Un saluto alla parrocchia prima di partire

Inviato in Congo dai Superiori, il salesiano Don Christian Kakule saluta commosso la comunità parrocchiale di S. Pietro Apostolo in Cassino che l’ha accolto in questi anni

In quattro anni circa di frequentazione della parrocchia di S. Pietro Apostolo a Cassino, Don Christian era diventato per tutti una figura di riferimento, un amico, un confessore sempre disponibile, un sacerdote pronto ad accogliere chi aveva bisogno di conforto e a dare una mano in parrocchia. Salesiano, portava avanti molto bene i suoi studi a Roma presso la Pontificia Università Salesiana e il fine-settimana veniva a Cassino, accolto dal parroco Don Fortunato e in un certo senso “adottato” dai parrocchiani. Fino a quando è arrivata per lui “l’obbedienza”: i suoi superiori della Ispettoria salesiana africana gli comunicavano che doveva tornare a svolgere la sua missione nel suo paese, il Congo. E un religioso deve obbedire, l’ha promesso.

Così è venuto il momento di salutare quella che era diventata un po’ la sua parrocchia e la sua casa e lo ha fatto domenica 22 nella Messa delle 11,00, da lui stesso presieduta. Il primo omaggio di saluto a Don Christian lo ha dato, prima della Messa, la Banda Musicale Don Bosco che, schierata sulla scalinata all’esterno della chiesa, ha eseguito alcuni brani in suo onore.

In chiesa, poi, commozione, vicinanza, affetto, dai bambini agli adulti ai sacerdoti ai ministranti, tutti si sentivano coinvolti. E lui, Don Christian, era il più emozionato. L’ha detto, nell’omelia, che gli era difficile esprimere un commento alle letture  del giorno nonostante vi si fosse preparato nella settimana. E sembravano fatte apposta per la circostanza: Paolo ai Corinzi raccomandava di “essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire” (1 Cor 1,10-13.17). E lui che salutava una comunità faceva la stessa raccomandazione: anche se ognuno viene da una famiglia, è portatore di una storia, di una tradizione culturale, deve armonizzarsi con le persone che ha vicine, “perché non vi siano divisioni”. La pagina di vangelo (Mt 4,12-23) raccontava di Gesù che chiama due fratelli, Simon Pietro e Andrea, poi altri due fratelli, Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, intenti nel loro lavoro di pescatori e dice loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi “subito” lasciarono le reti, la barca e il padre e lo seguirono. Così a Don Christian è giunto il richiamo “Seguimi”, del Signore che  attraverso i superiori lo chiama altrove e lui deve lasciare questa comunità. “Noi abbiamo promesso l’obbedienza e quindi partirò giovedì, ma restiamo uniti nella preghiera”. Ha raccontato qualche episodio anche simpatico della sua vita a Cassino, l’avventura di cucinare gli spaghetti… per imparare le abitudini del luogo dove il Signore chiama. Poi ha voluto dire il suo Grazie alla comunità, a tutti e ad ognuno. Un grazie speciale a Don Fortunato: mi lavò i piedi nel Giovedì Santo, gesto che non dimenticherò mai. E’ un grande! Infine ha detto: “Chiedo perdono a voi se qualche volta non sono stato il Sacerdote che vi aspettavate , sono un uomo”.

Al termine della Celebrazione rappresentanti di associazioni hanno porto il saluto a Don Christian: Lina Lepri, dei Salesiani Cooperatori, Benedetto Vizzaccaro dell’Associazione Largo a Don Bosco, un rappresentante dell’Associazione Vittime Civili di guerra, poi a nome di tutta la comunità il Diacono Don Luigi Evangelista e un ministrante a nome anche degli altri. Nelle parole di tutti si sentiva un grande affetto ed un grande apprezzamento per le doti di semplicità, mitezza, serenità, misericordia e, soprattutto per il sorriso “che sempre accompagna e precede” Don Christian. A coronare questi pensieri è intervenuto Don Fortunato, che con le sue parole, un po’ serie e commosse e un po’ scherzose e ironiche, ha completato il quadro di un’atmosfera familiare. Naturalmente il grazie di Don Christian ha messo il tocco finale. Infine, nel salone parrocchiale, un momento conviviale è servito ai saluti più personali, agli abbracci, allo scambio di indirizzi, perché un sacerdote così limpido e trasparente nessuno vorrebbe perderlo mai. Sarà la preghiera, certamente, a non far spezzare il legame forte che si è creato.

Adriana Letta

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