi dei gruppi di catechesi presenti in massa con gli indaffarati catechisti e operatori pastorali, come pure responsabili e frequentatori dell’Oratorio; presente la Banda musicale “Don Bosco Città di Cassino” col Maestro Marcello Bruni, pronti ad eseguire un pezzo bellissimo, “Dolce sentire”. L’effervescenza degli ultimi preparativi si è acquietata con l’inizio della celebrazione, quando finalmente tutti avevano trovato, più o meno, una collocazione. A pronunciare l’omelia ha provveduto Don Benedetto Minchella, il quale ha saputo trovare il tono e le parole giuste per volgere la commozione generale in gioia e stemperare la tensione che aveva reso difficili e penosi i giorni precedenti. Ha iniziato ricordando quel 17 novembre 1990, giorno dell’Ordinazione Sacerdotale, per ripercorrere l’itinerario di Don Fortunato, da viceparroco nella Chiesa Madre a parroco a S. Angelo e poi a S. Pietro Apostolo e Vicario Generale diocesano e lo ha fatto con leggerezza e con profondità al tempo stesso, generando in tutti un gioioso e grato riconoscimento del bene fatto da Don Fortunato in tutti questi anni. Ha rimarcato il “cambio di occhi” che ha fatto Don Fortunato, imparando a guardare ogni cosa ed ogni persona “con gli occhi di Dio”, essendosi “consegnato completamente a Dio senza se e senza ma”. Ha anche sottolineato come tante volte anche solo col silenzio ha saputo aiutare gli altri come sacerdote, amico, fratello, padre, ed il fatto che, anche in situazioni difficili, ha saputo obbedire, cioè non chinare la testa di fronte ad un superiore, ma leggere ciò che viene chiesto alla luce della Parola di Dio, cosa che, anche se umanamente costa, aiuta a vedere le situazioni da orizzonti più ampi. L’ha ringraziato infine a nome dei confratelli e di tutta la comunità parrocchiale e diocesana perché “ha dimostrato sempre un cuore di Pastore”.

L’entusiasmo dell’uditorio ha generato applausi scroscianti, addirittura ha fatto alzare tutti in piedi in segno di approvazione, affetto e gratitudine per il festeggiato. Il quale, a quel punto, per riportare la calma, ha ritrovato il suo humor con qualche simpatica battuta ironica.

Così pure, al termine della celebrazione, il diacono Luigi ha fatto omaggio di un suo acrostico dedicato a Don Fortunato e Anna Rita, a nome della comunità parrocchiale, ha tenuto un simpatico e scherzoso discorso per il festeggiato, pieno di affetto e di riconoscenza.

Alla fine, “il Don” ha voluto ringraziare tutti e lo ha fatto da par suo, ringraziando Dio e chiedendo scusa a tutta una serie di persone per una infinita serie di possibili motivi, con la finezza d’animo e la sensibilità umana che lo contraddistinguono. Ha anche spiegato l’origine (dono di amici) della casula nuova che indossava e che, ha detto, segna tutto il suo percorso. Infatti, ha spiegato, la casula, nata da un’idea bellissima e significativa, è formata da pezzi di stoffa diversi per tessuto, forma, peso, sfumature di colore, ma cuciti insieme, a volte con pieghe e incastri semplici e naturali a volte con accostamenti sofferti, come le relazioni nate da sguardi, volti, storie diverse, intessute in questi anni. Ha infine ringraziato la famiglia, i Sacerdoti, la comunità monastica di Montecassino (e qui la voce si è incrinata), i collaboratori della parrocchia. E qui ha chiuso con una battuta: “Avevo detto di non fare niente per questo evento e questa è la dimostrazione che qui tutti comandano… tranne il parroco!”. Risate e standing ovation, commozione e affetto traboccante.

Dopo la celebrazione e i saluti personali, si è passati nel salone per un momento di festa con un rinfresco preparato dalla comunità parrocchiale e la torta del 25°: lunga quasi due metri, con due scritte, a sinistra una frase del Salmo 130 “Io sono tranquillo e sereno, come un bimbo svezzato in braccio a sua madre. Come un bimbo svezzato è l’anima mia”, e a destra: “Non si può misurare la grandezza del tuo cuore. Il nostro grazie a Dio e a te. Infiniti auguri. Comunità di San Pietro Apostolo”. Scenografico il rito dello spegnimento delle classiche candeline, anche perché c’erano da spegnere le candeline di altre due torte, rotonde, offerte dai gentili e premurosi vietnamiti.

Qualcuno era preoccupato che Don Fortunato non mangiasse nulla delle buone cose preparate: è accertato che per dare inizio alla festa, ha preso due popcorn e alla fine è stato visto per qualche minuto con un piattino con la torta e un bicchiere in mano, ma non si è mai appurato se l’ha mangiata perché aveva sempre qualcuno che andava a salutarlo…
Grazie, Don Fortunato! Auguri!

Adriana Letta

Foto di Adriana Letta

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