I Social: non solo condivisione

Il Web che amplifica l’Annuncio: l’esperienza della parrocchia di Balsorano, 2.200 persone, evidenzia come sia possibile l’interazione tra attività oratoriali e pagina Facebook per conquistare e invitare un’intera comunità a vivere secondo la Parola di Dio e la testimonianza cristiana.

L’incontro a Foligno organizzato dal Centro di orientamento pastorale (Cop) da lunedì 27 a giovedì 30 giugno, ha visto numerose diocesi riunite per affrontare la tematica della pastorale secondo le recenti esperienze di fede e l’assetto sociale in continuo mutamento. Molti i relatori convenuti, per sottolineare il grande bisogno di un’identità cristiana fondante in un orizzonte sociale molto variegato e spesso frammentato: la perdita della “gioia pastorale” e la conseguente confusione tra individualità e la ricerca di validi punti di riferimento, hanno portato a una crisi della comunità cristiana e del suo vissuto nel mondo. Il risvolto di questa perdita nell’azione pastorale, dovuta al debole valore opzionale di scelte forti. La diocesi sorana, nella persona del vicario zonale don Silvano Casciotti e parroco di Balsorano in provincia de L’Aquila, ha esposto con la semplicità e la forza di un vissuto parrocchiale umile, l’interazione tra attività oratoriali e pagina Facebook, come conquistare e invitare, un’intera comunità alla vita secondo la Parola di Dio e la testimonianza cristiana. Balsorano, che conta circa 2.200 anime, un esempio validissimo di come ciò che è vissuto viene trasmesso: una risonanza nei “like” e migliaia di visualizzazioni per ogni singola esperienza parrocchiale. “La Misericordia a misura di Bambino”, questo il titolo di un percorso annuale, incentrato sul tema proposto dal Giubileo e diluito all’interno di varie feste e momenti comunitari. Soprattutto i bambini, uomini e donne del futuro, sono il centro d’interesse, per nutrire, formare e sostenere la fede in crescita; La Festa dei nonni, la Festa del Carnevale, la mensa dei poveri, “ripuliamo il paese”, la Festa patronale di San Giorgio martire, il Corpus Domini e tante altre occasioni di forte aggregazione ecclesiale, vissute per poi essere riportate nel mondo dei social come “dimostrazione di unione e non distanza virtuae”. Non i social devono dettare le abitudine degli uomini, ma l’esercizio di essi mira a creare relazioni che poi devono trovare l’immediatezza del contatto umano e della conseguente esperienza di fede, o al contrario, dalla condivisione di elementi e pensieri religiosi si denotano le impronte umane della relazione. In una Chiesa che parla di salvezza, l’oceano di informazioni virtuali non devono confondere l’uomo, bensì dirigerlo a essere un testimone a 360 gradi.

Alessandro Rea (Avvenire Laziosette 03/07/2016)

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