No a stepchild adoption e affido rafforzato

Posizione fortemente critica della Comunità Papa Giovanni XXIII sul ddl Cirinnà che vorrebbe regolare le unioni omosessuali e le convivenze: «È centrato su una visione adultocentrica, il bambino ha diritto ad un padre e una madre, non due padri o due madri»

Pubblichiamo il comunicato stampa della Comunità Papa Giovanni XXIII del 14.01.2016

La Comunità Papa Giovanni XXIII esprime una posizione fortemente critica nei confronti del disegno di legge su “Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze” la cui discussione al Senato è prevista per il 26 gennaio. In particolare per quanto riguarda la cosiddetta stepchild adoption.

«Tutta la normativa che si è sviluppata in Italia a partire dalla legge n. 184 del 1983 sull’affido e l’adozione ha posto al centro il diritto del bambino a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma, non quello degli adulti ad avere un figlio» dichiara Giovanni Ramonda, responsabile generale dell’associazione.

«L’articolo 5 del ddl Cirinnà è invece chiaramente orientato ad assicurare un figlio alla coppia omosessuale, ma tutta la psicologia dell’età evolutiva dimostra che lo sviluppo armonico ha bisogno della presenza della figura paterna e materna, mentre non c’è alcun bisogno del minore di avere due padri o due madri. Inoltre è evidente che, non potendo la coppia omosessuale generare un figlio, questa scelta andrebbe a favorire la pratica dell’utero in affitto, che è una inaccettabile forma di sfruttamento della donna e va a pianificare la nascita di bambini orfani di madre».

La Comunità Papa Giovanni XXIII rifiuta anche l’ipotesi attualmente in discussione a livello politico di risolvere il problema con una forma rafforzata di affido.

«Una scelta di questo tipo andrebbe a snaturare questo strumento giuridico importantissimo che consente di dare ad ogni bambino una vera famiglia temporanea, in attesa che possa ritornare nella famiglia di origine o andare in adozione in una nuova famiglia – prosegue Ramonda –. Anche per l’affido va ribadito che è uno strumento per dare una famiglia ad un bambino, non un bambino ad una coppia senza figli».

«Invitiamo i legislatori a concentrarsi sui diritti dei minori piuttosto che su quelli degli adulti – conclude Ramonda –. Dai dati disponibili risulta che in Italia due terzi dei minori da 0 a 2 anni con difficoltà familiari vengono collocati in comunità con operatori a turno, mentre ci sono tantissime famiglie disponibili. Questa è una vera emergenza sulla quale bisognerebbe intervenire, sostenendo reti di famiglie disponibili ad accogliere questi bambini e le vere comunità familiari che assicurano la presenza di una mamma e un papà».

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Anche il Centro di Aiuto alla Vita di Cassino si sta muovendo in vista della imminente discussione in Senato del Ddl Cirinnà e invita ad inviare quanto prima ai Senatori la seguente lettera-appello:

Signor-a Senatore-trice, FERMI LE UNIONI CIVILI.
La prego voler onorare il patto di fedeltà alla Costituzione Repubblicana che Ella, dopo la Sua elezione, deve testimoniare con ogni singola votazione.
Gli articoli 29 e segg. della Costituzione definiscono la famiglia come luogo naturale dell’incontro tra uomo e donna con la responsabilità dell’educazione dei propri figli.
Diritto dei bambini è avere una mamma e un papà. La prossima discussione che si terrà nell’Aula del Senato il 26 gennaio sulle unioni civili omosessuali, che prevede anche la legittimazione della pratica dell’utero in affitto, sia conseguente al patto di onore nei confronti della Costituzione Repubblicana e ricordi i valori naturali, culturali, religiosi su cui la nostra Nazione si fonda.
Se Ella deciderà di comportarsi in maniera diversa non lo farà certo in mio nome.
Cordiali saluti.
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