La comunità di S. Angelo in Theodice accoglie il Vescovo

E’ stata la Parrocchia di S. Giovanni Battista in S. Angelo in Theodice, frazione di Cassino, a concludere il ciclo di visite pastorali compiute dal Vescovo Mons. Gerardo Antonazzo, nella Zona pastorale di Cassino. Ed è stata una visita gradita e speciale, perché la parrocchia si trova in un momento un po’ critico, con i lavori in corso nella chiesa che rendono difficoltoso l’utilizzo dello spazio, che è liturgico e contemporaneamente cantieristico. Quindi la gioia di accogliere il Pastore era un po’ sciupata dal senso di inadeguatezza dato dalle transenne che nascondono il cantiere, dalle colonne spogliate dei marmi, dai cavi penzolanti… ma il cuore dei fedeli era comunque pieno di gioia e trepidazione.

Il Vescovo Gerardo ha presieduto la Celebrazione Eucaristica, concelebrata dal parroco Don Nello Crescenzi e dal vice Don Juan Josè Granados, con uno stuolo di ministranti e mini-ministranti, mentre il Coro animava la litugia Nell’omelia, intensa e penetrante, il Vescovo ha sottolineato la presenza spirituale forte di Maria in questi giorni di Novena per la festa dell’Immacolata, e la presenza altrettanto forte, proveniente dalle letture liturgiche del giorno e dalla intitolazione stessa della chiesa parrocchiale, di quella figura forte e coraggiosa che è Giovanni Battista, che ci invita a ripartire subito dal Signore all’inizio di questo nuovo ciclo liturgico, in cui celebreremo nell’arco di un anno tutti i misteri di Cristo, di Maria, dei Santi e della Chiesa. Il primato, il fondamento, l’inizio della nostra vita, ha sottolineato con forza, è Dio. Alla sua decisione di venire in mezzo a noi, al suo Avvento, deve corrispondere la nostra capacità di attendere, e deve essere un’attesa “fervida e operosa”, aggettivi stupendi che indicano un’attesa non passiva ma dinamica, come quella dei barellieri della odierna pagina di Vangelo, che scoperchiano il tetto pur di portare il paralitico da Gesù. Il fondamento della vita spirituale, dunque, è attendere Dio, secondo il giusto significato del termine: ad-tendere, tendere, camminare verso di Lui, orientare e ri-orientare sempre la nostra vita verso Cristo che viene. E questo è un modello e un incitamento non solo per le quattro settimane dell’Avvento liturgico, ma per tutta la vita.

Al termine della Celebrazione si è svolto il momento dell’incontro, un momento di grazia, una presenza più “pastorale” che dà tempo per ascoltare, conoscere, camminare insieme, ha detto Antonazzo, aggiungendo che in genere il Vescovo interviene in ricorrenze speciali, con celebrazioni ricche che però non lasciano spazio alla possibilità di fermarsi a parlare. Questo invece è il momento adatto, dopo una celebrazione ordinaria. Cosa volete chiedere al Vescovo? non chiedetemi soldi! così il vescovo Gerardo ha voluto scherzare un po’, stuzzicando immediatamente l’uditorio che forse non vedeva l’ora di esternare il disagio e la preoccupazione per i lavori di sistemazione e messa in sicurezza della chiesa, in corso già da tempo. Da Pastore, Mons. Gerardo si è soffermato a parlare del problema, comune ad altre chiese, delle condizioni dei pilastri, del ferro, degli interventi da fare, dei contributi, e in particolare del possibile contributo dell’8xmille della Cei, che però è bloccato dal fatto che al momento la chiesa al catasto risulta intestata al Comune per cui, studiata la questione, si sta procedendo perché la proprietà passi all’ente parrocchiale. Probabilmente si riuscirà in questo e quindi si potrà accedere al contributo Cei che, in casi come questo, potrebbe coprire il 50% del costo dei lavori. Ha sconsigliato interventi parziali, come qualcuno chiedeva, perché è bene che i lavori si svolgano in modo coordinato e, pur comprendendo il disagio e il fatto che in parrocchia non ci sono altri spazi liturgici adeguati, ha comunque assicurato che, a detta del Genio Civile, pericoli non ce ne sono.

Passando poi a parlare della vita della comunità, il Vescovo ha illustrato l’attenzione prioritaria che si deve, da questo anno pastorale in poi, alle vocazioni e in particolare alla vocazione al matrimonio, per cui bisogna puntare alla educazione all’amore, alla vita di coppia, alla famiglia. “Amerai il prossimo tuo come te stesso”, “che vi amiate gli uni gli altri”… questa è la vita cristiana, basterebbe questo a salvate tutte le crisi. Tutta la catechesi deve ora basarsi sull’educazione all’amore e al significato del matrimonio. Con la grazia di Cristo questo non è facile ma possibile.

Le nostre comunità, ha sostenuto con convinzione, debbono fare una scelta pastorale decisa e stabile: ripartire dalla famiglia e dalla coppia, perché il vero problema non sono i bambini né i giovani, ma gli adulti. Bisogna cominciare a formare gruppi di famiglie, di coppie, con una coppia guida, così che diventino piccole comunità che entrino in relazione tra di loro.

Facendo una proporzione tra il numero degli abitanti di una parrocchia e quello di coloro che vanno a Messa, con un rapido calcolo si vede che questi ultimi, che pure sono dei battezzati, sono molto più numerosi: perché non chiamarli per farci dire perché si sono allontanati? avremmo delle sorprese e ci farebbe bene, ha esclamato Don Gerardo. Questa è “chiesa in uscita”, costituita da tutta la comunità, non solo dai preti! chiesa che va ad incontrare la gente, i lontani, quelli che non hanno ricevuto una formazione cristiana. E attenzione: oggi neppure i nonni sanno più educare alla fede e i ragazzi di oggi sono “la prima generazione di increduli”, che non hanno mai sentito parlare di Gesù.

L’assemblea alla fine si è sciolta e in tutti è rimasta, con la gratitudine affettuosa verso il Pastore, la sensazione di aver vissuto un momento importante, di essere più consapevoli e anche più pronti ad affrontare i problemi e le sfide di oggi, più determinati a prepararsi alla venuta del Signore nel Natale ormai prossimo.

Adriana Letta

Foto di Loredana Fargnoli

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