Omelia del Cardinale Giuseppe Bertello

Omelia del Cardinale Giuseppe Bertello

Basilica-Santuario di S. Maria di Canneto

22 agosto 2015

 

Volevo ringraziare il caro Mons. Gerardo, vostro vescovo, per le parole che mi ha detto, ma soprattutto per l’invito che mi ha fatto, di unirmi a voi come pellegrino per venire a pregare ai piedi della Madonna di Canneto. Perché questo è un momento importante non solo per la vostra diocesi ma un po’ per tutto il circondario, la Madonna di Canneto ha questa storica devozione ha accompagnato durante i secoli la vita delle vostre comunità cristiane e noi oggi siamo solo gli ultimi di questa lunga catena di devoti e di fedeli che siamo saliti qui proprio per deporre ai suoi piedi innanzitutto la nostra fede, i nostri propositi di vita cristiana però, anche i nostri desideri, le nostre intenzioni, le nostre sofferenze. Vorrei quindi salutare tutti voi, in modo particolare unirmi al saluto del Vescovo per le autorità civili e militari che sono presenti qui con noi quest’oggi e che dicono appunto che questa festa va ben al di là dei confini della comunità cristiana ma tocca veramente tutta la società. Forse questo è legato alla storia ed alle tradizioni, oggi che le tradizioni cascano resta ancora qualche pilastro: Canneto è questo.

Ecco la nostra celebrazione di oggi è impreziosita da due momenti importanti per la vita di questo santuario. Innanzitutto abbiamo avuto la benedizione dei lavori di ristrutturazione del Santuario e tra poco consacreremo l’altare e poi il Santuario che è elevato a Basilica. Innanzitutto la ristrutturazione del Santuario con la consacrazione dell’altare. Ma noi abbiamo voluto dire, ce lo ricorda bene la prima Lettura, attraverso la benedizione abbiamo voluto ricordarci e rinnovare, che questo locale non è un locale qualunque, è il tempio di Dio, è il locale dove noi sentiamo la presenza del Signore. La prima Lettura ci ha ricordato quando il popolo ebraico, dopo la costruzione del tempio di Gerusalemme, ha portato trionfalmente l’Arca dell’Alleanza dove c’era il segno, c’erano i dieci comandamenti dentro, lasciati da Dio a Mosè, l’ha introdotta solennemente nel tempio. Noi oggi non introduciamo solo un’arca. Con la consacrazione dell’altare questa pietra diventa il simbolo di Gesù. Per questo i sacerdoti, i vescovi, non l’hanno ancora baciato. Vi ricorderete che quando i sacerdoti entrano per celebrare la Messa la prima cosa che fanno baciano l’altare; non l’abbiamo ancora fatto perché non è ancora consacrato, non è ancora benedetto. Con la benedizione ecco che acquista allora il carattere della pietra del sacrificio. È Gesù stesso che si offrirà per noi su questo altare, che rinnoverà per noi l’Eucarestia, il mistero della nostra salvezza.

Poi c’è il secondo motivo, la Basilica.  Mons. Gerardo ci ha ricordato un aspetto di questo titolo, che unisce Canneto in modo particolare al Papa. Siamo chiamati tutti a pregare di più per lui, a sentirci più vicini a lui, a partecipare delle sue gioie, del suo ministero. Io mi farò certamente interprete, porterò i vostri saluti, gli ricorderò di questa celebrazione. Però c’è anche un secondo motivo per cui il Santuario è stato elevato al titolo di Basilica. Ai tempi dei Romani, quando non c’era ancora il Cristianesimo, a Roma c’erano delle case importanti, aperte a tutti, pubbliche, dove si celebravano i momenti più importanti della vita cittadina, e queste costruzioni erano chiamate basiliche. Con l’arrivo del Cristianesimo, a Roma, le quattro chiese principali, quelle che noi chiamiamo Basiliche maggiori, furono chiamate Basiliche. Poi col tempo, per indicare questo legame particolare con Roma, ma anche per indicare che una chiesa ha un valore particolare per un certo territorio, ecco che allora il Papa ha cominciato a dare il titolo di Basilica minore. Ed è per questo che il Papa conferisce oggi questo titolo al Santuario di Canneto, proprio per indicare il valore che ha questo Santuario per la vita religiosa, per la vita pastorale del territorio.

E poi naturalmente, doveva essere forse il primo punto: oggi vogliamo celebrare la Madonna. Abbiamo sentito questo brano del Vangelo che conosciamo bene da tanto tempo. C’è l’angelo che incontra Maria per annunciarle che diventa la Madre di Gesù, la Madre del Salvatore. Maria che deve cambiare tutto il progetto della sua vita, che fa anche presente le sue difficoltà, ma poi dice Ecco io sono la serva del Signore, si faccia come Lui vuole. Ed allora cosa possiamo portare via da noi per noi per la nostra vita cristiana da questa celebrazione e da quanto abbiamo sentito dalla Parola di Dio e dai riti che abbiamo fatto e che ancora faremo. Il primo. Quando abbiamo iniziato la benedizione dei restauri, dei lavori, abbiamo ricordato il nostro Battesimo. Come questa casa è diventata tempio del Signore, così noi ricevendo il Battesimo siamo diventati tempio di Dio, la nostra persona accoglie il Signore. Oggi è il momento, bello anche, per il nostro pellegrinaggio, di pensare al giorno del nostro Battesimo e anche di interrogarci un po’ su come va la nostra fede, come la viviamo, come viviamo noi questo nostro Battesimo. Cerchiamo di trarre esempio, cerchiamo di educare? Oppure la viviamo così esteriormente, forse andiamo anche a Messa la domenica, ma non sentiamo l’esigenza profonda di sentirci uniti a Dio, di sentirci uniti a Gesù… Forse siamo talmente superficiali che non ci rendiamo conto che sbagliamo anche di fronte a Dio, e che dobbiamo chiedergli perdono, che dobbiamo chiedergli la sua misericordia.

Il primo pensiero vorrei che fosse proprio questo: pensiamo al nostro Battesimo, rinnoviamo le promesse che poi noi abbiamo rinnovato quando abbiamo fatto la Cresima, lo facciamo anche tutti gli anni alla Veglia Pasquale. Ricordiamoci del nostro impegno di essere dei discepoli del Signore.

E poi un secondo insegnamento molto chiaro: Maria ha cercato di seguire la volontà di Dio, e l’ha vissuta così, regolarmente, nella sua quotidianità potremmo dire. Ad un certo punto nel Vangelo ci ricordano una cosa. Quando si chiedono chi è Gesù dicono: «Ma Gesù non è il figlio del falegname?» La vita di Nazareth è una vita come tutte le altre dal punto di vista umano. Noi siamo chiamati ad incarnare la nostra fede nella nostra vita quotidiana, di saper trasformare ogni momento della nostra vita in un momento di amore per il Signore e di testimonianza per gli altri.

E qui è il terzo punto che vi vorrei lasciare, ed è quello dell’esempio. Maria è stata un esempio per gli apostoli, per i discepoli, sono accorsi a lei anche dopo la Risurrezione di Gesù. Nel cenacolo Maria era unita ai dodici apostoli. Amici cari, sentiamo la responsabilità di annunciare la nostra fede di cristiani agli altri! Sentiamo la responsabilità che col nostro esempio possiamo indicare agli altri quello che cerchiamo di vivere noi stessi. Vi dico una cosa forse un po’ troppo forte, ma ve la dico perché la sento dentro di me molte volte. Noi oggi parliamo tanto di immigrati, di tutti questi problemi. Non vi fa impressione vedere tanti di questi immigrati che sono così legati per diversi motivi alla loro religione e noi invece, così, la viviamo un po’ troppo esteriormente. Pensiamoci. Se qualcuno che non è cristiano, che dovrebbe vedere in noi un esempio, invece trova in noi uno scandalo.

Affidiamo alla Madonna la vita di ciascuno di noi, delle nostre famiglie. Preghiamo per la comunità diocesana, preghiamo veramente per la Chiesa tutta. È bello questo, in chiesa siamo tutti fratelli, nessuno è straniero, ci sentiamo tutti uniti nella nostra lode al Signore e nel nostro essere discepoli di Gesù.

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