L’Aquila

Come un’aquila che desta la sua nidiata, volteggia sopra i suoi piccini, spiega le sue ali, li prende e li porta sulle penne. Il Signore solo lo ha condotto…

(Deuteronomio 32:11)

 

Quando un’aquila incomincia la preparazione del nido per accogliere i suoi piccini, sceglie un posto molto elevato, in montagna, e lì prepara il suo nido. Naturalmente non si tratta di un piccolo nido perché l’aquila ritorna dal suo nido ogni anno; e sono stati scoperti alcuni nidi d’aquila larghi 6 metri, che pesavano circa 2 tonnellate. Nel tempo questi nidi si ingrandiscano sempre più.

L’aquila prende rami, fronde e con essi allarga il nido; sistema in basso delle foglie per accogliere i piccoli, che riposeranno su morbide pelli di animali, che rendono soffice il nido. Dal suo stesso manto, essa toglie delle soffici piume e copre la parte superiore e rende molto confortevole il luogo dove saranno posti i piccoli aquilotti.

Quando essi nascono sono comodi e riparati, a loro non manca nulla. Già, per la prima parte della loro vita non manca mai nulla ai piccoli appena nati. Essi stanno benissimo in un nido molto confortevole, godono la presenza e la protezione della madre, si sentono protetti dai pericoli che stanno nel mondo al di sotto, e ricevono tutto quello che vogliono: calore, conforto, “comunione”. Gli aquilotti si trovano in un nido elevato dove l’aria è frizzante e asciutta. Che bella vita stanno trascorrendo!

Ma un giorno l’aquila fa qualcosa che ci appare strana: comincia ad appollaiarsi sul ciglio del nido con i suoi artigli e incomincia a togliere le parti morbide e soffici dove si erano accomodati gli aquilotti. Quegli aquilotti cominciano a chiedersi cosa sta succedendo; ad essi non piace che il nido continua a diventare sempre più piccolo per il loro corpo che sta crescendo. Anzi, quel nido diventa tutt’altro che confortevole, assolutamente scomodo.

Non è così anche quando il Signore ci vuole scuotere e risvegliare dal nostro nido? Proprio quando ci sentiamo tranquilli, arrivati, felici e pensiamo: “Signore, va bene così, non ho bisogno di crescere ulteriormente, sono felice così come sono, non mi buttare fuori dal mio nido confortevole”. Ma Egli, invece, viene a scuotere e a destare la nidiata, a chiederci di fare cose che non abbiamo mai fatto prima, farci andare in posti dove non siamo mai stati prima: praticamente ci spinge fuori da quel luogo di conforto in cui ci trovavamo tanto bene. Parlando dal punto di vista spirituale, il Signore vuole sempre destare la Sua nidiata.

A volte vediamo l’aquila volteggiare nell’aria e poi va a toccare con le sue ali quel nido che aveva costruito con tanta cura. Io non so come fanno a parlare tra di loro le aquile ma con il “linguaggio di aquile”, l’aquila madre parla con gli aquilotti: “Coraggio, venite fuori da questo nido”. Gli aquilotti sono già infastiditi per ciò che stava già succedendo nel nido e ora sembrano dire: “Guarda la mamma come ci ha rovinato il nido”. Cominciano a chiedersi se è il caso di avere ancora fiducia in quella madre. Ma l’aquila continua a muovere, pungere e stimolare quella nidiata. Diventa sempre più scomodo stare in quel nido.

Allora gli aquilotti, sollecitati in quel modo, salgono pian piano sulle ali dell’aquila madre che spicca il volo nella sua potenza e maestà, con quegli aquilotti aggrappati con le unghie sulle ali della madre… essi guardano di sotto e pensano: “Che idea che ha avuto mamma aquila oggi! Che rocce, lì sotto!” Non avevano mai scoperto la mamma in quel modo, e non avevano mai vista una madre così! Scoprono la mamma maestosa e potente che incomincia a salire e si fa sollevare volteggiando fra le correnti d’aria. Praticamente, gli aquilotti si guardano intorno e scoprono nuovi orizzonti, nuove altezze e nuove dimensioni che prima non conoscevano. Quando tornano nel nido lo trovano piccolo e scomodo: la prossima volta, quando la mamma arriverà con le ali pronte, per invitarli ad un altro giro, non esiteranno più.

Il nostro testo ci dice che l’aquila li prende e li porta sulle sue penne. Ovviamente è un’illustrazione usata per parlarci di come Dio fa con noi, ci eleva. Ci sono momenti nella nostra vita in cui i punti di sostegno visibili non sono altro che le ali della nostra Aquila. A volte dobbiamo sentire le braccia del Signore sotto di noi che ci sostengono (per usare un’altra metafora biblica), come Pietro dobbiamo uscire dalla barca e l’unica sicurezza per noi in tale situazione è la Parola di Dio che ci dice di andare a Gesù. Ogni cristiano che affronta situazioni nuove si sente perso perché sembra che Dio non lo aiuti. Questo implica un camminare per fede: noi saliamo su quelle ali e il Signore, ci chiama come chiesa e come individui ad appoggiarci e a fidarci totalmente di Lui, sapendo che il Signore è sempre lì presente per sostenerci.

E poi senza alcun preventivo avvertimento, l’aquila passa a un’altra fase. Gli aquilotti stanno viaggiando comodamente sulle sue ali, volano alti si godono il panorama. Ma all’improvviso, l’aquila scuote le ali e lascia cadere giù gli aquilotti. Proviamo a immaginare questa “pallina di piume” che rotola nell’aria scompostamente, cercando con gli artigli di aggrapparsi da qualche parte, abbozzando qualche colpo d’ala.

Certo l’aquilotto guarda sotto e di nuovo può pensare: “Un’altra cattiva idea di mamma aquila”. Le correnti, i venti, vengono su veloci e con precisione assoluta, allora, mentre ormai pensano di sfracellarsi sulle rocce, arriva l’aquila che sfrutta quelle correnti e li prende di nuovo sulle ali… li riprende con cura sopra le proprie ali proprio nell’ultimo momento! E poi risalgono di nuovo. Appena sono di nuovo molto in alto l’aquila ricomincia da capo, li lascia cadere ancora… e proprio quando l’aquilotto inizia a pensar male: “Non è proprio il caso di avere fiducia in una mamma così!”…proprio allora, mentre cadono, nell’aria, avviene qualcosa di meraviglioso: l’aquilotto tira fuori le ali e si accorge che può muoverle.

Questi aquilotti scoprono che l’aria li sostiene e per la prima volta capiscono che significa volare, per la prima volta fanno ciò per cui sono stati creati. Nel loro piccolo cervello sorge un nuovo pensiero: “Non dovevo dubitare di mamma aquila, questo è certamente quello che mi voleva insegnare! Non mi voleva uccidere! È bellissimo volare!” Vi prego di non fraintendermi: imparare a volare non significa non dipendere più dal Signore. Sapete, gli aquilotti in fin dei conti hanno la natura degli aquilotti, quella natura lo induce a volare. Essi non sono stati creati per stare in una gabbia, né per rimanere nel nido tutta la vita, ma per volare. Allo stesso modo Dio ci dice: “Voi avete la Mia natura, incominciate a fare quello che faccio Io, ad agire come agisco Io, ad adempiere la vostra missione che poi è la Mia missione. Come Io ho mandato Gesù così ho mandato voi.”

Ma quelli che sperano nell’Eterno acquistano nuove forze, s’innalzano con ali come aquile, corrono e non si stancano, camminano e non si affaticano.

(Isaia 40:31)

Angela Taglialatela

Categorie: #Musica&Fede

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