Il vescovo Gerardo celebra le cresime a Castrocielo

Sarete miei testimoni, testimoni del Signore. Ai cresimandi la consegna del programma di vita cristiana.

Semplici parole ma efficaci e, soprattutto, a misura dei ragazzi che lo ascoltavano. Con questa sensibilità pastorale il vescovo Gerardo, ai primi vespri della Solennità dell’Ascensione del Signore, nel pomeriggio del 15 maggio, si è rivolto ai cresimandi della parrocchia Santa Lucia di Castrocielo, che attendevano lo Spirito del Signore per la confermazione, loro Pentecoste personale, compimento del loro essere già cristiani per divenire testimoni credibili.
Parlando con loro, in particolare, mons. Antonazzo, ha lasciato cadere l’accento del suo discorso su tre punti nodali della vita cristiana, tre pietre miliari che costituiscono tutto il programma di vita, per divenire cristiani adulti nella fede, credenti in cammino, non già arrivati ma anzi, pronti a “ripartire” proprio dal giorno della confermazione.
L’elemento fondante di questo cammino, l’esigenza di fare leva sulla famiglia – da cui l’omelia del Vescovo ha preso il via -, affinché i ragazzi, confermati nella fede, trovino nei genitori i primi catechisti che siano per loro guide certe e sicure. In particolare mons. Antonazzo ha dato corpo al suo parlare, cogliendo un suggerimento dal saluto di benvenuto della catechista Ersilia Germani portavoce del parroco, don Natalino Manna, e dell’intero gruppo catechistico. Nel suo discorso di accoglienza la catechista ha evidenziato come in questo tempo di pandemia la catechesi parrocchiale per l’iniziazione cristiana abbia subìto delle battute di arresto e delle trasformazioni, avvalendosi, alla fine, del mezzo telematico per raggiungere le famiglie e coinvolgere direttamente genitori e ragazzi.
Sulla scorta di questa nuova necessità il Vescovo ha affermato che perdere tale conquista, raggiunta dalla contingenza dei mutamenti, equivarrebbe a tradire il futuro oltre che la grande opportunità di riscoprire nella famiglia la piccola vera Chiesa domestica, descritta dal Concilio Vaticano II.
Perdere questa nuova identità di Chiesa – e questo è stato il secondo punto nodale dell’omelia – implica però per i ragazzi perdere l’identità di testimoni del Cristo risorto. «Sarete miei testimoni», ha ancora sottolineato mons. Antonazzo, ma il “sarete” non può rimandare ad un futuro indefinito, di cui si ignora, anche personalmente, l’inizio, bensì deve mostrare un cammino che inizia dalla confermazione del battesimo, per durare in futuro, per tutta la vita. Come ultimo elemento, il Vescovo ha poi suggerito ai cresimandi un piccolo stratagemma per coinvolgere direttamente i genitori. «Chiedete loro – ha affermato con un tono di voce conciliante ma deciso – se sono credenti. Fatevi dire se credono in Gesù risorto. Di certo vi diranno che… mio nonno mi diceva di… essere credente… ma il nonno dei vostri genitori, forse ora non c’è più… e allora? Si può credere per sentito dire? Certamente la fede nasce dalla testimonianza, dalle parole che sentiamo da chi è stato un testimone, uno “spettatore” diretto, come gli Apostoli, ma la fede nasce anche dalla ricerca personale, dal camminare quotidiano verso una meta certa che è quella della ricerca personale, del credere per essere cristiani in ogni giorno della vita e testimoni del Risorto. Solo così il battesimo viene confermato oggi dal sacramento della cresima che state per ricevere».
Al termine l’omelia, il suggestivo momento della crismazione, poi, il seguito della celebrazione eucaristica, al termine della quale ha il Vescovo consegnato giovani confermati le pergamene a ricordo del sacramento ricevuto, facendo poi una foto di gruppo con loro, sempre nell’osservanza delle misure di sicurezza che l’emergenza Covid impone.
Giovanni Mancini

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