Le cinque vie di Firenze e la Pastorale Digitale

13 novembre, ultimo giorno del Convegno di Firenze: è il momento di tirare le somme di tutto il lavoro dell’assemblea e dei duecento tavoli dei gruppi che hanno lavorato sulle cinque “vie” del nuovo umanesimo: uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare. Mi libero da altri impegni e mi metto a seguire attraverso la diretta di Tv2000. Ed è bellissimo. Un lungo momento, nel perfetto rispetto dei tempi programmati, di approfondimento e al tempo stesso di sintesi, ricco di suggestioni, di idee, di spinte innovative. Interessantissimo.
Ma in particolare, osservando dall’ottica della Pastorale Digitale in cui la nostra Diocesi sta investendo tanto e a cui ho l’onore di collaborare, mi rallegra constatare quante volte i 5 relatori hanno additato l’ambiente digitale come mondo e strumento di evangelizzazione e comunione. Sono i relatori che hanno presentato, prima delle conclusioni finale del Card. Bagnasco, una sintesi di quanto si è detto nei gruppi di lavoro e le proposte emerse.

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Il primo verbo su cui riferire è il verbo USCIRE e a presentare sintesi e proposte è Don Duilio Albarello, Docente di Teologia fondamentale presso la Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale. Ebbene, quando arriva a indicare delle “Linee di azione”, dice: «La corresponsabilità è chiamata ad esprimersi anche attraverso la costruzione di una rete tra le comunità ecclesiali. A tale riguardo, uno strumento concreto potrebbe essere la creazione di un sito in cui, stabilmente, tutte le diocesi italiane condividano tanto sollecitazioni spirituali quanto iniziative di tipo pastorale. Il fine sarebbe quello di favorire un interscambio di “modalità di uscita” innovative ed efficaci, nonché un dono reciproco tra le diocesi di operatori pastorali esperti in determinati ambiti. Mettere in rete infatti significa anche mettere in comunione i percorsi della vita delle Chiese locali. Più ampiamente, significa promuovere una pastorale in prospettiva digitale, necessaria per l’indole di una Chiesa aperta e in dialogo soprattutto con i giovani».

2-annunciare-Marcacci-300x200

Segue la Prof.ssa Flavia Marcacci, Docente di Storia del pensiero scientifico presso la Pontificia Università Lateranense, che illustra ciò che riguarda la via dell’ANNUNCIARE ed illustrando le proposte dei gruppi, afferma: «Infine è stato manifestato grande interesse alla questione dei linguaggi: occorre che siano chiari e diretti, semplici e profondi, capaci di portare a tutti la Parola. È così profonda la sete di Parola che si chiede di condividerla e non riservarla ai soli specialisti, pur riconoscendo l’importanza del loro lavoro… Annunciare significa agire, decentrarsi, aprirsi a tutti… Occorre saper abitare i social, affinché diventino luoghi di reale dialogo e annuncio positivo e formativo», e vanno «valorizzati la stampa e i media di ispirazione cristiana». Aggiunge ancora: «L’apertura richiesta dalla Parola porterà a rendere “piazze di incontro” gli Oratori, ma anche a creare nuovi spazi di condivisione e di scambio nel territorio, arricchiti dalle strade del web».

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A relazionare sull’ABITARE, è stato Adriano Fabris, Ordinario di Filosofia morale presso l’Università di Pisa che, esaltando lo stile sinodale che ha caratterizzato tutto il convegno, ha voluto offrire, non potendo riferire su tutto quanto è stato detto perché impossibile da sintetizzare in poco spazio, quelle proposte di “sogno di chiesa” che, come il lievito madre, possano dare nuova vita e nuovi frutti una volta riportate nelle realtà locali. «Sogniamo una chiesa capace di abitare in umiltà, che, ripartendo da uno studio dei bisogni del proprio territorio e dalle buone prassi già in atto, avvii percorsi di condivisione e pastorale, valorizzando,gli ambienti quotidianamente abitati”, ognuna nel proprio spazio-tempo specifico e rendendo così ciascuno destinatario e soggetto di formazione e missione [EG, 119-121]». E l’ambiente digitale è davvero un ambiente “quotidianamente abitato” da molti!

4-educare-DelCore-300x200

Suor Pina Del Core, Preside della Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium, relazionando sulla quarta via, EDUCARE, indicando anche lei come metodo esemplare quello della ‘sinodalità’ che permette una “relazione diretta e accogliente” che arricchisce e fa crescere insieme, ha tracciato le linee principali di azione, tra cui i nuovi linguaggi nell’educazione. «Le possibilità offerte dalle nuove tecnologie comunicative sono una splendida risorsa per l’educazione e per l’evangelizzazione, ma sollecitano una più qualificata formazione critica e propositiva degli educatori e dei formatori». E sugli “Ambienti digitali” ha detto: «Va studiato l’apporto degli ambienti digitali e il loro influsso nelle modalità di apprendimento e di relazione dei ragazzi e dei giovani. Il web non va solo studiato criticamente, ma va usato creativamente, valorizzando le culture giovanili. I media ecclesiali e le tecnologie digitali possono inoltre offrire un prezioso aiuto per la condivisione delle buone pratiche e il collegamento tra le realtà educative». Parlando infine delle scelte di impegno, ha suggerito: «Dare vita a un portale informatico per divulgare le buone pratiche e favorire le occasioni di scambio tra le diocesi e le realtà ecclesiali. Si tratta di una risposta al bisogno di forum – una sorta di piazze – in cui discutere, fare insieme, verificare il cammino a partire dalle buone pratiche esistenti».

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Goffredo Boselli, Liturgista, monaco di Bose, ha svolto l’ultima relazione, sul verbo TRASFIGURARE, cominciando con il ricordare che « Gesù di Nazaret nei suoi incontri quotidiani, nel suo sguardo sul mondo e l’umanità, non ha mai lasciato cose e persone come le aveva trovate, ma ha trasfigurato tutto e tutti. Ha fatto nuove tutte le cose. È il Signore che trasfigura, non siamo noi! Bisogna allora lasciarsi trasfigurare e non ostacolare l’opera di Dio in noi e intorno a noi, ma saperla piuttosto riconoscere e aderirvi». Ha poi segnalato “tre fatiche”: un attivismo talvolta eccessivo (a cui corrisponde una domanda di interiorità venuta soprattutto dai giovani), una insufficiente integrazione tra liturgia e vita (sperimentata come una mancanza di coinvolgimento esistenziale del credente), una certa frammentarietà della proposta pastorale, per cui ha invocato “un profondo rinnovamento che coinvolga tutti, pastori e fedeli nella preparazione e nell’intelligenza della liturgia“. Non ha parlato esplicitamente del digitale, ma mi è sembrato che il metodo che suggeriva si adattasse perfettamente agli operatori della Pastorale Digitale, anche loro chiamati a “trasfigurare”. Quando ha indicato che la pietà popolare va “vissuta come un’opportunità e non come un problema pastorale”, mi ha fatto pensare ai tanti servizi fatti sul nostro sito diocesano sulla Peregrinatio in Diocesi della Madonna di Canneto, con la speranza che abbiano potuto aiutare le persone ad aumentare la loro Fede, a sentire più forte il senso di appartenenza ad una comunità radicata sul territorio, a migliorare la coscienza civile e a tenere i legami tra le generazioni.
Quando ha fatto tre “consegne”: che il “rinnovamento liturgico del Concilio è una realtà in atto che chiede a noi fedeltà e responsabilità“; che “la Chiesa che celebra e che prega è anche la Chiesa in uscita e che l’azione sacramentale è essa stessa scelta missionaria di una Chiesa dalle porte aperte che incontra i lontani e trasfigura i luoghi dove la vita accade”; e infine che ” far vivere l’umanità della liturgia è il compito che ci attende”, è come se avesse parlato a noi, che attraverso gli articoli e le immagini che pubblichiamo, possiamo contribuire a “trasfigurare” la vita, a fare “un cammino di umanizzazione evangelica”.
E ha concluso: «“La relazione – è stato detto nei gruppi – è lo stile del trasfigurare”. Una relazione che è fatta di gesti semplici, ordinari e insieme straordinari per la carica di umanità che trasmettono. “Occorre ritornare alla stanza al piano superiore” in cui Gesù ha celebrato l’ultima cena lavando i piedi ai discepoli. La cura delle relazioni e la tenerezza nel modo di presentarci, ci facciano sentire compagni di viaggio e amici dei poveri e dei sofferenti».
Questo, e lo stile della condivisione e della sinodalità, viene richiesto anche a noi, affinché il servizio di pastorale digitale che svolgiamo sia di evangelizzazione e di comunione e porti dei frutti spirituali a noi stessi e a quanti, dovunque si trovino nel mondo, si collegano con noi. E’ un impegno ed una responsabilità. Il V Convegno Ecclesiale nazionale ha parlato anche a noi.

Adriana Letta

Foto di  www.firenze2015

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