Neuroetica, scienza di noi stessi. Il seminario SINe ricercatori del settore in ambito nazionale.

(DIRE – Notiziario Psicologia) Roma, 17 mar. – “La conoscenza del nostro cervello e di come noi funzioniamo ha enormi ricadute nell’ambito del diritto, della farmacologia (esistono determinati farmaci che possono facilitare l’enhancement di alcune capacità mentali e che possono essere considerati una forma di doping), del concetto stesso di responsabilità, colpa e pena (può essere ritenuto responsabile il soggetto che presenta nel codice genetico gli alleli dell’antisocialità?). Tra le tante la scoperta – originariamente grazie agli studi di Libet e attualmente grazie agli studi sulla coscienza – che ‘noi prima agiamo e poi ne siamo consapevoli’ ha rinverdito la vecchia questione del libero arbitrio, questione che com’è noto ha attraversato buona parte del dibattito filosofico occidentale.

Oggi la tematica viene riproposta e affrontata dalle neuroscienze”. Lo scrive Maria Felice Pacitto, psicoterapeuta e membro della SINe (Società di Neuroetica e Filosofia delle Neuroscienze) che il 28 marzo promuove il convegno ‘Neuroetica: la scienza di noi stessi. Homo faber, homo moralis, homo oeconomicus’, nella Sala degli Abati, in Piazza Corte a Cassino dalle ore 10. L’evento ha l’obiettivo di “raccogliere i ricercatori e gli studiosi del settore e diffondere tali saperi (i temi cui la neuroetica si applica hanno a che fare con la vita quotidiana)”.

Il convegno di Cassino, patrocinato dall’Ordine regionale degli psicologi, è organizzato dalla SINe (presieduta da Alberto Oliverio, professore emerito di Psicobiologia nell’Università di Roma ‘La Sapienza’) in collaborazione con il Centro di Psicologia Umanistica e la San Paolo Invest di Cassino, che ha sponsorizzato l’evento. “Tra le tante branche delle neuroscienze si è sviluppata la Neuroetica, che si applica allo studio del comportamento morale, da un lato, e, dall’altro- chiarisce la terapeuta- all’analisi delle questioni etiche sollevate dalle scoperte neuroscientifiche e dalla loro applicazione”. La Neuroetica, neologismo nato negli anni ’90, è un “contesto disciplinare al confine tra alcune scienze specifiche (neuroscienze, psicologia, filosofia della mente, genetica, biologia molecolare, psicologia cognitiva, teoria dell’evoluzione) e la filosofia, in particolare nella declinazione dell’etica. E’ un campo complesso sia in termini di riflessione tematica che di metodo. Dunque- rimarca Pacitto, laureata in filosofia e psicologia- un dialogo proficuo tra discipline di confine, che apre agli scenari complessi ed interdisciplinari della filosofia d’oltreoceano. Scenari nuovi in un’Italia chiusa per troppo tempo nell’ambito della filosofia continentale ed idealistica”. Lo sviluppo delle neuroscienze, “grazie all’uso della risonanza magnetica funzionale – strumento ormai utilizzato da 20 anni e che permette un’indagine non invasiva del nostro cervello mentre siamo attivi in un determinato comportamento – ha permesso di conoscere molti meccanismi che sono alla base della nostra mente e dei nostri comportamenti quotidiani. Sono le neuroscienze, ad esempio, che hanno consentito una delle più significative e note scoperte degli ultimi anni- ricorda la specialista- fatta appunto dal nostro Giacomo Rizzolatti, quella dei neuroni specchio”. Nel tempo “sono quindi nate una serie di branche cui le neuroscienze si applicano: la neuroetica, la neuroestetica, la neuroeconomy, la neuropolitica, ecc.. Insomma progressivamente le neuroscienze vanno applicandosi a tematiche che una volta appartenevano ad altri specifici contesti disciplinari. Ma quanto più procediamo nella conoscenza di noi- conclude Pacitto- tanti più problemi e questioni etiche si pongono e, nel contempo, si aprono scenari inquietanti”.

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