Dopo l’errore, dare la possibilità di redimersi. Questa è la Pasqua

Il vescovo Antonazzo celebra il Precetto Pasquale nel Tribunale di Cassino

Tribunale di Cassino, aula di Corte di Assise, martedì 11 aprile, ore 12.00: convergono numerosi in questa direzione da ogni dove e sono magistrati, avvocati, amministrativi, dipendenti del Tribunale, c’è anche Presidente Vicario del Tribunale dott. Massimo Capurso, sta per iniziare la celebrazione ma stavolta non di un processo, bensì di una Liturgia Eucaristica. E’ il Precetto Pasquale, una tradizione ormai consolidata ed è venuto, come di consueto, il Vescovo diocesano Gerardo Antonazzo, accompagnato da Don Benedetto Minchella, nel cui territorio parrocchiale insiste il Tribunale e, a servire all’altare e guidare i canti, Francesco Paolo Vennitti.

L’atmosfera si fa raccolta, l’aula è divenuta un’oasi di pace, c’è disposizione all’ascolto e alla meditazione, tacitate per un po’ le tante faccende  che assorbono abitualmente mente ed energie.

Il Vescovo lo nota, lo sottolinea e anzi, collegandosi al brano evangelico dell’Ultima Cena appena letto (Gv 13,21-33.36-38), paragona quest’aula al Cenacolo. Risaltano due personaggi, per illuminarci sulla qualità della nostra vita cristiana ed umana, ha osservato. Uno è Pietro che, al momento della lavanda dei piedi, voleva rifiutare, ma in realtà il suo è un atto non di rispetto ma di paura: lo stile del servizio che Gesù mostra lavando i piedi ai suoi, significa “sporcarsi le mani”, impegnarsi, e Pietro non prende impegni.

L’altro personaggio, centrale nel brano letto, è Giuda, figura molto più complessa. Ma, ha continuato Antonazzo, mentre Pietro sulle prime reagisce, poi rimane nel Cenacolo con Gesù; ci vuole disponibilità a voler bene al Signore. Giuda invece esce, si mette fuori. Poi Gesù fa una denuncia che sorprende gli apostoli: “Uno di voi mi tradirà”, non dice chi, perché vuol dare importanza non al nome ma alla gravità del gesto. E’ comunque uno dei dodici, che sono stati con Gesù, a cui ha voluto bene, ha lavato i piedi. Quando gli chiedono chi è, dice: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E’ significativo questo gesto, spiega il Vescovo Gerardo, perché chi ospitava lo riservava all’ospite di riguardo come espressione di massimo rispetto. Vuol dire che Gesù sta offrendo a Giuda ancora una possibilità, lo tratta da ospite di riguardo pur di abbattere l’odio che Giuda porta dentro, ma lui non la raccoglie e abbandona tutti, è un disperato che non trova altra soluzione che la via di fuga. “Era notte”, dice il Vangelo: non è Giuda che entra nella notte, ma la notte che è entrata in lui. Questa pagina, di spessore straordinario, nota ancora Antonazzo, ci invita a fare come Gesù, che secondo giustizia mette sì in luce l’errore compiuto, ma con l’altra mano offre il perdono. Perdono non senza giustizia.

Gesù non riesce a far tornare indietro Giuda. Anche per noi talvolta i tentativi di riconciliazione falliscono, ma l’importante è dare a chiunque, dopo l’errore, la possibilità di redimersi. Questa è la Pasqua. L’offerta del perdono, cercare di ripristinare con la salvezza del perdono, la possibilità di ricominciare ancora una volta, questa è Pasqua, vera salvezza.

Al termine della Celebrazione il Presidente Vicario dott. Capurso ha usato parole di ringraziamento per il Vescovo Antonazzo per “aver portato in questo Tribunale la sua parola”, perché è importante fermarsi a riflettere. Lo scambio di auguri pasquali ha concluso un incontro denso di significato.

Adriana Letta

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