La pastorale Digitale in visita al Quirinale

Nuovo incontro del Corso di formazione per Docenti di Religione Cattolica e Pastorale Digitale: Visita alla Mostra “Guttuso. Inquietudine di un realismo

Non capita spesso di uscire dalla visita ad una Mostra d’arte così carichi di emozioni, stimoli e riflessioni che arricchiscono il cuore, la mente e l’anima. Questa è stata la sensazione di quanti, martedì 4 ottobre, hanno visitato la Mostra “Guttuso. Inquietudine di un realismo“, nel Palazzo del Quirinale a Roma. Ed erano membri della Pastorale Digitale e Docenti che seguono il Corso di formazione organizzato dall’ISSR “Redemptor hominis” dell’Antonianum, accompagnati dal Preside P. Salvatore Barbagallo e dal dott. Paolo Cancelli. L’iniziativa doveva in realtà svolgersi il giorno 3, ma la visita ufficiale del Presidente dell’Etiopia in quel giorno, ha fatto annullare per motivi di sicurezza ogni altra visita. Casualità o provvidenza non sappiamo, da una parte purtroppo varie persone hanno dovuto rinunciare, ma dall’altra un tale incontro con la Bellezza coniugata con la conoscenza e la spiritualità, è sembrato così calzante con il giorno della festa di S. Francesco!

L’importante Mostra, curata da Fabio Carapezza Guttuso, figlio adottivo ed erede dell’Artista e Presidente degli Archivi Guttuso, e Mons. Crispino Valenziano, Presidente della Accademia Teologica Via Pulchritudinis, è stata resa possibile dal sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, dei Musei Vaticani, del Museo Guttuso di Bagheria, della Camera dei Deputati e di prestigiose collezioni private. Essa riunisce, tra le oltre 6.000 opere di Renato Guttuso,  i quadri di ispirazione religiosa. Al centro della Mostra il famoso dipinto della Crocifissione, dal quale Mons. Valenziano – che ci ha fatto da guida! – ha iniziato uno studio critico dell’opera guttusiana proponendo una nuova chiave di lettura estremamente interessante e penetrante, che apre davvero nuovi scenari.

Mons. Valenziano, insigne teologo e critico d’arte, anzi uno dei massimi esperti a livello mondiale di arte sacra, è stato una guida eccezionale, che merita tutta la nostra gratitudine per la perizia, la conoscenza, la passione, la competenza, e la pazienza anche!, con cui ci ha guidati passo passo  a scoprire un mondo ricco e variegato: il mondo della Bellezza, il mondo dell’artista Guttuso, suo conterraneo e amico, con cui nella vita si è confrontato spesso, il mondo dell’Arte e quello dello spirito. Fin dall’inizio ha avvertito: l’opera d’arte non va “interpretata” ma “letta”. In particolare l’opera di Renato Guttuso è talmente pregna di richiami, di simboli, di riferimenti e concordanze bibliche, oltre che di richiami ad altri artisti di arte sacra e profana di ogni epoca, che è come un “testo”, va letto e analizzato fino in fondo. Men che mai Guttuso, uno dei più grandi artisti del Novecento italiano, va “interpretato”, quasi etichettato e incasellato in una sola categoria mentale: comunista, realista, scandaloso, blasfemo… Già, perché proprio blasfema, a causa della nudità di alcuni personaggi, fu giudicata la sua Crocifissione del 1941 da autorevoli ecclesiastici che proibirono ai chierici di guardare l’opera, pena la sospensione a divinis.

Mons. Crispino Valenziano, partendo dal dipinto Spes contra spem, sulle tre età dell’uomo, e passando poi alla Crocifissione e via via agli altri esposti, La fuga in Egitto, Il Legno della Croce, gli Studi per Crocifissione ecc, ha analizzato i dipinti con un’esegesi biblica che mostra la libertà e creatività di un artista capace di sintesi potenti, grazie ad una conoscenza profonda delle Scritture (lui che “credeva di non credere”!) e del dramma esistenziale dell’uomo, da cui si sentiva profondamente interpellato. In Guttuso, afferma Valenziano, la croce è la cifra dell’uomo. La collocazione delle tre croci, quella di Gesù e quelle dei due ladroni, resa in modo anticonvenzionale, in quanto non sono allineate come in una scena, per cui Cristo e il suo volto è parzialmente coperto, non solo rappresenta il dramma dell’uomo, ma anche il fatto che Guttuso (come confessò a Valenziano rispondendo alla sua domanda) “non riusciva a vedere il volto di Cristo”! Il che significa che cercava di incontrarlo, ma non riusciva, perciò non riusciva neppure a dipingerlo. Inoltre, come Guttuso scrive nel suo “Diario”, quel dipinto simboleggia «tutti coloro che subiscono oltraggio, carcere, supplizio per le loro idee» e « la nudità dei personaggi non voleva avere intenzione di provocare scandalo. Era così perché non riuscivo a vederli, a fissarli in un tempo: né antichi né moderni, un conflitto di tutta una storia che arrivava fino a noi. […] Li dipinsi nudi per sottrarli a una collocazione temporale: questa, mi veniva da dire, è una tragedia di oggi, il giusto perseguitato è cosa che soprattutto oggi ci riguarda».

Così si capisce bene anche il titolo dato alla Mostra: “Guttuso. Inquietudine di un realismo“. Nel suo libro mons. Valenziano dice “… di Guttuso mi interessa il credere cristiano complicato a suo modo nell’opera della sua arte”. Un credere fatto di una perenne inquietudine, che spinge ad una perenne e anche meticolosa ricerca. Ce ne dovremmo far contagiare tutti!

Il prossimo incontro del Corso si terrà l’8 novembre presso l’Antonianum a Roma e prevede ancora un incontro – imperdibile! – con Mons. Crispino Valenziano sul tema “La bellezza nel cammino formativo di un docente“.

Adriana Letta

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