Ti sia sottomessa ogni tua creatura

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario, Anno C “Cristo Re”

Siamo all’ultima domenica del tempo ordinario che la Chiesa dedica con la riforma liturgica al Mistero di Cristo Re dell’universo. Che significato ha questo titolo? Gesù è già re di tutte le cose da sempre; Egli, infatti, era in principio presso Dio (Gv 1, 2). Se era con Dio in principio, prima cioè che Dio creasse il mondo, questo vuol dire che Egli è Dio e che partecipa della natura divina. Se è Dio la sua regalità è scontata, naturale, dovuta. Dio è il re d’Israele. Dio è il re del mondo: Ti sia sottomessa ogni tua creatura: perché tu dicesti e tutte le cose furon fatte; mandasti il tuo spirito e furono costruite e nessuno può resistere alla tua voce (Gdt 16, 14).

La regalità di Dio è realmente universale: si estende ad ogni ambito del vivere e a tutti i luoghi. Perché allora dunque, nonostante l’universalità della regalità di Gesù già prima della sua venuta sulla terra, egli ha avuto bisogno di essere riconosciuto tale dagli uomini?

In realtà egli non ha nessun bisogno di essere riconosciuto re dell’universo, siamo noi che abbiamo bisogno di un capo, dell’unico capo della nostra vita, ed Egli si è rivelato come tale. Egli è il capo del corpo, cioè della Chiesa, è il principio di tutto, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti per avere il primato su tutte le cose (Col 1, 18).

Ma l’esercizio di questa regalità si manifesta con la sua infinita misericordia nel voler cancellare i nostri peccati col suo sangue: Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli (Col 1, 19-20).

Il suo Regno non è di questo mondo (Gv 18, 36), nel senso che le modalità del suo Regno non appartengono alle categorie e alle dimensioni terrene, benché il Signore governi il cielo e anche la terra. Ma la sua regalità è spirituale: vuole governare menti e cuori, intelletto e volontà per portare gli uomini all’eterna salvezza.

Sicché, dice Sant’Agostino, la sua regalità non è una promozione ma una degnazione (Cf. Discorsi su Giovanni 51, 4): Egli era re d’Israele per guidare le anime, per provvedere la vita eterna, per condurre al regno dei cieli coloro che credono, che sperano, che amano. Che il Figlio di Dio quindi, uguale al Padre, il Verbo per mezzo del quale sono state create tutte le cose, abbia voluto essere re d’Israele, non fu un’elevazione per lui ma un atto di condiscendenza verso di noi: fu un atto di misericordia non un accrescimento di potere. Colui, infatti, che in terra fu chiamato re dei Giudei, è in cielo il Signore degli angeli.

Siccome le menti e i cuori degli uomini sono perse perché annebbiate dal peccato e fuorviate dalle cattive abitudini ecco che il Signore si presenta come re per ricondurre alla verità e alla giustizia l’uomo che da solo non ce la può fare. La sua regalità è la sua infinita misericordia per l’uomo. Perché dunque non approfittare di questa regalità? Gesù non è un despota ma la bontà in persona. Rifiutare la bontà significa mettersi nelle mani del maligno. Vivere del maligno.

Lasciamoci conquistare da Cristo! Lasciamoci governare da Cristo! Non c’è governo migliore del suo! Si vede oggi con evidenza come i governi umani della tanta decantata democrazia ci stanno portando frettolosamente verso l’autodistruzione totale. La politica democratica è orientata verso la terza guerra mondiale e la totale distruzione del pianeta.

Chi potrà salvarci da tanta ipocrisia e sfrenatezza? Solo il governo di Cristo delle menti e dei cuori, solo il ritorno a Lui potrà ripristinare il giusto equilibrio interno di ogni anima ed evitare il disastro! Così dice il Signore ai suoi sudditi: Chi ama la propria anima in questo mondo, costui la perderà; chi invece odia la propria anima, sempre in questo mondo, questi la conserverà per la vita eterna (Gv 12, 25). Solenne e meravigliosa affermazione, che dice come dipenda, la salvezza o la dannazione dell’uomo, dall’amore o dall’odio che egli porta alla sua anima. Se ami in modo sbagliato, tu odi; se odi in senso buono, ami. Beati coloro che sanno odiare la propria anima in maniera da salvarla, evitando, per un malinteso amore, di perderla. Ma per carità non ti venga in mente di sopprimerti, intendendo così l’odio che devi portare alla tua anima in questo mondo. Così intendono certuni, malvagi e perversi, e tanto più crudeli e scellerati omicidi in quanto uccidono se stessi: essi cercano la morte gettandosi nel fuoco o nelle acque, o precipitandosi dall’alto. Non è questo che insegna Cristo (Sant’Agostino, Discorsi su Giovanni 51, 10).

L’amore di Cristo ci eleva a tal punto da amare tutti le creature e tutte le anime, anche quelle dei peccatori, e di immolarci per loro per la comune salvezza, come ha fatto Lui: Il mio Regno non è di questo mondo.  Maria Santissima, Regina insieme a Cristo, accolga il nostro santo proposito.

P. Luca M. Genovese

Fonte: Settimanale di P.Pio

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