Il Giovedì Santo e l’adorazione al Santissimo

Gli altari della reposizione nelle chiese di Cassino

Ricca e intensa la liturgia del Giovedì Santo “in Coena Domini”, nella cena del Signore, a ricordare a tutti l’importanza e la bellezza dell’Eucarestia e del Sacerdozio, i due Sacramenti istituiti da Gesù nell’ultima cena, segno visibile del suo amore. E ricca anche di quel primo segno di amore e di servizio fatto da Gesù in quella sua ultima cena: la lavanda dei piedi, gesto di umiltà così grande che preannuncia gli altri due, ne segna lo stile ed il modello. Il prototipo.

Al termine della celebrazione, il Sacerdote porta processionalmente le ostie consacrate, Corpo di Cristo, per riporle e conservarle, all’altare della “reposizione”, diverso da quello in cui si celebra l’Eucaristia e allestito appositamente con molta solennità sia per additare ai fedeli e proporre alla loro adorazione l’Eucarestia, Gesù presente tra noi, sia per permettere la Comunione il giorno seguente, in cui non si celebra la Messa, ma l’Azione liturgica della Passione del Signore.

E’ tradizione addobbare l’altare della reposizione in maniera speciale, utilizzando fiori, piante, drappi, luci, simboli, perché attraverso la bellezza e i significati parlino al cuore e ravvivino la fede.

Cassino non è certo mancata all’appuntamento. In ogni chiesa la comunità parrocchiale si è data da fare, ha scelto, disposto, inventato, creato effetti suggestivi. Colori dominanti l’oro e il rosso, simbolicamente ma anche visivamente efficaci, e poi fiori in quantità, la stagione si presta, spighe di grano, grappoli d’uva, pani, mensa dell’ultima cena, lampade della misericordia, grembiule e asciugamano… Tutto per predisporre i momenti di adorazione, personale e comunitaria, che i vari gruppi parrocchiali hanno animato con canti, letture, meditazioni, silenzi.

La città era animata da molte persone che facevano il giro delle chiese, sostavano in preghiera un po’ in ognuna e poi riprendevano la strada. Una manifestazione di fede viva e partecipata che riscaldava il cuore. Perché tutta quella bellezza e quello “sfarzo” che in ogni chiesa si è cercato di creare, non era altro che amore per Gesù Sacramento, gioia di preparare qualcosa di bello per Lui, desiderio di dirgli Grazie e dimostrarglielo anche visivamente, di ricambiare amore, di rivolgergli preghiere e invocazioni, perché tutti sappiamo di essere deboli e fragili e bisognosi di misericordia. E forse, grazie a questo anno giubilare, stiamo cominciando a capire che cosa significa “misericordia”.

Adriana Letta

 

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