Essere come gli angeli

XXXII Domenica del tempo ordinario, Anno C

            Il pensiero della morte non può essere rimandato da nessun uomo, tanto meno da un seguace di Cristo che è venuto in terra per dare la vita in riscatto per molti (Mt 20, 28). Il dare la vita ovviamente riguarda tutte le attività che hanno spinto il Maestro a donare amore, ma il modo principale e sostanziale di farlo fu la sua passione e morte sul Calvario. Dai suoi discorsi, dalle tante allusioni alla sua suprema oblazione si capisce che Gesù pensava costantemente alla morte e voleva che anche i suoi discepoli vi pensassero.

            Un mondo senza aldilà come lo vogliono i poteri forti di oggi, un mondo dove l’uomo vuole essere l’unico supremo legislatore e giudice di se stesso non può capire il senso della morte se non come uno sbaglio, un errore di natura da correggere il più velocemente possibile. Tanti sono stati i tentativi di esorcizzare la morte: dal “divertimento”, denunciato da Pascal, alla “lotta sociale” di impianto marxista, alla libertà e la dignità dell’uomo asservito solo ai propri bisogni ed interessi delle filosofie esistenziali moderne.

            In tutto questo si nega Dio, si nega l’aldilà, si nega la Signoria di Cristo sul mondo e sulla storia per mettervi al loro posto il proprio egoismo individuale o sociale. A Gesù viene messo davanti il pretesto della sua dottrina sul matrimonio indissolubile per negare l’aldilà. Si sa che i Sadducei negavano, come un po’ i nostri pensatori illuministi, l’aldilà, la sopravvivenza dell’anima al corpo, la retribuzione eterna con la resurrezione dei giusti e dei peccatori.

            Così ecco la domanda retorica, densa di ironia: La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché in sette l’hanno avuta in moglie! A Gesù non interessano le questioni sottili o di scuola. Egli va subito al sodo. Ci sono già tanti riferimenti nella Sacra Scrittura per credere alla Risurrezione. A partire dal linguaggio dei testi degli antichi patriarchi in cui si dice: Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe… questi patriarchi sono considerati sempre vivi, anche se sono morti … quindi c’è il Dio di questi vivi, dopo la morte! Anche la seconda lettura di oggi, con il sublime martirio dei Maccabei ci mostra una grande fede nella Risurrezione: È preferibile morire per mano degli uomini, quando da Dio si ha la speranza di essere da lui di nuovo risuscitati

            Sul matrimonio Gesù dice qualcosa di assolutamente sconvolgente anche per oggi: non è il sesso o la discendenza che conta nel matrimonio, ma prepararsi ad essere come angeli di Dio! Nell’aldilà, infatti, gli sposi non apparterranno più l’uno all’altro ma solo a Dio, come gli angeli del Cielo. Dio è il vero perno ed il fine ultimo del matrimonio. Un matrimonio senza Dio è semplicemente egoismo, inganno, peccato.

            Già da questa terra, per speciale dono dell’Altissimo, vi è chi si rende conto che il Signore è tutto e non vi è più alcun bisogno di moglie né di marito. Sono coloro che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti! C’è qualcuno che anticipa la vita futura e la risurrezione dai morti già da questo mondo: Sono le anime vergini, consacrate a Dio, come la Madonna e le sue anime preferite consacrate nella verginità.

            La Santa Vergine, infatti, tutta di Dio prima, durante e dopo il parto, ha fatto sì che sulla terra si sperimentasse una forma nuova di vita: quella della verginità! La verginità consacrata è in Maria non un mezzo ma un fine, un’identità sui generis che manifesta le realtà future, il Regno eterno che verrà dove la verginità sarà l’unica forma di vita.

            Si capisce dall’esempio della Vergine che la verginità per il Regno è una grazia specialissima che dipende solamente dalla presenza di Dio nell’anima. La verginità è sostanza, non un costume, non moda. Essere vergini significa seguire l’Agnello divino dovunque Egli vada: Questi non si sono contaminati con donne, sono, infatti, vergini e seguono l’Agnello dovunque va. Essi sono stati redenti tra gli uomini come primizie per Dio e per l’Agnello (Ap 14, 4).

            La Vergine Immacolata è la primizia di questo genere di uomini e donne. E’ Colei che si è abbandonata a Dio e ha vissuto solo per Dio. L’Agnello è il suo bene totale, il suo costante rifugio, l’oggetto di tutto il suo amore. Questa vita è ancora possibile sulla terra? Certamente, ma solo in totale e devoto abbandono a chi questa vita l’ha compiuta: la Santa Vergine, mediatrice di Grazia, Causa della Salvezza, e Regina degli angeli. Gli angeli compiono senza macchia il loro ministero. Sono sempre pronti alla voce della sua parola (Sal 102, 20): è questa la loro perfezione soprannaturale. Essere come gli angeli dunque è il premio riservato ai giusti, che consiste nell’ascoltare sempre e perfettamente la Parola di Dio e nel metterla in pratica: Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre».

P. Luca M. Genovese

Fonte: Settimanale di P.Pio

 

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