La processione della Maonna Ranna a Sora nel Martedì di Pentecoste

La processione della Maonna Ranna a Sora nel Martedì di Pentecoste

 

di Lucio Meglio

 

La vicinanza con la solennità della Pentecoste di domenica 15 maggio è occasione per presentare la storia (tratta dal volume sulle “chiese di Sora”) di una festa che si svolgeva a Sora il martedì dopo Pentecoste: la processione della Maonna Ranna (Madonna Grande, in riferimento alla grandezza della statua e del suo trono). Un evento, presente anche in altri comuni del comprensorio, che vedeva il concorso di tutta la popolazione nel venerare le statue dei Santi presenti nella Città. La prima notizia storica di questa processione risale a metà dell’Ottocento quando gli abitanti di Sora vollero ringraziare la Madonna per aver risparmiato la città dell’epidemia di colera che colpì il Regno di Napoli nel 1856. È di questi anni, una fedele cronaca di tale manifestazione religiosa, desunta da un manoscritto: il Diario Lanna, che dal 1861 al 1870 riporta fedelmente le fasi dell’evento puntualizzandone anche la datazione: a) 21 maggio 1861; b) 10 giugno 1862; c) 26 maggio 1863; d) nel 1864 non fu svolta per motivi di sicurezza; e) 6 giugno 1865; f) 1866 senza data; g) 11 giugno 1867; h) 28 giugno 1868; i) 1869 senza data; l) 7 giugno 1870).

Ogni anno, escluso il 1862 per un lutto che colpì la famiglia Tuzi organizzatrice dell’evento (odierni festaroli), la festa vedeva un gran concorso di popolo con corse di divertimento, spari di mortaio, banda musicale e la partecipazione, il più delle volte, della Guardia Nazionale. Di questi anni per tre volte il Diario elenca il numero delle statue presenti, che ne denota un continuo aumento, a seconda dell’acquisto che nel corso del tempo le chiese cittadine facevano di esse. Nel 1866 a partecipare ne furono ventotto; nel 1867 divennero trentadue, e infine nel 1870 trentacinque. L’ordine delle statue era regolato dalla chiesa di appartenenza. Aprivano la processione i Santi delle chiese rurali, seguivano quelli delle chiese cittadine. Chiudevano i Santi Patroni: Cirillo, Giuliano, Emidio e Restituta, che precedevano la Madonna di Valfrancesca, ultima in ordine di apparizione. La processione si snodava per i vicoli dell’antico centro cittadino. Dalla piazza di Santa Restituta, dove si radunavano le statue, si procedeva per via Volsci in direzione di via Firmio, la strada che dalla Porta San Lorenzo conduceva nel centro città. Da via Firmio si prendeva via Carnevale e girando a sinistra si procedeva lungo via Gelsi e via Pianello, e scendendo per via Volsci (nell’odierna piazza Ortara vi era difatti il giardino del Monastero dei Padri Conventuali) si raggiungeva il borgo di Canceglie. Da qui uscendo per la Riviera (lungo Liri) si riprendeva via Volsci per ritornare a Piazza Santa Restituta. Arrivati in Piazza le statue dei Santi si disponevano tutte lateralmente, in segno di saluto alla Madonna che vi transitava nel centro, fino ad arrivare dinanzi alla porta maggiore della chiesa, dove si aspettava la benedizione solenne che concludeva il percorso processionale. Dalla cronostoria precisa dell’evento è certo che la processione della Maonna Ranna era un evento di grande partecipazione popolare, nel quale il popolo esprimeva tutto l’ardore e l’effervescenza della propria religiosità. All’evento partecipavano anche compagnie di fedeli provenienti dal comprensorio del sorano. La più numerosa era quella di Broccostella. Con il passare degli anni dalle quaranta statue del 1896 la processione viene notevolmente ridotta, arrivando nel 1943 ad un numero di diciassette Santi. Sicuramente, oltre all’eccessiva disorganizzazione che investì tale evento, un peso in tale decisione lo ebbe soprattutto il vescovo Mancinelli, il quale era fortemente contrario all’utilizzo devozionale delle statue “vestite”, ossia dei manichini vestiti con abiti, da lui considerate eccessivamente idolatre, tanto che ne proibì molte esposizioni nelle chiese ed addirittura la distruzione di alcune[1].

La soppressione della processione del Martedì di Pentecoste avvenne in occasione della pubblicazione del Nuovo ordinamento per la disciplina delle processioni religiose e per i cortei funebri nella città di Sora, che fu approvato dal collegio cittadino dei Parroci di Sora riunitosi in assemblea l’8 aprile del 1961. L’assemblea fu convocata dal vescovo Biagio Musto per far seguito alle disposizioni liturgiche introdotte dal Santo Padre con il Motu Proprio «Rubricarum Instructum» del 25 luglio 1960, e con l’Istruzione della Sacra Congregazione dei Riti del 14 febbraio 1961, con la quale si invitavano le Diocesi a riorganizzare con maggiore dignità e solennità le festività religiose. Nel nuovo regolamento si elencano le processioni autorizzate dall’autorità ecclesiastica con i relativi percorsi. Al termine dell’elenco, in grassetto, si riporta quanto segue: «poiché la solenne festività della Pentecoste, con la sua Ottava, ha la precedenza sulle altre feste, rimane soppressa la processione dei Santi del martedì di Pentecoste».

Fonti:

Meglio Lucio, Rea Romina, Il culto della Madonna e dei santi nella città di Sora. chiese, cappelle, oratori privati ed edicole votive, Sora, 2012.

[1] Secondo la tradizione orale il vescovo Mancinelli provò addirittura a vietare l’esposizione della statua della Vergine Addolorata, conservata nella chiesa di S. Spirito, ma trovò la ferma opposizione del popolo sorano, che da secoli la venerava.

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