Il passionista sorano Valentino Lucarelli

Il religioso fu superiore e primo biografo di San Gabriele dell’Addolorata

In occasione della festa liturgica di San Gabriele dell’Addolorata presentiamo una breve biografia di padre Valentino della Madre di Dio, religioso passionista, rettore del ritiro dell’Isola del Gran Sasso, nelle cui mani il 27 febbraio 1862 il giovane Gabriele ricevette il viatico, creando inconsciamente un forte legame tra questo santo e la città di Sora che ancora oggi sopravvive.

Valentino Lucarelli, al secolo Luigi, nacque a Sora il 21 febbraio 1805, da Francesco e Paola Petricca. Il 21 giugno 1822 entrò nel noviziato passionista di Paliano, vestendo il santo abito il 7 luglio 1822 per mano del p. provinciale Luca della SS.ma Trinità. Un anno dopo, sempre a Paliano, il 4 luglio 1823, emise la professione religiosa. Trascorse gli anni di studentato nel ritiro di Ceccano, precisamente dal 1823 al 1826, prima di essere trasferito nel 1826 nella casa generalizia dei Ss. Giovanni e Paolo in Roma. Il 22 dicembre del 1827 nella Basilica di San Giovanni in Laterano venne ordinato sacerdote. Facendosi sempre guidare dalla voce e dalla volontà dei superiori, con santa ubbidienza iniziò un lungo periodo di spostamenti nei vari ritiri della Provincia della Presentazione. Nell’ottobre del 1828 giunse a Sant’Angelo di Vetralla, dove rimase solo per un mese. Nel mese di Novembre si spostò nel viterbese a Soriano nel Cimino, nel ritiro di Sant’Eutizio, dove resterà fino al maggio del 1829, mese nel quale raggiunse il ritiro dell’Addolorata di Tarquinia-Corneto. Il 19 agosto del 1830 fu tra i dodici religiosi che presero possesso del nascente ritiro di Sant’Angelo a Lucca, dove restò per ben nove anni.

Sfogliando le cronache di questo periodo emerge come p. Valentino veniva considerato tra i più quotati predicatori del tempo. Dal 1839 al 1841 fu di famiglia prima a Magliano Sabina poi a Sant’Angelo di Vetralla. Nel 1851 fu eletto superiore del ritiro di Recanati per il triennio 1851-1854. Nella primavera del 1857 fu trasferito in qualità di superiore nel ritiro di Pievetorina. Nei tre anni di guida di questo convento incontrò dapprima il suo concittadino sorano fr. Michele di Santa Maria, al quale somministrò il santo viatico l’8 marzo 1859, ed in seguito vi fu il primo incontro con il giovane Gabriele dell’Addolorata che giunse come studente a Pievetorina il 20 giugno 1858. 

Arriviamo al 1860 quando, nel terzo capitolo provinciale della Pietà, al primo scrutinio, viene eletto superiore del ritiro di Isola del Gran Sasso il p. Valentino della Madre di Dio. Qui vi resterà fino al 1866. Sono questi gli anni più intensi del suo ministero passionista e in questo convento vi fu di nuovo l’incontro con San Gabriele dell’Addolorata, di cui ebbe già alta ammirazione a Pievetorina. Fu lui il rettore del ritiro quando il 27 febbraio 1862 l’angelico giovane salì al cielo. Fu sollecito a non fargli mancare nulla sia per l’assistenza spirituale come per quanto occorreva per la malattia, come dimostrano le grate espressioni del santo in merito a questa fine carità che gli si usava. P. Valentino, nella mattina del trapasso del santo, ne scrisse la piccola necrologia, risultandone il primo biografo, spedendola a tutti i ritiri della Congregazione. Ancora oggi, nel museo di san Gabriele, è esposta ai fedeli in visita al Santuario la copia del necrologio scritta dal pugno del nostro passionista. In una sintesi meravigliosa lo scritto dice quanto poi gli scrittori delle biografie del santo hanno sviluppato. Vista l’importanza del testo lo riportiamo per intero:

«questa mattina alle ore sei e mezza antimeridiane, è passato agli eterni riposi il Confratel Gabriele della Vergine Addolorata, al secolo Francesco Possenti. Egli era nato in Assisi il 1° marzo del 1838. Vestì l’abito della nostra Congregazione il 21 settembre del 1856 e professò il 22 dello stesso mese dell’anno seguente. La sua morte è stata cagionata da una tisi tubercolare. La vita del giovane compianto, fu un non mai interrotto avanzamento nella perfezione. Da che si consacrò a Dio nella vita religiosa, si applicò talmente all’esercizio delle virtù, che non rallentò mai più né per impedimento che dovesse incontrare, né per violenza che si dovesse fare: impegnatissimo nell’adempimento dei propri doveri, caritativo verso tutti, umile, paziente, in una parola la di lui vita potrebbe dirsi un tessuto di tutte le virtù, da non sapersi dire quale di esse gli mancasse. Il raccoglimento l’aveva portato a tal punto da non soffrire distrazione nel corso di tutto il divino officio e della santa orazione. Famelico del cibo eucaristico, smaniava continuamente poterlo accogliere nel suo petto: ma la virtù caratteristica del defunto, era una divozione fervida, soda ed efficace verso Maria Santissima, e specialmente verso i suoi dolori. I di lui discorsi si aggiravano sempre su Maria SS., e tanta era l’unzione con che ne parlava che infervorava quanti ne sentivano favellare; e questa buona Madre lo ripagava largamente d’affetto che le portava specialmente in su gli ultimi della vita, quando assalito a diverse prese dell’inferno, coll’invocare il nome SS. di Maria ne riportò glorioso trionfo. Chiese se si volesse dargli ancora una volta la sacramentale Assoluzione, e contentato, domandò a grande istanza una immagine del Crocifisso, al quale egli stesso aveva unito una piccola effige dell’Addolorata; se l’applicò al petto con grande ardore, incrociò sopra l’immagine le mani, ripeté prima tre volte con gli occhi rivolti al cielo la giaculatoria: Gesù, Giuseppe e Maria ecc. e pochi istanti appresso senza agonia spirò placidamente nel Signore. Nei pochi giorni che guardò il letto gli furono amministrati i Sacramenti della Confessione, Comunione ed Estrema Unzione, e tutti i conforti della Religione. Speriamo che sia a godere il premio delle sue virtù, nondimeno gli si fanno i suffragi prescritti dalle nostre Sante Regole».   

Gli anni nel ritiro all’ombra del Gran Sasso trascorsero sereni, finché nel 1866 il convento fu soppresso. Iniziò un lungo periodo di travaglio che vide in prima persona impegnato il nostro superiore, il quale «con intrepidezza apostolica si piegò alle ingiunzioni delle autorità civili che ordinavano la perquisizione, sequestri, ed infine l’ordine di lasciare il ritiro». P. Valentino assieme a ventiquattro religiosi furono costretti ad un forzato esilio. Nuovo luogo di residenza fu la città di Manduria in Puglia. Qui vi rimase come superiore fino al giorno della morte avvenuta il 7 dicembre 1873.

«Rara semplicità non disgiunta da sufficiente prudenza, profonda umiltà e mansuetudine non disgiunta da discreta fermezza, superiore soave ed amabile […] la sua memoria è restata fra tutti benedetta». Conclude così la necrologia della Congregazione passionista la vita di questo religioso passionista che fece dell’obbedienza, dell’umiltà e dell’apostolato la sua ragione di vita: «è caro credere che San Gabriele venisse dal Paradiso ad assistere nelle infermità e nella morte il suo P. Rettore ed accompagnarlo alla gloria del cielo».

Lucio Meglio

 

Fonti: M. L., Passioni soranisti, San Gabriele Edizioni, 2015, pp.135-147.

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