LA VIA MAESTRA – Con Maria per incontrare Cristo, misericordia fatta carne (M.V. 24) di Adriana Letta

SUI PASSI DI MARIA… per riscoprire il volto misericordioso di Dio

Sora, Scuola di Formazione Teologica

9 agosto 2015

 

LA VIA MAESTRA

Con Maria per incontrare Cristo, misericordia fatta carne (M.V. 24)

di Adriana Letta

Quando Mons. Alfredo Di Stefano mi chiamò per telefono e mi chiese di fare in questa occasione un breve intervento con un taglio esperienziale, avrei voluto dire di no. Mi dicevo: chi sono io per parlare di Maria, quando di Lei hanno parlato teologi, papi, santi, mistici, studiosi!… Ma nello stesso tempo mi sembrava di dire di no proprio a Maria, che mi stava chiedendo di fare una cosa per Lei, che sempre tanto ha fatto per me. Come potevo rifiutarmi??? Impossibile, e dunque eccomi qui.

Così in questo periodo (e debbo dire grazie a Don Alfredo!) ho riflettuto, letto, pensato, pregato, sono stata in un certo senso in continuo dialogo con Maria. Maria Assunta in cielo. L’Assunta che ho imparato ad amare in modo particolare una volta arrivata a Cassino, e neanche subito dopo il nostro (mio, di mio marito e delle nostre tre figlie che via via sono nate)  trasferimento da Torino, ma dopo qualche anno. Infatti all’inizio eravamo troppo impegnati tra il lavoro e il compito di genitori soli, senza alcun aiuto di familiari!, e non conoscevamo ancora tanta gente né gli usi e le tradizioni del luogo. Poi appresi che il 9 luglio Cassino e l’intera popolazione del Cassinate si riversavano in massa alle 5 del mattino nella Chiesa Madre per una Messa speciale (dopo una veglia di preghiera durata tutta la notte)  in preparazione alla festa dell’Assunta, Patrona della Città e titolare della Parrocchia, Messa a cui ogni anno segue una Processione penitenziale davvero toccante. Partecipai la prima volta e rimasi coinvolta completamente. Da allora vi ho partecipato sempre. La processione intende ricordare due episodi del passato in cui la popolazione, stremata e decimata da epidemie, la peste, nel 1837, e il colera, nel 1882, ricorse a Maria SS.ma Assunta e prodigiosamente ottenne la grazia. Ma c’è un altro episodio, più vicino, che è indimenticabile: il prezioso e sacro simulacro dell’Assunta non fu esente dalla distruzione di Cassino e rimase sepolto tra le macerie in cui la città era stata ridotta dalla guerra nel marzo 1944. Ma accadde un nuovo portento:  la statua fu ritrovata, intatta!, grazie alla fede tenace di un Sacerdote, Don Francesco Varone, e di pochi ardimentosi che con lui cercarono e scavarono, e questo fu immediatamente riconosciuto dalla popolazione come un chiaro segno di Protezione, che generò Fiducia e Speranza. Maria Assunta era lì con i suoi figli, soffriva con loro ma li spronava a rialzarsi, a non cedere alla disperazione e a mettersi all’opera, tutti insieme, per ricostruire la città, con le sue case, le sue chiese, le sue attività. Il 4 agosto 1945 la Statua dell’Assunta ebbe, sul luogo che era stato Cassino, una processione povera, in mezzo alle macerie e agli acquitrini malarici che si erano formati, ma solenne, commossa e sentita come non mai. Aveva il sapore di una resurrezione. E’ lì che è iniziata davvero la ricostruzione degli animi, indispensabile per la ricostruzione materiale. Un popolo non può dimenticare una cosa del genere.

Durante il periodo dal 9 luglio al 14 agosto, vigilia della festa solenne, tradizione vuole che si preghi ogni giorno in preparazione, quasi un secondo “mese mariano” cassinate. Il 14 agosto c’è il rito della Inchinata e della Incoronazione: quando, in via del Foro, la processione che porta l’Assunta si incontra con quella che porta la statua di Gesù fanciullo, i portatori dell’Assunta, sotto il peso della statua, fanno tre volte un inchino per sottolineare che Maria si inchina davanti a suo Figlio chiedendo “Misericordia” per la città di Cassino, mentre il Celebrante pronuncia per tre volte la frase “Signore Misericordia”; poi il Pastore della diocesi (prima era l’Abate di Montecassino, quest’anno per la prima volta il Vescovo diocesano) incorona la statua, tra l’emozione, la commozione e il tripudio della folla in festa. Il 15, solennità dell’Assunzione della B. V. Maria, Messa solenne, processione con fiaccolata e festa.

Ogni anno è incalcolabile e impressionante la folla che si raduna, formata da persone di ogni età e condizione, che partecipa con una devozione senza pari.

Devo dire che da questa esperienza ho cominciato ad apprezzare di più la devozione popolare, dalla quale c’è da imparare.

  1. 1. Essa fa toccare con mano che il culto mariano (Marialis Cultus) è fortissimo, radicato nel profondo e, cosa bella, differentemente modulato secondo il luogo, l’indole e il carattere delle varie popolazioni di fedeli, ma ovunque e con qualunque titolo dei tanti che le sono attribuiti, la Madre di Dio è onorata e venerata con un culto davvero speciale (lo abbiamo tutti sperimentato ancora una volta in occasione della Peregrinatio e del rientro della Madonna di Canneto), culto distinto dalla semplice venerazione solitamente tributata ai santi, e che comunque confluisce nel culto a Dio, perché promuove nei fedeli l’adorazione e la glorificazione di Cristo. La Chiesa favorisce e guida questo culto speciale a Maria, ma raccomanda (v. Concilio Vaticano II, Lumen Gentium, I,66-67) che “deve essere alieno, secondo il magistero della Chiesa, da esagerazioni e grettezza“.
  2. Ho sperimentato quanto è profonda la Fede, quanto è spontaneo il ricorso alla Madre del cielo nelle situazioni difficili e dolorose della vita, quanto grande la fiducia nella preghiera e lo sforzo e il desiderio di imitare Maria, quanto entusiasmo, disponibilità, spirito di collaborazione, sacrificio anche, nel preparare la festa e nel parteciparvi, nelle chiese, nelle strade, nelle case, nel carcere, negli ospedali… (non mancano le persone che in segno di penitenza fanno il percorso della processione a piedi scalzi!)
  3. La fede popolare spesso si serve di gesti e segni semplici ma ben esplicativi. Il bacio alla statua, l’applauso quando questa viene alzata dai portatori, l’accensione di un cero, il grido W Maria!, sono espressione di sentimenti profondi delle persone.

Nelle celebrazioni di Cassino per l’Assunta c’è un segno che mi sembra emblematico della stessa vita di Maria, che va dall’Annunciazione all’Assunzione, dall’umiltà alla gloria. Il 9 luglio, essendo una processione penitenziale di intercessione e di ringraziamento, la Madonna viene portata in processione senza ori né corona né ghirlande, proprio come una donna del popolo, mentre nella festa è quasi ricoperta delle tante offerte votive dei devoti che con affetto filiale e sincero e fede genuina e profonda si rivolgono alla Vergine Maria Assunta.

Ebbene, nell’Annunciazione, che è il primo evento che conosciamo della sua vita terrena, è l’umile sconosciuta ragazza di Nazareth, donna del popolo (in parallelo con la processione del 9 luglio), che riceve dall’angelo, che la trova in preghiera, lo sconvolgente annuncio e capisce bene quanto sia alto e anche incredibile il privilegio che Dio le riserva, ma non si vanta e non si insuperbisce, si affretta ad andare da Elisabetta per servirla e con lei, che la proclama “Madre del mio Signore“, non tace, anzi canta il suo Magnificat, espressione ispirata del sentire del suo cuore, suo “testamento spirituale”, a cui non ha avuto bisogno di aggiungere in seguito molte altre parole, stando al Vangelo.

Alla fine del suo passaggio sulla terra, nell’Assunzione, Maria, immacolata perché preservata dal peccato e dalla corruzione in quanto Madre del Redentore, “è stata elevata in corpo e anima alla gloria celeste”,  vicino a suo Figlio, nel cielo (14 e 15 agosto: la statua coperta di ori). Questa verità di fede, ricevuta dalla tradizione della Chiesa, fu solennemente definita dal papa Pio XII come un dogma nel 1950. Le Chiese orientali parlano di Dormizione di Maria – vale a dire una morte pacifica, in cui l’anima entra nella pace, ricongiunta al corpo nell’unità della persona (come avverrà a ciascuno di noi).

Maria diviene dunque  Regina del cielo e della terra. E lì, nella gloria, non dimentica i suoi figli, che Gesù in croce le ha affidato, anzi il suo sguardo, che nella vita terrena è stato sempre rivolto a Dio, guarda i suoi figli, peccatori, per rassicurarli con premura materna della sua protezione e del suo aiuto, come molti artisti amano rappresentarla nell’Assunzione. I suoi occhi sono misericordiosi, comprendono la fragilità umana, sanno sorreggere chi vacilla o cade, infondere speranza e coraggio in chi è scoraggiato. Maria, Madre di Gesù, è “Madre di Misericordia“, copre col suo manto i suoi figli. Come dice Papa Francesco: « La dolcezza del suo sguardo ci accompagni in questo Anno Santo della Misericordia, perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio» (M.V. 24).

Come ha potuto, allora, questa semplice ragazza compiere tale percorso umanamente inconcepibile, dall’umiltà alla gloria?

Le donne, oggi, pare che spesso preferiscano partire subito dalla “gloria”, saltando a pie’ pari il gradino basso dell’umiltà, cercano approvazione sociale, visibilità, successo, potere. Come madri, nutrono “sogni di gloria”, aspettative anche esagerate sui figli, talvolta strangolando le loro aspirazioni personali, e dal partner sovente “pretendono” comportamenti a propria misura, non a misura della coppia. Sono spesso proiettate più su di sé che sugli altri, più preoccupate della bellezza esteriore che di quella interiore, più attente alle notizie piccanti del gossip che a quelle edificanti. Ma questa strada, opposta a quella di Maria, non procura affatto né pace né felicità, né realizzazione, né pienezza di vita. I risultati portano spesso a stress, delusione, sconforto…

Poiché oggi a parlare sono state chiamate delle donne, come è tradizione qui per questo momento di riflessione, e poiché ad ogni festa della Madonna, che sia sotto il titolo di Assunta o di Immacolata o di Canneto o altro ancora, accorrono sempre numerosissime le donne di tutte le età, che evidentemente vedono in Maria “Il Modello”, mi viene da dire: se davvero ci mettessimo tutte, noi donne, alla scuola di Maria! E’ Lei che costituisce l’esempio perfetto della pienezza di vita a cui tutti siamo chiamati, vera Madre e vera Maestra.

E’ Maestra di preghiera, perché pur svolgendo tutti i servizi ed i compiti di una donna e di una madre, ha sempre dato il primato alla preghiera. Esattamente come suo Figlio.

Maestra di vita, perché il primato dato alla preghiera è il motivo principale per essere e per vivere. Maria non ha annullato le sue facoltà personali: quando non capiva, ha chiesto spiegazioni: Come può accadere ciò se non conosco uomo?; oppure: Figlio, perché ci hai fatto questo? Tuo padre ed io ti cercavamo…“. Quando capiva i bisogni di qualcuno sollecitava il Figlio ad intervenire e anche se non riceveva in risposta il suo sì, come a Cana, dava degli ordini che avevano la dolcezza e l’autorevolezza dell’invito e del consiglio: Fate quello che Egli vi dirà, cosa che continua a ripetere ora e sempre ad ognuno di noi. Dunque non è una persona che rinuncia a se stessa, usa la sua intelligenza e il suo cuore, è una Vergine prudente, ascolta, conserva e medita nel cuore le parole, anche quando hanno un senso oscuro, prega prima di agire per avere la luce di Dio nelle sue scelte, e nella preghiera si abbandona con fiducia illimitata a Dio. Così vengono fuori i prodigi della sua vita, così ha permesso a Dio di operare meraviglie in Lei.

La pedagogia di Maria ci insegna ad agire con equilibrio illuminato dalla Fede, con “sapienza”. In quanto Madre ci insegna ad essere accoglienti e comprensive ma a rispettare i figli, la loro alterità, la loro dignità e libertà, ci insegna ad “educarli” all’uso responsabile e cosciente della libertà. Non ci vuole madri-padrone, onniscienti, onnipresenti e maniache dell’efficientismo, che invadono gli spazi dei figli impedendo loro di fare un percorso di vita atto ad acquisire la propria autonomia; né madri troppo esigenti ed intransigenti, perché potremmo scoraggiare i nostri figli nel momento di debolezza o fallimento, sempre e per tutti possibile; non vuole che togliamo dalle spalle dei nostri figli qualsiasi peso portandolo noi, perché non gli insegneremmo a vivere; ci vuole vicine al figlio che soffre come ha fatto Lei: solidale con lui, a condividere con Fede il suo dolore per viverlo con fortezza e speranza e offrirlo per amore. Ci chiede – ci chiede! – di instillare nei figli non vanità e presunzione, ma ideali alti e amore per Dio e gli altri.

Esattamente come Lei non ci costringe ad andare a trovarla, ma ci attira a farlo, offrendoci (non: imponendoci!) il suo accogliente abbraccio, così noi dobbiamo fare con i nostri figli. Essi devono accostarsi a noi e ascoltarci per desiderio, non per costrizione. L’amore non pone condizioni, non si impone e non si pretende. Si offre. Si dona, rispettando sempre e comunque l’altro.

In una parola, Maria ci vuole madri misericordiose, come Lei, che a sua volta è come Gesù, la Misericordia incarnata.

Questo perché la santa Madre di Dio, come capiamo dalla Scrittura, è stata sempre strettamente unita al suo Figlio divino e compartecipe della sua condizione; essi sono associati nella lotta e poi nella piena vittoria sul peccato e sulla morte, sempre congiunti, come anche S. Paolo li presenta. Maria vinse la morte, come già il suo Figlio, e fu anche lei innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo. Dice Papa Francesco: «Nessuno come Maria ha conosciuto la profondità del mistero di Dio fatto uomo». E ancora: «Maria attesta che la misericordia del Figlio di Dio non conosce confini e raggiunge tutti senza escludere nessuno» (M.V. 24).

 

Dunque, è Maria, la Madre di Misericordia, la vera Via Maestra  per incontrare Cristo, Misericordia fatta carne!

Ella è Primizia nel destino della gloria. L’assunzione al cielo di Mariapersona completa con il suo corpo, costituisce l’esempio perfetto della pienezza di vita a cui tutti siamo chiamati, dopo la nostra morte, nella trasfigurazione finale quando tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba. «È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta d’incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta d’immortalità» come dice San Paolo (1Cor, 53).

Maria ci aspetta tutti per vivere e cantare con lei la nostra riconoscenza a Dio, il suo e nostro eterno Magnificat.

Allora fissiamo lo sguardo su Maria Assunta in cielo, chiamiamola anche noi, come Elisabetta, la “Madre del mio Signore” e in questo mese di agosto, indissolubilmente legato a Lei e alla sua festa, non ci facciamo contagiare troppo dal clima vacanziero che laicamente il 15 agosto è solito augurare “Buon ferragosto”, ma diciamo a noi stessi e a tutti quelli che incontriamo, come mia madre sempre faceva e raccomandava: “Buona festa dell’Assunta!“, per ricordare e ricordarci le meraviglie che Dio opera.

Dunque, buona festa dell’Assunta a tutti voi!

Grazie.

E per sorridere un po’… (vignetta)

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