Nel dolore e nella preghiera si conclude il Mese Mariano

La parrocchia di S. Giovanni Battista in S. Angelo in Theodice vive così il suo 31 maggio

Sconvolta la comunità di S. Angelo in Theodice. Sconvolta da un lutto e cementata dal dolore, vissuto comunitariamente stringendosi nella preghiera. Si preparava a concludere il mese di maggio secondo tradizione, con un S. Rosario recitato alla sera del 30 nel cortile delle Suore Francescane affidando alla Mamma celeste tutte le persone che soffrono nel corpo e nello spirito e poi, il 31, con la Messa nel santuario della Madonna della Pietà raggiungendolo processionalmente a piedi.

Ma proprio il 31 la tragica notizia piomba inaspettata: il piccolo Matteo Melaragni muore a soli 6 anni per un incredibile incidente precipitando dall’alto dell’appartamento in cui viveva. Il dramma è avvenuto in Brasile, ma per la comunità santangelese è come se fosse accaduto lì vicino. In paese non si parla d’altro. Prontamente il parroco, Don Nello Crescenzi, comunica che il programma della conclusione del mese mariano si svolgerà ugualmente, ma chiede a tutti “uno speciale ricordo nella preghiera per il piccolo Matteo Melaragni, volato in cielo poche ore fa, in particolare per la sua famiglia, e soprattutto per il papà e la mamma. Con grande affetto restiamo uniti nella preghiera”. Il pensiero di tutti non può che correre alla mamma Roberta, al papà Marco, al fratellino e tutti si uniscono col cuore e con la preghiera, più che mai intensa e sentita, sono un cuor solo e un’anima sola.

Alle 17.00 si radunano davanti alla chiesa parrocchiale e si incamminano per salire al colle del loro Santuario: ne vediamo le immagini nelle foto di Alberto Ceccon. E’ un corteo mesto, silenzioso, aperto solo alla preghiera. Durante la Celebrazione Eucaristica, per rispetto al grave lutto che ha colpito il paese, nessuno ha scattato foto. Chi era presente non aveva bisogno di foto per ricordare, quel momento si è impresso nella memoria in modo indelebile. E’ difficile immaginare una celebrazione più intensa e partecipata, come pure non si può pensare ad una collocazione più giusta: nel santuario si venera l’immagine dolente di Maria che, ai piedi della Croce, sostiene il corpo di suo Figlio morto. Nella mente e nel cuore di ciascuno a questa immagine si sovrappone quella di un’altra mamma che, lontano ma vicinissimo, piange il suo figlioletto. E la preghiera sale spontanea, forte, pressante. Non c’è altro modo di vivere un dolore così se non affidandosi alla Vergine Maria, la Madre per eccellenza.

Adriana Letta

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