Quattro giovani detenuti ricevono la Cresima

Con la Cresima, dono dello Spirito, Dio imprime a caldo, incancellabili, queste parole: misericordia e fiducia per sempre

Un giorno speciale oggi, domenica 11 settembre, nella Casa Circondariale di Cassino: quattro giovani detenuti, completato il periodo di preparazione, hanno ricevuto dal Vescovo diocesano il Sacramento della Confermazione e due di loro anche la Prima Comunione. Ed è stato un giorno di festa, non rumorosa, perché vissuta in mezzo ad un ristretto numero di persone vicine, ma profonda e sentita come non mai. Una festa dell’anima, che ha sovrabbondato della presenza dello Spirito e dei suoi doni. Lo si vedeva dallo sguardo luminoso dei quattro ragazzi, dal loro volto mai stato così gioioso e raggiante.

La Celebrazione Eucaristica si è svolta nella cappella del carcere, bella e impreziosita dai fregi dipinti da un detenuto artista: presenti poche persone, educatori, amici volontari Caritas, qualche agente, ma con tutta la solennità che richiede il conferimento di Sacramenti tanto importanti. Così il Vescovo, Mons. Gerardo Antonazzo, ha voluto iniziare la S. Messa, affiancato nella celebrazione dal cerimoniere Don William Di Cicco e dal cappellano del carcere, Don Lorenzo Vallone. Dopo le letture della liturgia del giorno, che con le loro parole sembravano scritte ad hoc, tanto scendevano dritte al cuore, lette proprio dai cresimandi, il Vescovo, prima di passare al rito della Cresima, ha voluto nell’omelia affidare ai quattro giovani due importantissime parole: Misericordia e Fiducia. Si è rifatto in particolare a S. Paolo (1 Tim 1,12-17): “rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù“. Il Vescovo ha spiegato che con la parola “bestemmiatore” usata da Paolo si deve intendere chi offende Dio. Ogni idolatria, come quella della prima lettura, del vitello d’oro (Es 32, 7-11.13-14), offende Dio. Dietro ogni peccato o reato c’è un’idolatria, del denaro, del potere, del sesso, della droga, della violenza… E come Gesù, apparso a Paolo, gli chiede “Perché mi perseguiti?”, così c’è sempre Gesù, ha detto Antonazzo, quando facciamo male agli altri. La nostra vita, ha proseguito, spesso è alienata e depistata dai suoi valori. Paolo, “bestemmiatore”, si è sentito investito di misericordia e di fiducia e dice: “Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io“. Così è per voi oggi. Se siete qui per qualche reato commesso, è per la giustizia umana, che pure è necessaria. Ma di fronte a Dio, se sinceramente pentiti, voi siete dei perdonati. Dio – ha sottolineato – ci perdona sempre! La giustizia condanna, la misericordia guarisce. La pena carceraria deve essere redentiva, ma è pur vero che dal carcere si può uscire non redenti; ma da cristiani, in qualunque situazione di vita, se lo vogliamo, siamo redenti, perché perdonati da Dio. Inoltre, ha completato, come Paolo riconosce di essere stato giudicato degno di fiducia, così è per tutti. Non c’è nessuna condizione umana che non possa meritare la misericordia di Dio. Forse gli uomini no, ma Dio si fida di noi. Con la Cresima, dono dello Spirito, ha concluso il Vescovo Gerardo rivolto ai cresimandi, Dio vi farà vivere questo, perché imprime a caldo, incancellabili, queste parole: misericordia e fiducia per sempre. Ed ha chiosato: “Queste parole voi, per la vostra condizione, potete capirle meglio di me!”.

Grande l’emozione di tutti i presenti al momento della Crismazione; due i padrini, Don Lorenzo, il cappellano, e Augusto, un volontario; ognuno era il padrino di due cresimandi. Altri momenti commoventi sono stati la (Prima) Comunione e, particolarmente toccante, quando ad uno degli ormai “cresimati”, è stata fatta cantare una canzone e lui, emozionato ed ispirato, ha cantato con la sua splendida e calda voce napoletana “Tu si’ na cosa grande”, e suonava davvero come un ringraziamento profondo del cuore a Dio.

Al termine, il Vescovo ha regalato a ciascuno di loro una Bibbia ed oggetti religiosi, poi in una saletta vicina, un bel rinfresco preparato con premura dalla Caritas, ha permesso a tutti di godere di un momento di festa. Vera, autentica, davvero come una nuova Pentecoste.

Adriana Letta

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